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Chiesa sotto attacco

Saccheggiati in Congo una chiesa e un ospedale cattolici

I combattenti M23 hanno rubato tutto, lasciando l’ospedale senza medicinali, cibo, letti. Hanno portato via persino i pannelli solari che alimentavano i frigoriferi

 

Il 13 febbraio, per la seconda volta in pochi giorni, la parrocchia e la struttura sanitaria cattoliche di Birambizo, nella provincia orientale del Nord Kivu, Repubblica democratica del Congo, sono state vandalizzate e saccheggiate da combattenti M23, uno dei tanti gruppi armati che infestano la regione. Secondo l’emittente Radio Okapi, che riporta quanto affermato da una fonte ospedaliera, è stato necessario trasferire gli ammalati in altri ospedali perché i combattenti hanno portato via tutto: attrezzature, medicinali, generi alimentari, materassi, pannelli solari. Il furto dei pannelli solari è particolarmente grave perché tra l’altro servivano ad alimentare i frigoriferi in cui si conservano i vaccini. Tutte le dosi conservate si sono rovinate ed è stato necessario buttarle via, incluse 6.000 dosi di vaccino contro il morbillo. Non è stato quindi possibile avviare la campagna di vaccinazione contro il morbillo, malattia che in Congo colpisce migliaia di bambini ogni anno, che avrebbe dovuto iniziare proprio in questi giorni. Sempre in Congo, nella provincia sud orientale dell’Alto Katanga, la mattina del 24 febbraio un gruppo di soldati della Guardia Repubblicana pesantemente armati hanno tentato di entrare a forza nel complesso dell’arcivescovado e della cattedrale di Lubumbashi. Fermati dagli agenti di sicurezza della diocesi, hanno chiesto di vedere l’arcivescovo, monsignor Fulgence Muteba Mugalu, e hanno spiegato di volersi accertare delle misure di sicurezza in previsione di una manifestazione religiosa che si terrà nella cattedrale in occasione di una prossima visita del presidente della repubblica. Le autorità religiose hanno chiesto di fare chiarezza sull’intrusione tanto più che della manifestazione religiosa e della visita presidenziale nessuno ha mai sentito parlare. Si teme quindi che possa essersi trattato invece di un tentativo di sequestro di monsignor Muteba o quanto meno di un atto di intimidazione.