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The Chosen, quel Gesù è troppo umano

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È approdata su Tv2000 The Chosen, la fortunata serie tv sulla vita di Gesù. Ci sono luci, ma anche ombre, come insistere eccessivamente sulla sua umanità e inventare scene che non esistono nei Vangeli. Appunti per valutare attentamente. 

Cinema e tv 06_03_2024

A partire da lunedì 4 marzo, TV2000 ha inserito nel proprio palinsesto la trasmissione della fortunata serie nordamericana The Chosen, dedicata alla vita di Cristo. Personalmente non conoscevo questa serie sino all’anno scorso. Durante l’insegnamento del mio consueto corso di Cristologia e Soteriologia, alcuni studenti mi hanno chiesto cosa pensassi del Cristo riprodotto in The Chosen. Allora decisi di guardarne l’intera prima stagione (nella versione originale statunitense). Dopo la visione, riferii il mio parere agli studenti, che sintetizzai con le parole «luci e ombre».

Non c’è dubbio che si tratta di una produzione di ottimo livello, ben curata a livello tecnico. Alcune scene sono davvero ben girate e fanno emergere la personalità di Gesù in modo affascinante, addirittura accattivante. È uno dei motivi per cui la serie ha avuto un enorme successo. Essa è guardata attualmente da centinaia di migliaia di persone. Si calcola che più di cento milioni di persone ne abbiano visto almeno una parte e al momento è in corso la traduzione in moltissime lingue. Alcuni tra i miei studenti mi hanno riferito di far ricorso a The Chosen nelle loro attività di apostolato, soprattutto con i giovani.

Il ricorso ai canali di comunicazione digitale, tra cui il cinema e la TV, è una caratteristica dell’azione di evangelizzazione del nostro tempo; caratteristica che, in sé, non comporta aspetti negativi e possiede al contrario grande potenziale. The Chosen, quanto agli elementi sin qui rilevati, è un fenomeno positivo. Dove sono allora le «ombre»? Esse risiedono nel modo di caratterizzare determinati personaggi, come pure nell’elaborazione di scene di fantasia, non presenti nella narrazione evangelica. Per quanto gli autori garantiscano di non aver mai inserito elementi che vadano contro ciò che si legge nei Vangeli, resta vero che essi hanno creato scene e dettagli che non sono nei Vangeli.

Propongo solo qualche esempio. Il personaggio di Cristo è ambivalente: in alcune scene Gesù appare come il Verbo incarnato, manifestando la potenza della divinità e la concretezza della sua natura umana. In altre scene, tuttavia, troviamo un Gesù che sembra “solo umano”. Ora, è vero che il Figlio di Dio si è fatto – eccetto il peccato – simile a noi in tutto. Questo, però, non implica che Egli si comporti in tutto e per tutto come facciamo noi, che siamo solo uomini, e inoltre peccatori. È una scelta giusta rappresentare l’umanità di Gesù mostrandolo come un uomo qualunque, che si comporta come noi? Se il metro di paragone per essere riconosciuti come veri uomini fosse l’uomo decaduto, la scelta sarebbe azzeccata (in questo caso, però, il modello perfetto di umanità saremmo noi, non Lui).

Ma Cristo non è solo uomo e inoltre la sua umanità è priva delle ferite del peccato. Come detto, gli autori sostengono di non contraddire il testo dei Vangeli; eppure, nel modo di rappresentare Gesù, non sembrano uniformarsi in ogni caso alla prospettiva narrativa neotestamentaria. Ad esempio, mostrare Gesù che balla con gli Apostoli, o che ride un po’ sguaiatamente non è direttamente contrario ad alcuna affermazione evangelica, dato che i Vangeli in nessun luogo attestano che Gesù si rifiutasse di ballare o che non ridesse mai. Tuttavia, i Vangeli mostrano Gesù che piange, si commuove, si adira, esulta nello Spirito, soffre; ma mai Gesù che ride, fa battute o danza.

Non poche volte, gli attori scelti, o il modo in cui recitano la propria parte, non trasmettono il dovuto senso di importanza che hanno i personaggi della storia sacra. Si guardi, ad esempio, l’attore scelto per rappresentare Gesù dodicenne, che trasmette una sensazione di totale ordinarietà. Un ragazzo qualunque, non certo il Salvatore del mondo. Anche il modo in cui viene ricoperto il ruolo di Maria non appare sempre all’altezza della Madre di Dio. Sarei poi curioso di sapere cosa pensano i miei concittadini di Salerno (nella cui cattedrale sono custodite le spoglie di san Matteo, molto venerato in diocesi) del modo in cui viene rappresentato l’Apostolo nella serie.

In questo breve commento ho volutamente sottolineato più le ombre che le luci. Queste ultime, comunque, non mancano. Il senso di queste osservazioni non è di condannare o censurare The Chosen. Il punto è che gli elementi positivi saranno probabilmente colti dai telespettatori più facilmente di quelli negativi, ragion per cui questi riferimenti potrebbero servire come un aiuto a guardare The Chosen non solo liberando i propri sentimenti ed emozioni durante la visione, ma anche riflettendo sui contenuti veicolati dalla serie, molti dei quali sono arricchenti, mentre altri devono essere sottoposti ad attenta valutazione.

I genitori che volessero far vedere questa serie televisiva ai propri figli, come pure gli operatori pastorali che volessero utilizzarla, dovrebbero comunque accompagnare i più giovani e inesperti nel discernimento necessario a distinguere gli aspetti positivi da quelli negativi. Bisogna ricordare che un film è un film: nulla di meno, ma anche nulla di più. La fonte per la nostra conoscenza del vero volto di Cristo resta la Parola di Dio, proclamata dall’insegnamento bimillenario della Chiesa. Certe rappresentazioni possono più o meno cogliere nel segno, mentre la verità è nella Rivelazione divina. Conoscendo e accogliendo quest’ultima nella fede, possederemo anche il metro di giudizio per valutare ogni cosa, tenendo ciò che è buono.