Carpi, ci risiamo: drag queen alla sagra parrocchiale
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Alla sagra di San Luigi Gonzaga di Rovereto sulla Secchia, in diocesi di Carpi, dopo la processione col vescovo, in programma l'esibizione degli artisti travestiti per la causa Lgbt. Il parroco non risponde alla Bussola. Poi in serata la cancellazione dal cartellone. Ma è una nuova bufera dopo la mostra blasfema.

Che cosa hanno in comune San Luigi Gonzaga e le drag queen? Nulla, ovviamente. Ma a Rovereto sulla Secchia, proprio in occasione della sagra parrocchiale, fino a ieri pomeriggio era in programma uno spettacolo di drag queen. Sì, avete letto bene e la cosa curiosa è che i travestiti di paillettes e piume di struzzo, vere e proprie icone della causa Lgbt, facevano bella mostra nel programma della sagra che vede la presenza addirittura del vescovo di Carpi monsignor Erio Castellucci, il quale alle 17 porterà in processione la statua del santo della castità, ma poco dopo, in serata, il programma avrebbe visto l’esibizione delle drag queen. L'evento di Rovereto è addirittura inserito nell'agenda del vescovo carpigiano. In serata però qualcuno ha opportunamente tolto l'esibizione dal programma, forse memore delle polemiche a seguito della mostra blasfema nella chiesa di Sant'Ignazio sempre in diocesi a Carpi di cui la Bussola si è occupata diffusamente.
Leggiamo da Wikipedia: «Una drag queen è una persona che pratica il drag attraverso la costruzione di un'identità femminile basata intenzionalmente su archetipi di femminilità e ruoli di genere, in modo temporaneo. Il mondo delle drag queen è generalmente associato all'omosessualità maschile e alle donne transgender, ma le drag queen possono appartenere a qualsiasi identità di genere o orientamento sessuale». Potrebbe bastare questa semplice descrizione per arricciare il naso e capire che siamo proprio di fronte ad un accostamento come il diavolo e l’acqua santa. Tanto più che la stessa enciclopedia on line precisa che «le esibizioni avvengono solitamente durante eventi come le parate dell'orgoglio LGBTQ+, concorsi di bellezza, oppure in luoghi come i locali notturni».
Ecco da domenica 31 agosto (data dell’esibizione, proprio a conclusione della sagra, prima dei fuochi d’artificio), sempre che la cosa non venga cancellata ufficialmente, si potrà aggiungere anche “sagre parrocchiali” subito dopo la voce “locali notturni”.
La diocesi di Carpi torna così nell’occhio del ciclone dopo il caso sollevato dalla Bussola della mostra blasfema in Sant’Ignazio che ha tenuto banco nella primavera 2024 con tanto di risvolti giudiziari. Probabilmente neppure il vescovo era informato di questo spettacolo, ma a quest’ora lo sarà di sicuro visto il tam tam di ieri pomeriggio dopo la pubblicazione della notizia scovata dal Blog “Messa in Latino” (MIL).
Ma il parroco dovrà sicuramente saperlo. Così la Bussola ha telefonato a don Alex Sessayya Kunjumon, di origini indiane e nominato parroco di Santa Caterina d’Alessandria a Rovereto sulla Secchia nel 2021, piccolo comune della bassa modenese e che gravita sulla diocesi carpigiana.
Ma la telefonata con don Alex, probabilmente già avvertito dello “scandalo” non ha avuto fortuna. Non appena ci siamo presentati ha risposto tranchant di essere impegnato: «Mi richiami lunedì». Alle nostre insistenze ha prima riattaccato e poi ha bloccato il numero. Evidentemente qualcuno aveva già avvertito il sacerdote che lo spettacolo in questione rappresenta un qualche cosa di poco ortodosso anche per la parrocchia più moderna. E forse anche in India.
Ora che succederà? Qualcuno protesterà? E qualcuno interverrà?
