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DISCORSO VON DER LEYEN

Ue: "Diritti Lgbt e ambiente: punito chi non li promuove"

La Presidente della Commissione Europea von der Leyen ha tenuto il suo primo discorso sull’Unione parlando della cultura come di qualcosa che nasce da una élite, per cui presenterà "una strategia per rafforzare i diritti Lgbtqi", estendendo l'elenco "di crimini ispirati dall'odio a causa della razza". Anche l'ecologismo sarà un dovere e chi si ribella verrà emarginato.

Attualità 22_09_2020

Lo scorso 16 settembre, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha tenuto davanti all’assise di Bruxelles il suo primo discorso sull’Unione, nel quale ha ribadito il suo impegno e determinazione nell’inseguire la visione verde e Lgbti, i cui primi effetti si vedono in Francia.

Nella sua premessa la von der Leyen ha voluto evocare lo "spirito di Sakharov", nelle sue conclusioni auspicato "una lunga vita all’Europa". Non un cenno ai padri fondatori e cattolici Adenauer, Schuman e De Gasperi, non una invocazione a Dio perché proteggesse il popoli europei e ciò dice tutto.

Nonostate le ripetute affermazioni sui "valori che abbiamo in comune", "visione e piano", "capacità di farsi forza a vicenda", la liquidità esoterica rimane la cifra delle evocazioni espresse a Bruxelles. Ma c’è qualcosa di più, il  "Green Deal europeo è il nostro modello per realizzare questa trasformazione (sociale ed economica) Al centro di tutto c'è la nostra missione: diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050…la Commissione europea propone di aumentare l'obiettivo per il 2030 di riduzione delle emissioni almeno al 55%...Ma la missione del Green Deal europeo implica molto di più che la riduzione delle emissioni. Si tratta di modernizzare sistematicamente la nostra economia, società e industria…Un mondo servito da un'economia che riduce le emissioni… migliora la qualità della vita”. 

Perché allora esser scettici di questa panacea di tutti i mali, perché contrastare questa visione pantagruelica del futuro? Prima di tutto perché è bugiarda e gravemente distorsiva della realtà. Mi spiego, a pochi giorni dal pomposo discorso della von der Leyen sono emerse tutte le magagne, per rispetto non le chiamiamo bugie, delle sue parole. Innanzitutto, la Commissione non ha per nulla il consenso né del Consiglio né del Parlamento su cosa siano le fonti di energia rinnovabile. Solo a titolo di esempio, oltre ad aver incluso il nucleare (bestia nera dei Verdi ma fonte primaria per Francia e altri paesi europei), ha incluso anche il gas naturale tra le rinnovabili, ovvero il derivato da idrocarburi, che avrà i suoi terminali in Italia, Grecia, Bulgaria e Centro Europa. Ancora, la più grande associazione di industriali europea, quella tedesca, ha reagito con franca durezza e spietato scetticismo alle affermazioni della von der Leyen sul taglio del 55% delle emissioni in dieci anni , entro il 2030: non ci crediamo, non lo possiamo fare, non avverrà.

C’è ancora di più, una lettera formale al Vice Presidente Timmermans dei 4 paesi di Visegrad a cui si sono aggiunti Romania e Bulgaria, ha già annunciano le proprie contrarietà alla decisione. La proclamazione del "Verbo Verde" e del rito del riciclaggio, sta inoltre producendo già oggi una gravissima crisi ambientale planetaria, una evidenza scientifica emersa da uno studio internazionale che potrebbe far svegliare i visionari.

Problemi, dissensi, contrarietà, censure non portano da nessuna visione né sentimenti spirituali, piuttosto spingono l’Europa verso spettrali incubi. A complicare ulteriormente le cose, i soldi che si è deciso di spendere nell’accordo firmato al Consiglio Europeo dello scorso giugno: Recovery Fund, Transition Fund e Bilancio Pluriennale sono ancora in attesa di ratifica da parte del Parlamento Europeo. In una parola, sono solo sulla carta sia il Fondo per la Transizione Energetica (sul quale Polonia e Germania contano molto) sia il Bilancio Pluriennale. Ad affermarlo è Angela Merkel: non c’è nessun accordo tra la Presidenza di turno del Consiglio Europeo, il Presidente Michael e il Parlamento.

