Il partito socialista di Sánchez travolto dagli scandali
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il fine settimana del Partito socialista operaio spagnolo è stato uno dei peggiori della storia repubblicana del Paese iberico, con accuse di corruzione e altri scandali interni. Il premier si dice tradito, ma indirà nuove elezioni?

Nel pieno della ridda di notizie corruttive del Partito socialista operaio spagnolo (PSOE) e del governo Sánchez, Alberto Núñez Feijóo è stato confermato nel fine settimana presidente del Partito popolare (PP), al suo XXI Congresso nazionale. Durante il suo discorso, il leader del PP ha chiarito che il suo obiettivo è arrivare al palazzo della Moncloa, residenza del primo ministro spagnolo, con una maggioranza monocolore, che possa «ottenere alleanze nel Congresso», una maggioranza anche relativa che pratichi la politica del doppio forno o delle maggioranze variabili con Vox e PSOE a seconda degli argomenti e delle misure necessarie al Paese, ritenendo il proprio partito l'unica alternativa possibile all’attuale scempio della corruzione pragmatica di Pedro Sánchez. «Che governo ci sarà? Ci sono solo due opzioni. O Sánchez o me. O Sánchez o noi. Non c'è altro da dire», ha sentenziato nel suo discorso finale.
Il Congresso del PP ha approvato anche un programma politico nel quale dichiara che i propri valori «derivano dall'umanesimo cristiano: la dignità della vita umana, la libertà, la responsabilità, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà e il carattere sussidiario dello Stato. Lo Stato deve essere dove l'individuo e la società organizzata non possono arrivare e non deve aspirare a sostituirli». Bene, peccato che non ci sia nessun impegno per abrogare la legge sull’aborto, né per eliminare l’eutanasia, la cosiddetta “educazione sessuale” a tinte Lgbt, né per ripristinare la libertà di scelta educativa.
È dunque tutto da vedere se gli elettori spagnoli, una volta giunti alle elezioni che possono essere convocate solo ed esclusivamente dal presidente del governo in carica, anche a seguito di una mozione di sfiducia, crederanno allo spolvero di generici valori cristiani e alla politica del “doppio forno” dei popolari, come migliori opzioni per risollevare le sorti catastrofiche del Paese.
Per certo, il fine settimana di Sánchez e del PSOE è stato uno dei peggiori della storia repubblicana. Quando tutto questo finirà, se mai finirà, ci vorranno diversi volumi per spiegarlo, o ci vorranno diverse stagioni di una serie Tv. In realtà, l'incarcerazione nei giorni scorsi di Santos Cerdán, l'ex segretario dell'organizzazione del PSOE e numero tre del partito che ha negoziato con Carles Puigdemont per l'investitura del premier spagnolo, ha segnato una svolta, sia nel PSOE che nel governo. Eppure, ciò che Pedro Sánchez teme di più al momento non è quello che potrebbe dire il suo ex numero tre, ma che l’ex ministro José Luis Ábalos parli dell'episodio riguardante la vicepresidente venezuelana Delcy Rodríguez, all'aeroporto di Madrid-Barajas, cioè l'incontro segreto dello stesso Ábalos con la Rodriguez, alla quale era vietato l'ingresso nell'Unione Europea.
Altro timore di Sánchez è che Ábalos abbia puntato direttamente verso uno degli intoccabili del governo: il ministro degli Interni, Fernando Grande-Marlaska. Se nel governo le turbolenze e i timori non si placano, nel Partito socialista le cose non vanno meglio. Sánchez, dopo ben otto ore di Comitato federale del partito, riunitosi sabato 5 luglio, ha ribadito il suo impegno totale nella lotta alla corruzione, dicendo che «il tradimento che ho subito è doloroso, sia dal punto di vista politico che personale… sono stato io a fidarmi di loro e non sono riuscito a scoprire cosa ci fosse dietro».
Tuttavia, pur annunciando nuove misure di lotta alla corruzione interna, lo scandalo si è aggravato per un nuovo caso che ha scosso il Comitato federale socialista a poche ore dalla sua riunione. Si tratta del caso di Paco Salazar, altro fedelissimo di Sánchez, che avrebbe dovuto ricoprire una delle posizioni collegate alla Segreteria organizzativa, ma accusato dalle donne del PSOE di "comportamento inappropriato" e perciò dimessosi dalle sue attuali funzioni nel Comitato esecutivo federale. Lo stesso Salazar, a seguito delle accuse, si è anche dimesso dalle sue «responsabilità nella Segreteria per il Coordinamento Istituzionale della Presidenza del Governo».
Purtroppo, gli scandali istituzionali proseguono; e ieri, lunedì 7 luglio, l'Unità Operativa Centrale della Guardia Civil ha individuato numerose comunicazioni tra la presidente del Congresso dei Deputati, la socialista Francina Armengol, e l'imprenditore José Ruz, indagato dalla Corte Suprema per il presunto pagamento di commissioni illegali al PSOE e a politici legati ad esso. In tutto ciò, è importante segnalare anche una prima ed evidente defezione all'interno del partito: il presidente della giunta delle comunità di Castiglia-La Mancia, Emiliano García-Page, ha chiesto a Pedro Sánchez di sottoporsi a un voto di fiducia o di indire elezioni. Il PSOE e il premier spagnolo lo ascolteranno o proseguiranno con il suicidio proprio e del Paese?