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Big Beautiful Bill, l'azzardo di Trump sul debito americano

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Il Senato ha approvato per un solo voto il controverso Big Beautiful Bill, la finanziaria di Trump: molte meno tasse, un po' meno spese, ma più debito. 

- L'Africa senza UsAid di Anna Bono

Economia 03_07_2025
Protesta in Campidoglio contro la finanziaria di Trump (La Presse)

In una delle sedute più drammatiche della nuova legislatura, il Senato (a stretta maggioranza repubblicana) ha votato martedì 1 luglio a favore del Big Beautiful Bill, la legge finanziaria dell’amministrazione Trump. Tre Senatori repubblicani si sono uniti all’opposizione democratica. Per risolvere lo stallo, 50 a favore e 50 contro, il vicepresidente JD Vance ha esercitato il suo diritto di voto per la prima volta, facendo passare la legge per un solo punto. Ora la legge torna alla Camera per una seconda votazione, poi dovrà solo essere promulgata dal presidente. C'è ancora uno spazio di manovra per introdurre modifiche, dunque. Ma la struttura della legge finanziaria è ormai chiara: molte meno tasse, un po' meno spese, ma più debito.

Si è trattato di uno scontro che ha messo a dura prova la coesione del Grand Old Party e ha di nuovo messo Trump e Musk in rotta di collisione. Non si tratta solo di far passare una legge finanziaria controversa, ma si combatte per l’anima stessa del conservatorismo americano.

A votare contro il Big Beautiful Bill sono stati Susan Collins, Thom Tillis e Rand Paul, i primi due per motivi essenzialmente territoriali, il terzo per principio. Susan Collins era contraria a causa dei tagli al Medicaid proposti dal disegno di legge. «Circa 400.000 abitanti del Maine, quasi un terzo della popolazione dello Stato, dipendono da questo programma», ha dichiarato in un comunicato dopo aver votato contro. Idem dicasi per Thom Tillis che ha espresso con forza la sua opposizione sin dal fine settimana, attirando l'attenzione con un appassionato discorso in aula in cui ha citato le disposizioni sul Medicaid che, secondo lui, danneggerebbero i suoi elettori della Carolina del Nord. Tillis avrebbe sottolineato che la copertura Medicaid per oltre 600mila abitanti della Carolina del Nord sarebbe a rischio con la proposta del Senato. In entrambi i casi, i due Repubblicani hanno deciso di votare assieme ai Democratici per opporsi a tagli sanitari, per timore di perdere i voti degli elettori che ne dipendono.

Il discorso contrario vale per Rand Paul, convinto sostenitore del controllo della spesa e del tetto del debito. Ha pubblicato su X che voleva che il disegno di legge includesse una riduzione del 90% del tetto. «Niente stanziamenti. Niente elargizioni. Solo una vera riforma fiscale. Non cercavo favori. Non stavo mercanteggiando. Stavo lottando per il popolo americano e contro il nostro debito fuori controllo», ha affermato. Rand Paul si è opposto, sin dalla presentazione della proposta di legge a una manovra finanziaria che aumenta il debito pubblico.

Lisa Murkowski (dell'Alaska) ha votato a favore del disegno di legge nonostante le sue riserve. Il suo voltafaccia ha fatto crollare il fronte del no. La Murkowski ha dichiarato: «Ho lottato duramente con l'impatto [del disegno di legge] sui più vulnerabili di questo Paese. Mi piace questo disegno di legge? No. Ma ho cercato di tutelare gli interessi dell'Alaska». Pare infatti che il suo consenso sia stato “comprato” aggiungendo alla proposta di legge delle misure ad hoc per l’Alaska, come le esenzioni ai tagli a Medicare e Medicaid nel suo Stato.

Ma cosa prevede il Big Beautiful Bill e perché è così controverso?

