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MEDIO ORIENTE

Gaza sotto le bombe israeliane. E l'Ue snobba Ben Gvir

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Bombardamento israeliano a Gaza, per colpire i vertici della Jihad Islamica palestinese. Molte anche le vittime civili, almeno dodici, fra cui donne e bambini. Ma Ben Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, è stato tenuto all'oscuro dal governo. E l'Ue lo snobba, saltando l'Europa Day a Tel Aviv.

Esteri 10_05_2023
Bombardamento di Gaza

Dodici morti e oltre venti feriti, tra cui donne e bambini. È questo il bilancio dell'operazione “Scudo e freccia”, il nome in codice dell'operazione avviata sul territorio di Gaza e iniziata alle prime ore dell'alba di ieri mattina. Tre, invece, sarebbero i capi della Jihad islamica che hanno perso la vita. Erano le 5,38, quando ha preso il via l'intervento dell'esercito e delle forze di sicurezza israeliane. I missili, lanciati dall'aviazione ebraica, sono piovuti sulla Striscia di Gaza radendo al suolo molte abitazioni e provocando ancora morti e feriti innocenti.

La Jihad islamica ha confermato, in un comunicato, l'uccisone di tre funzionari che sono stati identificati come Jihad Ghannam, segretario del Consiglio militare delle Brigate Al-Quds; Khalil Al-Bahtini, membro dello stesso Consiglio e comandante delle Brigate per il Nord della Striscia di Gaza; e Tareq Ezzedine, uno dei capi dell'azione militare del movimento nella Cisgiordania occupata, che coordinava le operazioni dalla Striscia. Il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, ha scritto su Twitter che l’esercito e lo Shin Bet, l'intelligence israeliana, hanno svolto la loro missione con precisione, contro la leadership della Jihad islamica nella Striscia di Gaza. Non facendo, però, nessun riferimento ai bambini e alle donne rimaste vittime durante l’operazione.

È da giorni che in Israele e in Cisgiordania si respira un clima di forte tensione. In particolare, dopo la morte in carcere di Khader Adnan, lo sceicco deceduto in una prigione israeliana di massima sicurezza, dopo 86 giorni di sciopero della fame. Adnan era uno dei massimi responsabili della Jihad islamica e in carcere stava protestando contro il massiccio ricorso da parte di Israele alla misura della detenzione preventiva. La notizia della sua morte era stata diffusa da tutti i minareti di Gaza e della Cisgiordania. Hamas, attraverso il suo portavoce Ismail Haniyeh, aveva fatto sapere che Adnan sarebbe stato vendicato e che Israele sarebbe stata colpita in varie città e villaggi. Il capo dell'ufficio politico di Hamas, inoltre, aveva ieri dichiarato che con quell’azione Israele aveva commesso un grave errore. Il prezzo da pagare sarebbe stato molto alto. «Solo la resistenza - ha aggiunto - saprà dare una risposta adeguata a questa azione compiuta dagli invasori».

Mentre la tensione saliva, il ministro della Difesa Yoav Gallant richiamava i riservisti per «i ruoli richiesti in base alle esigenze della nazione». L'aeroporto Ben Gurion è stato messo in allarme e gli aerei dirottati su una pista più a nord, per motivi di sicurezza. Le autostrade sono state chiuse intorno al confine con la Striscia di Gaza e il traffico ferroviario, a sud delle città di Ashkelon e Sderot, è stato interrotto. Ai cittadini della zona a ridosso di Gaza sono state impartite istruzioni di non allontanarsi dai rifugi, mentre i sindaci di Rishon Lezion, Yavneh, Bat Yam, Ashkelon e Beersheba hanno dato disposizioni di aprire i ricoveri di massima sicurezza. Gli ospedali, tra cui Soroka a Beersheba e Barzilai ad Ashkelon hanno trasferito i pazienti in speciali aree fortificate.

Ma con il trascorrere delle ore sono emersi dei retroscena in merito all'operazione militare. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno tenuto all'oscuro il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir durante la pianificazione degli attacchi, nel timore che potessero trapelare dei dettagli. L'operazione, infatti, aveva tre scopi: innanzitutto la deterrenza, in secondo luogo la prevenzione in vista di possibili attacchi terroristici, principalmente in Cisgiordania e infine una risposta decisa ai razzi provenienti dalla Striscia. Questo spiega il motivo per cui i funzionari della sicurezza non hanno risposto prontamente alla richiesta di intervento avanzata dal ministro Ben-Gvir. Netanyahu e Gallant hanno dimostrato che l’attesa paga e che i risultati possono essere raggiunti quando l'opportunità si presenta.

Ben Gvir non ha gradito, però, di essere rimasto all'oscuro della pianificazione dell'azione e ha minacciato il primo ministro di ritirare l'appoggio al Governo. Precedentemente aveva chiesto, a gran voce, una risposta israeliana dura alle minacce provenienti da Gaza. È proprio questa sua politica d’intransigenza che ha spinto l'Unione Europea a cancellare la cerimonia prevista per ieri, 9 maggio, a Tel Aviv in occasione della Giornata dell'Europa, onde evitare di dover accogliere e dare un possibile megafono internazionale a Itamar Ben Gvir, ministro del governo Netanyahu e numero uno del partito dell’ultradestra Otzma Yehudit (Potere Ebraico). «La Delegazione Ue in Israele non vede l’ora di celebrare il Giorno dell’Europa, il 9 maggio, come ogni anno», si legge sul profilo Twitter della rappresentanza. «Sfortunatamente, quest’anno abbiamo deciso di cancellare la cerimonia diplomatica, poiché non vogliamo offrire una piattaforma a qualcuno le cui opinioni contraddicono i valori su cui poggia l’Ue».

Un vero e proprio disconoscimento delle credenziali del ministro, osteggiato perfino dalla Casa Bianca. L’unica manifestazione che è rimasta confermata a Tel Aviv, per ieri, è stato l’evento culturale dell’Europa Day rivolto al pubblico israeliano, «in modo da celebrare con i nostri amici e partner in Israele la forte e costruttiva relazione bilaterale». Immediata la reazione di Itamar Ben Gvir, che via Twitter ha risposto: «È una vergogna che l’Ue, che sostiene di rappresentare il multiculturalismo, pratichi invece la discriminazione. Sono orgoglioso di aver l’onore di rappresentare il Governo israeliano, l’eroico esercito israeliano e il popolo di Israele in ogni sede. I veri amici sanno come esprimere le critiche, ma anche come ascoltarle».