Di sicuro qualcuno ha cancellato dal programma pubblicato sul sito della parrocchia l'esibizione, ma non si è riusciti a capire come ci siano finite le drag queen in un programma di una sagra religiosa. E che sagra! visto che San Luigi Gonzaga, come ha notato MIL è il santo della purezza e della castità mentre le drag queen, per quanto possano apparire simpatici artisti da avanspettacolo, non ricalcano proprio il modello gonzeghesco di candore. Cioè, è difficile che si sarebbero esibite domenica cantando «O Luigi, o vago giglio, di candore immacolato, proni a te leviamo il ciglio e l'ardente nostro cuor». Del resto, al mondo drag queen è associata in tutto e per tutto la causa Lgbt. I loro spettacoli animano i pride e i locali gay, da quelli più all’avanguardia a quelli più – diciamo – provinciali. Quindi sarebbe fuori strada chi pensasse ad un semplice spettacolo del genere "Bagaglino", un po' allusivo, ma in fondo... regolare.
La sagra addirittura ha un suo profilo Istagram dedicato, che ha postato l’intero programma con tanto di esibizione degli artisti en travestì. Qui la notizia delle drag queen è rimasta a lungo. E i commenti non mancano: «Bisogna capire come si riesca ad unire San Luigi Gonzaga, santo della castità con i drag queen», ha commentato un utente senza ricevere risposta.
In attesa di scoprire quali saranno le conseguenze di questo improvvido accostamento (perché qualche conseguenza sarà bene che ci sia, o no?) non rimane che considerare con tristezza che il desiderio delle parrocchie di avvicinarsi al mondo, non ha fatto altro che scimmiottarlo fino a coprire di ridicolo l’istituzione stessa della Chiesa.
Invece di produrre qualche cosa di culturalmente nuovo e adatto al messaggio cristiano si rincorrono alla cieca le proposte del mondo. Scivolare in quelle inopportune o persino blasfeme è un attimo. A volte senza accorgesene, ma altre volte con il deliberato intento di introdurre qualcosa di choccante. E pazienza se a farne le spese è il santo mantovano che viene così irriso.
Ma anche questo è il segno che certe parrocchie, se non hanno più seguito, forse sarebbe meglio lasciarle al loro destino e chiuderle. Con buona pace delle drag queen, le quali, anzi, i quali, un loro pubblico lo trovano sempre.
Una mostra blasfema nella chiesa del vescovo. E la chiamano arte
Nella chiesa del museo diocesano di Carpi una mostra di un artista locale suscita reazioni indignate: blasfemi i quadri con Gesù, la Madonna e la Maddalena. La Bussola ha visto le opere, la guida ammette la provocazione. Ma c'è l'inganno dei curatori diocesani che spacciano per arte sacra dei sacrilegi. Il vescovo Castellucci dovrà risponderne.
Il giudice: «Mostra di Carpi ambigua e provocatoria, non è certo il vilipendio»
Il Gip di Modena archivia l'esposto dei fedeli contro il vescovo Castellucci e il pittore Andrea Saltini sulla mostra blasfema di Carpi. Il giudice riconosce l'ambiguità del quadro “Longino” e la volontà di provocare dell'artista, ma esclude la certezza del vilipendio. Per la diocesi di Carpi una vittoria di Pirro.
- DOSSIER: LA MOSTRA BLASFEMA DI CARPI
Quelle pressioni dal Vaticano per chiudere la mostra di Carpi
Seconda udienza davanti al Gip sull'accusa di vilipendio per la "Gratia plena" di Carpi che vede indagati il vescovo di Modena e l'artista Andrea Saltini. La Commissione Pontificia pro tutela minorum fu informata della mostra blasfema e scrisse a Castellucci. E già prima dell'inaugurazione arrivarono in curia segnalazioni di criticità che furono ignorate.
"Disappunto e disagio": Parolin intervenne per chiudere la mostra blasfema di Carpi
Nel processo che vede indagati per vilipendio l'artista Andrea Saltini e il vescovo Castellucci, emerge una lettera del Segretario di Stato Vaticano che esprime disappunto per la mostra blasfema in diocesi a Carpi. E lascia intendere di averne favorito la chiusura anticipata. Il legale dei fedeli: "Indicheremo Parolin tra i testimoni".
