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fiducia supplicans 2.0

La diocesi di Bologna si lancia a promuovere le coppie gay

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Tutto è famiglia "a prescindere dal genere" per il direttore editoriale della San Paolo, don Simone Bruno, che presenta il suo libro a Bologna con il vicario episcopale. Nella diocesi del presidente della CEI.

Ecclesia 09_03_2024

Dopo la sua performance a Milano, in occasione della fiera del libro BookPride, don Simone Bruno approda a Bologna. Ma questa volta sostenuto dalla diocesi guidata dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi. Il prossimo 6 aprile, il direttore editoriale delle edizioni San Paolo presenterà il suo recente libro Siamo sempre una famiglia? Separati, coppie di fatto, nuclei allargati: le nuove prospettive, introdotto dal vicario episcopale per la formazione cristiana della diocesi felsinea, don Davide Baraldi.

La diocesi non deve evidentemente aver avuto nulla da ridire circa le posizioni di don Bruno sulle “unioni” sodomite, che il sacerdote paolino ha reso note in occasione di Fiducia supplicans. Gli organizzatori dell'incontro, tali Cristiani Radicali di Bologna, associazione che – si legge nella loro pagina FB – «ha l'aspirazione ad essere il braccio operativo del nuovo spirito cristiano portato da Francesco nel cattolicesimo», con l'obiettivo di costruire «una comunità Cristiana Fraterna, Moderna e Costituzionale», hanno subito messo in chiaro la piega che prenderà l'incontro, riportando nei loro volantini di pubblicizzazione dell'evento, due citazioni di don Bruno.

La seguente citazione era stata riportata nella locandina originaria, che poi è stata modificata: «Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi. Ma dobbiamo resistere e mostrare che le unioni tra persone separate, divorziate e dello stesso sesso non sono peccaminose. Tra loro esiste un bene affettivo e relazionale, prendersi cura dell'altro». Era questo il commento che don Simone Bruno aveva scritto sulla pagina FB nel gennaio scorso e che è stato ampiamente analizzato e criticato da Tommaso Scandroglio (vedi qui).

Una sola riflessione in aggiunta: don Bruno è della stessa pasta del cardinale Fernández; l'uno e l'altro pensano che le persone siano così stupide da non rendersi conto che una tale posizione assomiglia molto a quella dei venditori di “fuffa”, che magnificano le qualità di un prodotto e ne tacciono tutte le magagne. Il sofisma di don Bruno è piuttosto semplice da riconoscere: prima utilizza il termine “unione” estendendolo anche alla sfera sessuale e, subito dopo, ne restringe il campo semantico all'aspetto affettivo e relazionale, per spostare l'attenzione sul fatto che c'è del buono, in queste relazioni; e chi non avvertirebbe una certa empatia con l'affermazione di Samvise Gamgee, «c'è del buono in questo mondo, padron Frodo»?

Ma l'aspetto relazionale, l'aiuto reciproco, perché richiederebbero degli atti sessuali? Così, tanto per chiedere. E non è che magari la Chiesa cattolica ha sempre condannato questi atti sessuali, al di fuori del matrimonio e/o contro natura, e non l'amicizia e l'aiuto? Così, tanto per richiedere.

Seconda citazione di don Bruno, nella locandina riveduta e corretta: «Le famiglie unite dal Sacramento del Matrimonio possono coesistere in reciproca armonia con le diverse tipologie familiari: conviventi, di fatto, unite con rito civile e a prescindere dal genere?». Avevamo un James Martin (vedi qui) in Italia e non ce ne eravamo accorti... ma siccome difendiamo il made in Italy, abbiamo deciso di tralasciare il Martin a stelle e strisce ed occuparci di quello tricolore.

Dunque, delle tipologie elencate da don Bruno, solo ad una può essere attribuita l'aggettivazione “familiare”: alla coppia unita dal Sacramento del Matrimonio; vi sono anche vere famiglie naturali tra non battezzati, purché siano formate da un uomo e una donna e unite stabilmente ed indissolubilmente in una relazione aperta alla vita. I conviventi, le coppie di fatto, e quelle che prescindono dal genere non sono famiglie. Punto. Ma, evidentemente, nel suo speech, il direttore editoriale della San Paolo vorrà illustrare la sua visione variegata della famiglia.

E tutto ciò non inquieta minimamente il vicario episcopale – e, a quanto pare, nemmeno l'arcivescovo –, il quale ha pensato bene di andare a dare man forte a don Bruno. Don Davide Baraldi è quel fenomeno che aveva deciso, motu proprio, di modificare il precetto domenicale (qui e qui) per i suoi parrocchiani, dal momento che lui era a letto con l'influenza. Don Baraldi era stato scelto dal cardinale Zuppi nel settembre del 2022 per essere nominato vicario episcopale nella sezione della formazione cristiana. Probabilmente un premio dell'arcivescovo al prete che, in occasione della festa di San Valentino del 2022, aveva organizzato nella propria parrocchia un aperitivo per gli over 35 che volevano «tenere vivo il proprio cuore» (vedi qui). Brindisi volutamente aperto anche a non credenti e omosessuali, perché – spiegava don Baraldi – «nell’intenzione del vescovo c’è l’intenzione di intercettare genericamente la tematica dell’amore. Non chiudendola sulle questioni sacramentali, al matrimonio, al concetto di famiglia. Ma parlando proprio dell’amore così». Dopo tutto «quando si parla di amore non c’è né apertura né chiusura». Patetico.

La diocesi di Bologna, dunque, apre la strada ad una nuova tappa, dopo Fiducia supplicans: cancellare il sesto comandamento e la famiglia come Dio l'ha voluta. Nemmeno due anni fa, don Gabriele Davalli, direttore dell'Ufficio Pastorale della Famiglia, aveva presieduto ad una Messa simil-nuziale di due gay che si erano appena “sposati” al Comune di Budrio (qui e qui), consenziente il cardinale. Al quale evidentemente deve sfuggire che essere arci-vescovo non ha nulla a che vedere con l'essere dell'arci-gay.



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