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MEDIO ORIENTE

«Fermate la barbarie a Gaza»: il Papa chiama la comunità internazionale

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Si deve fare  «osservare il diritto umanitario (…) nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione». Così Leone XIV ieri all'Angelus un in forte intervento su quanto sta avvenendo a Gaza.
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Esteri 21_07_2025

Fermare «subito la barbarie della guerra» e appello alla comunità internazionale per fare «osservare il diritto umanitario (…) nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione». Forti e chiare le parole di ieri all’Angelus di papa Leone XIV (qui il testo integrale del passaggio riservato al conflitto in Medioriente).

C’è una condanna chiara di quanto il governo israeliano sta facendo e progettando a Gaza, nelle parole di papa Leone XIV. Evidentemente il primo ministro Benjamin Netanyahu, nella telefonata di venerdì durata un’ora non è riuscito a convincere il Pontefice delle sue ragioni e della sua buona fede. E l’invito fattogli per visitare Israele suona come un disperato tentativo – fallito - di guadagnare credito presso la Santa Sede dopo l’attacco scellerato di giovedì 17 luglio alla parrocchia cattolica di Gaza, costata la vita a 3 persone e il ferimento di molti altri.

La storia dell’errore, che è la versione ufficiale del governo israeliano, non ha minimamente convinto ed è stato il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, in una dichiarazione sabato 19 luglio al Tg2, ad esplicitare questo sentimento: «Diamo il tempo necessario perché ci dicano effettivamente che cosa è successo - ha detto Parolin - se è stato veramente un errore, cosa che si può legittimamente dubitare, o se c'è stata una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione all'interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporto tra palestinesi ed ebrei». (Nella foto a sinistra, il cardinale Pizzaballa visita i feriti dell'attacco alla chiesa cattolica di Gaza)

Ma l’intervento del Papa all’Angelus ieri non riguardava solo i cristiani colpiti dall’esercito israeliano – a cui pure ha dedicato parole profonde di incoraggiamento – ma la guerra nel suo insieme, una barbarie che va fermata. Così come barbaro è stato il massacro compiuto dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, altrettanto si deve dire del modo in cui il governo israeliano ha scatenato la sua reazione e sta conducendo un’azione militare a tappeto che non distingue tra obiettivi civili e militari.

In una intervista al Corriere della Sera, l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, pur rammaricandosi per l’attacco alla parrocchia cattolica ha detto che «i terroristi sono ovunque, anche in edifici pubblici come scuole e, purtroppo, luoghi di culto. Usano i palestinesi come scudi umani. Le nostre forze stanno combattendo e rispondendo agli attacchi di Hamas. A volte riescono a colpire il punto esatto da cui provengono questi attacchi, ma altre volte, in maniera del tutto non intenzionale, non colpiscono i terroristi con precisione».

Seppure è vero che Hamas si faccia scudo con i civili e giochi poi questa carta come propaganda, questo non giustifica in alcun modo le decine di migliaia di civili uccisi da Israele in questi venti mesi di guerra. La questione degli scudi umani è ormai diventata un alibi per colpire indiscriminatamente chiunque, donne e bambini compresi, perché si vuole spingere la popolazione palestinese ad andarsene.

E in ogni caso, richiamando il rispetto del diritto umanitario, papa Leone XIV ribadisce «la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati», come recita il no. 2312 del Catechismo della Chiesa cattolica, che cita inoltre la Costituzione pastorale Gaudium et Spes laddove afferma che «per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, non diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto». Rientra in questo anche l’uso spregiudicato della fame come arma di guerra, che viola, come ricorda il Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, «il principio di umanità, iscritto nella coscienza di ogni persona e popolo» che «comporta l'obbligo di tenere al riparo la popolazione civile dagli effetti della guerra» (no.505).

Giustamente il Papa ricorda che è dovere della comunità internazionale intervenire perché non solo il diritto umanitario venga rispettato, ma anche per impedire che si prosegua nella punizione collettiva di un popolo, nell’uso indiscriminato della forza e nello spostamento forzato della popolazione. Il che equivale a dire: fermate Israele, fermate il governo Netanyahu. E non solo, dovremmo dire, perché anche in Siria si stanno compiendo massacri delle minoranze religiose nel totale silenzio dell'Occidente (vedi qui)

In nessun modo si tratta di una presa di posizione di parte, perché la condanna della barbarie riguarda anche Hamas, perché l’odio e il desiderio di annientamento del nemico riempie anche il cuore delle varie fazioni palestinesi. Ma in questo momento non si possono ignorare le palesi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, il cui governo è schiavo dell’illusione che la sua sicurezza e il suo diritto ad esistere dipendano soltanto dall’uso della forza. E per questo ha aperto fronti di guerra non solo nei territori palestinesi, ma anche in Libano, in Siria, in Iran, in Yemen.

In queste condizioni un cessate il fuoco effettivo sarà possibile solo se il governo israeliano sarà forzato a cambiare strategia, a rinunciare quantomeno all’espansione dei suoi territori; e dall’altra parte, Hamas e i suoi sponsor saranno costretti a rinunciare alla distruzione di Israele e del popolo ebraico.