Eppure, nella sua lettera dello scorso 20 Settembre ad Avvenire, la Presidente von der Leyen aggiunge un aspetto che ci conferma quanto il disegno di cambiare radicalmente la società e tradizione europea sia il vero obiettivo di questa Commissione e della sua Presidente. Leggiamo: “Il Green Deal europeo non è solo un progetto ambientale ed economico: dev’essere un grande progetto culturale Europeo. La cultura nasce dall’unione di grandi menti”. Siamo qui agli antipodi dell’ idea di cultura propria del cristianesimo, per San Giovanni Paolo II la cultura è l’ethos di un popolo, è l’anima di un popolo, la cultura è dell’uomo per l’uomo e senza cultura non c’è un popolo, ricordava all’Unesco nel 1980.

Ebbene l’Europa della von der Leyen vuole invece cancellare la cultura dei popoli europei e, grazie ad un progetto di una elitè di pochi ed illuminati, forgiare una nuova società. Non colpisce dunque che nel suo stesso discorso del 16 Settembre la Presidente della Commissione abbia voluto argomentare diffusamente sulla visione di una Europa come "società aperta di valori e diversità" (esplicito richiamo al mantra di Soros).

Per la Commissione, agire in questa direzione significa “estendere l'elenco dei crimini dell'UE a tutte le forme di crimini ispirati dall'odio e di incitamento all'odio, a causa della razza, della religione, del genere o della sessualità. Useremo il nostro budget per affrontare la discriminazione in settori come l'occupazione, l'alloggio o l'assistenza sanitaria. Miglioreremo l'istruzione e la conoscenza sulle cause storiche e culturali del razzismo. Affronteremo i pregiudizi inconsci che esistono nelle persone, nelle istituzioni e persino negli algoritmi. E nomineremo il primo coordinatore antirazzista della Commissione per mantenerlo in cima alla nostra agenda e per lavorare direttamente con le persone, la società civile e le istituzioni. Non mi fermerò quando si tratta di costruire un'Unione di uguaglianza. Un'Unione in cui puoi essere chi sei e amare chi vuoi, senza timore di recriminazioni o discriminazioni. Perché essere te stesso non è la tua ideologia. È la tua identità. E nessuno potrà mai portarlo via. Quindi voglio essere cristallina: le zone libere da Lgbtqi sono zone libere dall'umanità (riferimento alle municipalità polacche). E non hanno posto nella nostra Unione…la Commissione presenterà presto una strategia per rafforzare i diritti Lgbtqi. In questo contesto, spingerò anche per il riconoscimento reciproco delle relazioni familiari nell'UE. Se sei genitore in un paese, sei genitore in ogni paese”.

Tutto chiaro? La società europea deve essere omologata, le differenze consentite sono solo quelle di "genere", se sei fuori dal coro pro Lgbti devi essere rieducato per superare i tuoi pregiudizi inconsci, come persona, chiesa o istituzione. Matrimoni validi per tutti, amore libero Lgbti ovunque…non ci stai? Sei fuori, raus! Lo avevamo scritto più volte, nei giorni scorsi ne abbiamo avuto la riprova, armiamoci dunque di bravi avvocati, attrezziamoci per i campi di rieducazione o prepariamoci al carcere. Tanto è vero che a due giorni dalle dichiarazioni della von der Leyen, a parte la durissima risposta della Polonia (sostenuta oltre che dai paesi Visegrad anche dalla Lituania), la portavoce di Soros nella Commissione e Commissaria per l’Eguaglianza Helena Dalli ha presentato la "Strategia per combattere la discriminazione e razzismo in Europa". Non basterà dirsi ed essere anti razzisti, il buon cittadino europeo dovrà essere attivamente "anti razzista ed anti discriminatorio", ovvero non basterà dire "ti rispetto, ma non la penso come te", potremo solo dire: "Ti rispetto e con te combatto chi si oppone alle tue ragioni, ai tuoi privilegi e alla tua ideologia". Il Documento “Uniti nella diversità. Piano antirazzista 2020-2025", non è altro che questo.

In questi stessi giorni una durissima e circostanziata ‘j’accuse’ verso i Verdi e la loro ideologia Lgbti è apparsa su Le Figaro a firma di Brice Couturier, autore di diverse opere su Macron. Ebbene dalla disanima fatta delle dichiarazioni e prime decisioni dei politici Verdi al Governo in molte città di Francia, si conferma un legame indissolubile tra lo spirito dei nuovi ecologisti francesi e l’ideologia Lgbti, dalla "scrittura inclusiva" alla "mascolinità tossica", dal "razzismo sistemico delle forze dell’ordine" alla "colpevole eterosessualità", il matrimonio verde-lgbti si conferma granitico ed intollerante in Francia come in Europa.