Guerra fredda della Francia contro le potenze anglofone
Il Trattato Aukus fra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, per la cooperazione tecnologica delle tre potenze nel Pacifico, fa infuriare la Francia. Parigi, infatti, ha assistito, senza essere informata, alla cancellazione del mega-contratto per la fornitura di sommergibili all'Australia. E il nuovo trattato ridisegna le alleanze, emarginando la Nato.


La Bielorussia esporta emigranti per destabilizzarci
Per rispondere alle sanzioni europee, dovute alla repressione in Bielorussia, il presidente Alexander Lukashenko accoglie emigranti da tutto il Medio Oriente e dall'Africa, permettendo poi loro di attraversare illegalmente i confini con l'Ue. Lo Stato bielorusso sarebbe direttamente coinvolto in questo traffico di esseri umani.
Il sogno impossibile di un esercito comune europeo
Torna il dibattito sull'esercito comune europeo, dopo il ritiro disastroso dall'Afghanistan, voluto, unilateralmente, dagli Stati Uniti. Ma la forza di 5mila uomini annunciata in questi giorni non è neppure l'embrione di un esercito comune. E se non sopportiamo l'idea della guerra, inclusi i suoi costi umani, resterà un progetto irrealizzabile.
La Corea del Nord muore di fame, ma lancia missili
Due lanci di missili in tre giorni. La Corea del Nord sta di nuovo alzando il livello di tensione in Estremo Oriente. Il problema è capire il perché. Soprattutto perché proprio durante una pesante crisi economica, denunciata dagli stessi vertici dello Stato nel “regno eremita” e dovuta alla completa chiusura della frontiera con la Cina.
Guinea, l'ennesimo golpe militare africano
In Guinea Conakry, Paese dell'Africa occidentale, i militari delle forze speciali hanno preso il potere con la forza, deponendo il presidente Alpha Condé, che si era fatto rieleggere per la terza volta di fila. I militari denunciano la corruzione e promettono il ritorno della democrazia. Dal 1960 ad oggi si contano 200 golpe in Africa, riusciti o meno.
Venti anni per perdere la guerra contro il jihad
Venti anni dopo l’11 settembre la guerra tra Occidente e jihad si conclude, con la nostra sconfitta più o meno là dove era cominciata: negli Usa e in Afghanistan. A Kabul tornano al potere gli stessi Talebani che avevano ospitato bin Laden. E negli Usa, da Obama in avanti, ha vinto la tendenza a non sostenere il lungo conflitto.
Fuga da Kabul, alcune ragioni del disastro militare
Più ci si addentra nello scandalo della ritirata americana dall’Afghanistan, più emergono dettagli raccapriccianti. Secondo una stima del Dipartimento di Stato è stata lasciata a terra la maggioranza degli afgani che, avendo lavorato per gli americani, avevano diritto d’asilo negli Usa. Alla radice del disastro: errori di intelligence e fratture nel governo.
Nigeria, l'industria dei sequestri degli studenti
Nigeria, aveva fatto scalpore, nel 2014, il rapimento di massa di 274 allieve di un collegio, da parte dei guerriglieri jihadisti di Boko Haram. Da allora i rapimenti sono aumentati esponenzialmente. L'ultimo, in una scuola di Kaya, è avvenuto alla luce del sole. Ma il jihad non c'entra più. Quello dei rapimenti è ormai un'industria.
Afghanistan addio, ora ci penseranno i cinesi
Ciò che l’America molla, viene preso dalla Cina? Questa pare proprio essere la dinamica nell’ultimo anno. L’esempio più eclatante è l’Afghanistan, se non altro per la rapidità con cui all’egemonia statunitense è subentrata quella cinese. Il nuovo Emirato e il regime di Pechino sono pronti ad accantonare la loro incompatibilità ideologica?
I Talebani progettano il loro nuovo Stato islamico
I Talebani, con un incontro al vertice nella città di Kandahar hanno iniziato a progettare il loro prossimo Stato islamico. L’Emirato non ricalcherà per filo e per segno quello del 1996, ma dopo 20 anni dalla sua caduta, non ci si deve far troppe illusioni di un cambiamento. Si prepara una vita grama per donne, cantanti e attori. E non solo loro.
Se la Harris sostituisce Biden dopo il disastro
E se Biden fosse un presidente a perdere? La sinistra del Partito Democratico lo accetta solo come apripista per Kamala Harris, la sua vicepresidente. E da subito si sono moltiplicate le voci che il mandato di "sleepy Joe" possa finire prima dei quattro anni. E se il disastro in Afghanistan fosse l'occasione buona per l'avvicendamento?
Ponte aereo di Kabul. Lo sforzo militare e dei privati
Il ponte aereo da Kabul si è concluso ieri notte. Si chiude così l’ultima finestra di opportunità per lasciare il Paese, rimasto nelle mani dei Talebani. Le forze armate statunitensi hanno svolto il grosso del lavoro. Ma non bisogna dimenticare neppure il ruolo dei privati volontari.
- SE KAMALA SUBENTRA A BIDEN - di Antonio Zama