La legge prevede, prima di tutto, un drastico taglio delle tasse. La proposta estende le agevolazioni fiscali temporanee introdotte da Trump nel suo primo mandato e ne crea di nuove, il che significa che il governo federale chiede ai cittadini americani circa 4mila miliardi di dollari in meno nei prossimi dieci anni. La proposta fisserebbe in modo permanente l'aliquota massima dell'imposta sul reddito al 37%, introduce un'agevolazione fiscale per le famiglie ad alto reddito negli Stati con un'alta pressione fiscale e detassa le grandi eredità.

Un taglio di tasse così drastico deve essere bilanciato con un taglio della spesa pubblica altrettanto grande, altrimenti finisce con l’aumentare il debito pubblico. E qui inizia la vera criticità della legge di Trump, perché scontenta entrambi i fronti: prevede tagli molto dolorosi alla spesa sanitaria e sociale, ma al tempo stesso aumenta il debito. Il disegno di legge comporta tagli per miliardi di dollari ai finanziamenti per Medicare (l’assicurazione sanitaria pubblica per gli anziani): priva della copertura sanitaria gli immigrati e potrebbe ridurre i programmi di risparmio di Medicare, che aiutano gli anziani poveri a pagare le cure mediche.

La legge snellisce anche Medicaid (l’assicurazione sanitaria pubblica per i meno abbienti), privandolo di mille miliardi di dollari di finanziamenti e riducendo il numero di iscritti di oltre 10 milioni. La proposta richiederebbe a 19 milioni di adulti senza figli di dimostrare che lavorano o fanno volontariato per poter beneficiare del programma.

L’altro settore colpito è l’università, intensificando così lo scontro fra l’amministrazione Trump e le grandi accademie americane. Il Big Beautiful Bill, infatti, taglia miliardi di dollari di finanziamenti federali per gli americani che frequentano l'università. La versione del Senato della legge richiederebbe ai tipici mutuatari con un diploma universitario di pagare 2.929 dollari in più all'anno per i loro prestiti. E la legge abolisce il programma di cancellazione del debito per chi lavora nel settore pubblico

Infine, il disegno di legge blocca quasi completamente i sussidi pubblici alla “rivoluzione verde”. I fondi per il risparmio energetico delle abitazioni, le ristrutturazioni ecologiche, gli impianti di produzione avanzati, le pompe di calore e i veicoli elettrici sono tutti cancellati. Le aziende che costruiscono nuovi parchi solari ed eolici, a meno che non utilizzino componenti di produttori non cinesi (quasi inesistenti) non avranno più aiuti.

E per non parlare dei tagli alla cooperazione internazionale, di cui si parlerà più approfonditamente sulle nostre colonne.

Eppure tutti questi tagli dolorosi, dolorosissimi, non basterebbero a pareggiare il bilancio. L'Ufficio del Bilancio del Congresso ritiene che la legge aumenterebbe il debito di 2800 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Il taglio delle tasse non verrebbe compensato dal taglio della spesa. E l’aumento della spesa in altri settori, fra cui soprattutto il comparto difesa, aumenta ulteriormente il buco. Per questo Elon Musk è tornato a far sentire tutta la sua indignazione, una volta che ha visto archiviare il suo progetto, il suo Dipartimento per l’efficienza del governo che mirava al pareggio di bilancio. Ancora una volta, Musk minaccia di fondare un terzo partito, l’American Party, se il Big Beautiful Bill diventasse legge.

Ma qual è il calcolo di Donald Trump? Quello di generare, attraverso il taglio delle tasse, un boom economico tale da ripagare tutto il debito. Nel frattempo vorrebbe anche ridurre il costo del debito tagliando i tassi, ma questo non dipende da lui, bensì dalla Federal Reserve, la banca centrale americana. E il suo presidente, Jerome Powell, non intende tagliare i tassi. O meglio: come spiega lo stesso Powell, avrebbe potuto farlo, se Trump non avesse introdotto i dazi su tutte le importazioni del mondo.