Planned Parenthood, negli Usa stop di un solo anno, in Europa fa affari
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Il presidente Trump taglia per un solo anno i finanziamenti alla Planned Parenthood. Il mondo pro life è diviso, ma la misura è comunque importante. In Europa invece l'Ue continua il suo sostegno alle lobby abortiste.

Washington corre a piccoli passi verso il divieto dei finanziamenti pubblici agli abortisti, Bruxelles invece conferma il proprio favore per lobby infanticide. Con l’approvazione di giovedì 3 luglio (218 a favore e 214 contrari) da parte del Congresso USA della legislazione “One Big Beautiful Bill”, i Repubblicani hanno assicurato importanti impegni molto concreti per promuovere la vita dal concepimento e la famiglia fondata sul matrimonio stabile. Tutti i democratici della Camera hanno votato contro il provvedimento, insieme a due repubblicani. Il testo approvato, entrato in vigore con la firma del 4 luglio da parte del Presidente Donald Trump, una versione rivista del disegno di legge al Senato «non taglia i fondi per la chirurgia transgender per i minori ed elimina solo i fondi per i servizi di aborto per un anno, non per i 10 previsti dal disegno originale». Un passo nella giusta direzione ma troppo timido e insufficiente.
Così, mentre molti sostenitori pro-life, come “SBA Pro-Life America” e “Americans United for Life”, si sono detti soddisfatti per il taglio dei fondi a Planned Parenthood per un anno previsto dal disegno di legge, altri, tra cui Abby Johnson, si sono detti perplessi e delusi perchè «tagliare i fondi al più grande fornitore di servizi per l'aborto del nostro paese per un solo anno non è la vittoria che molti di noi che credono che l'aborto sia abominevole, volevano».
Planned Parenthood, che ha ricevuto 792,2 milioni di dollari di finanziamenti pubblici nel 2024, ha dichiarato un patrimonio netto totale di 2,52 miliardi di dollari e ci si apesttava che i Repubblicani sospendessero definitivamente i finanziamenti al gigante dell'aborto, non solo per un misero anno. Dello stesso avviso Katie Brown Xavios, direttrice nazionale dell'”American Life League” e Quena González, direttrice senior per gli affari governativi del “Family Research Council”, anche se si spera che con altri provvedimenti e decisioni della Amministrazione Trump, si possa giungere presto al taglio o sospensione definitiva dei fondi pubblici al gigante del genocidio degli innocenti Planned Parenthood, ormai colosso indiscusso anche delle transizioni chimico/chirurgiche di genere.
Ovviamente, Planned Parenthood ha indossato i panni della vittima e promesso di portare in tribunale l'amministrazione Trump per quello che Alexis McGill Johnson, presidente e amministratore delegato dell'organizzazione, ha dichiarato essere un «attacco illegale» e «mirato» all'organizzazione e ai suoi pazienti. A riprova della enorme potenza di condizionamento della multinazionale dell’aborto, basti segnalare che lunedì 7 luglio, 3 giorni dopo la firma del Presidente Trump e a 4 giorni dalla deliberazione finale del Congresso, il giudice federale Indira Talwani in Massachusetts ha emesso un ordine restrittivo temporaneo che blocca la disposizione che prevede l’azzeramento dei fondi per Planned Parenthood.
Tuttavia, il timido passo avanti fatto da Washington appare a Bruxelles come un miraggio, vista la decisione presa dalla Commissione Europea di finanziare tutte le lobby che promuovono le peggiori turpitudini e perciò penalizzate da Trump. Infatti proprio da Bruxelles, il 26 giugno, il “Forum parlamentare europeo per i diritti sessuali e riproduttivi” (EPF), una propaggine di Planned Parenthood international (IPPF), ha presentato lanciato The Next Wave , un rapporto che denuncia l’ascesa di personaggi pubblici ed associazioni religiose “anti-gender” e “anti-femministe” in Europa, il cui obiettivo sarebbe quello di «smantellare decenni di diritti sessuali e riproduttivi conquistati a fatica in tutta Europa».
«Una nuova alleanza di estremisti religiosi, populisti di estrema destra e finanziatori oligarchici sta cercando di incanalare l’estremismo religioso nella governance mainstream attraverso i media, le ONG, i partiti politici e le istituzioni pubbliche». Purtroppo però, l’ipocrisia per gli autori è una virtù, proprio l’EPF è finanziato da potenti gruppi di pressione ed è integrato nelle istituzioni dell’UE che ha tradotto i desideri abortisti e pro LGBTI in atti parlamentari o legislativi. Valga su tutto la decisione del Parlamento nella scorsa legislatura di dichiarare l’aborto come diritto umano e valore fondante della Unione europea.
Inoltre proprio l'EPF riceve ogni anno poco meno di 3 milioni di euro di finanziamenti pubblici anche dalle istituzioni europee, oltre che dalla Bill & Melinda Gates Foundation, l'Open Society Foundations e dall'IPPF. Tutte organizzazioni non europee che hanno interessi nel condizionare le politiche sociali in tutta Europa ed imporre i propri desideri ai singoli paesi. L'EPF, a sua volta, opera attraverso parlamentari dei gruppi Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi e delle sinistre nel Parlamento europeo per esercitare influenza sui principali strumenti di finanziamento dell'UE, come il Quadro finanziario pluriennale (QFP) e il famigerato Digital Services Act (DSA).
Quando le posizioni naturali e maggioritarie sulla famiglia, sul genere sessuale o sui diritti dei genitori vengono trattate come minacce ai valori dell'UE e vengono promosse e finanziate lobby che le combattono, allora ci avviciniamo pericolosamente al controllo ideologico dell'era sovietica, quando la menzogna di ‘Stato’ e del ‘partito e pensiero unico’ veniva imposta a discapito della ‘vita di verità’ e dei costumi e valori della maggioranza. Washington è sulla buona strada, si può confidare nella politica spedita anche se di piccoli passi, Bruxelles invece riafferma il proprio recente legame indissolubile ed inacettabile alle pratiche pagane dell’infanticidio.