«Vescovo indagato»: la mostra blasfema di Carpi finisce davanti al giudice
Il GIP di Modena respinge la richiesta di archiviazione della Procura sulla mostra blasfema di Carpi. Il vescovo Castellucci, vicepresidente della Cei, dovrà comparire davanti al giudice per difendersi dall'accusa di vilipendio, caso unico nella storia. Lo scoop della Bussola negli atti processuali. Il legale dei fedeli: «Finalmente potrà emergere la verità».
- Il dossier Carpi
Non solo blasfema, la mostra di Carpi è anche una clamorosa truffa
I quadri di Andrea Saltini in mostra al Museo diocesano di Carpi e al centro di una dura polemica sono copiati dalle opere del famoso coreografo greco Dimitris Papaioannou. La scoperta in un comunicato di Iustitia in Veritate. E la diocesi non ha nulla da dire?
Chiusa la mostra blasfema di Carpi, restano le ferite alla Chiesa
L'artista Andrea Saltini e la diocesi di Carpi giocano a fare le vittime per uscire da una situazione insostenibile che loro stessi hanno creato. Il vescovo Castellucci in particolare porta la grave responsabilità di aver diviso la Chiesa, cercando di far ricadere la colpa sui fedeli.
- Dopo i dubbi investigativi, chiude la mostra blasfema, di Andrea Zambrano
- DOSSIER: la mostra blasfema
- VIDEO: i dubbi sull'artista, le colpe del vescovo, di Riccardo Cascioli
Riapre la mostra, la Diocesi ammette: «Imprudenze e quadro equivoco»
Riapre dopo il danneggiamento la mostra blasfema di Carpi. Esposto il quadro tagliato e imbrattato, ma del vandalo non c'è traccia. Ai Rosari di riparazione ha risposto un sit-in per l'artista. La Diocesi non sa come uscire dall'impasse: «Ammettiamo che il San Longino sia equivoco, ci sono state imprudenze».
Mostra blasfema o libertà di espressione? La parola al giudice
Dopo le denunce dei fedeli, la Procura di Modena ha già chiesto al Gip l'archiviazione perché le opere di Saltini sono frutto della «libertà di espressione». I legali annunciano battaglia: «Il punto è l'offesa dentro un luogo sacro». Pro Vita & Famiglia raccoglie 30mila firme e chiede alla Santa Sede di intervenire.
Mostra blasfema, c'è una denuncia penale. E la Diocesi elogia l'artista
Mostra blasfema di Carpi: il Comitato Quanta Cura presenta una denuncia in Procura per violazione dell'articolo 403 (vilipendio a confessione religiosa). Lo stesso fanno alcuni fedeli romagnoli. Ma la Diocesi elogia l'artista, ateo, inserendolo dentro un percorso sinodale e accusando i fedeli feriti di violenza sfacciata e di rompere la comunione.
Mostra blasfema, i fedeli riparano lo scandalo difeso dal loro vescovo
Più di cento davanti alla chiesa di Sant'Ignazio di Carpi per pregare davanti alla mostra Gratia plena. Per la prima volta i fedeli riparano un atto blasfemo difeso dalla loro stessa diocesi e dal loro stesso vescovo. Ed è solo l'inizio: le preghiere proseguiranno ancora.
Mostra blasfema, Comotti: «Ascoltare il popolo, basta clericalismo elitario»
«Basta con il clericalismo elitario: se il sensus fidei dice che è blasfema, allora quell’opera non deve stare in una chiesa». La mostra di Carpi tiene banco al convegno internazionale di diritto canonico di Venezia davanti al patriarca Moraglia. Il professor Comotti alla Bussola: «L'arte sacra deve approfondire la fede, non ferirla».
Il vescovo difende la mostra blasfema e dà la colpa ai fedeli
Dopo il nostro articolo sulla mostra blasfema, curia di Carpi tempestata da un mail bombing senza precedenti. La diocesi guidata dal vescovo Castellucci nega la blasfemia e difende la mostra "Gratia plena" nella chiesa del museo diocesano invitando a guardare il quadro senza pregiudizi e con «sguardo limpido». Ma che si tratti di una provocazione era già stato ammesso dalla guida.