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repubblica dominicana

Fermare l'aborto si può: l'esempio dei politici cattolici

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Nonostante pressioni fortissime, nella Repubblica Dominicana i parlamentari cattolici sono riusciti a resistere e a non far approvare la legge sull'aborto. 

Vita e bioetica 22_08_2025

Esistono ancora i coraggiosi parlamentari cattolici e cristiani che si oppongono ad ogni forma di aborto e difendono la vita nascente senza alcuna eccezione, nonostante pressioni indicibili e pluriennali sia dalle lobbies internazioanli sia dai governi vicini. 

Se i parlamentari credono alla vita, hanno il coraggio, la competenza e la fede per ingaggiare battaglie nelle aule proprie e le chiese, Cattolica ed evangeliche in primis, credono ancora al Vangelo e alla centralità di Cristo, allora il diritto umano indisponibile, inviolabile, inalienabile, imprescrittibile alla vita (del concepito e del malato), può essere difeso e promosso senza incertezze, cedimenti o impossibili mediazioni.

Nonostante questi gruppi ben finanziati e le loro campagne diplomatiche e di opinione ben organizzate, anche con sostegno dei principali media del paese, la popolazione di questo paese caraibico, che condivide l'isola di Hispaniola con Haiti, lo scorso 31 luglio 2025, attraverso i loro rappresentanti eletti al Congresso della Repubblica Dominicana, hanno mantenuto la difesa e tutela del concepito sin dalla nascita senza alcuna eccezione.

Da ultimo il movimento abortista aveva cercato di sfruttare il passaggio del nuovo Codice Penale della Repubblica Dominicana, noto in spagnolo come Ley Orgánica, 74-25,  per legalizzare l'aborto in determinate circostanze e motivi: malformazioni congenite, stupro e incesto, e "salute" della madre. Tutti sappiamo che la «salute della madre» può essere definita in modo così ampio (salute fisica? salute mentale e psicologica? salute finanziaria?) da divenire il viatico per qualunque desiderio di omicidio del bambino innocente in utero. 

Ebbene, l'emendamento abortista, presentato alla Camera dei Deputati dell’isola, è stato respinto a larga maggioranza con 159 voti favorevoli e 4 contrari. La Camera dei Deputati, dopo un'ultima sessione di lavori di 14 ore, il 30 luglio 2025, ha approvato il nuovo Codice penale con lo stesso margine di voti: 159 voti a favore, con soli 4 contrari. Il disegno di legge è poi passato al Senato, dove è stato approvato da tutti i senatori presenti tranne uno il giorno successivo, 31 luglio 2025. Successivamente, il nuovo Codice Penale è stato inviato al presidente del Paese, Luis Abinader, personalmente favorevole alla interruzione della gravidanza in talune circostanze, che lo ha comunque firmato il 3 agosto 2025, vista l’amplissima maggioranza con il quale era stato approvato. Il Codice riafferma la tutela costituzionale della vita fin dal concepimento, senza eccezioni. In altre parole, impone il divieto assoluto all’omicido dell’innocente in utero, ovvero l’aborto. 

La Chiesa cattolica e tutti i vescovi della Repubblica Domenicana sono sempre stati determinati nella difesa della vita nascente del concepito e della cura della madre, non hanno mai avuto un tentennamento né avvalorato posizioni pseudo abortiste di alcun movimento o associazione che si autodefinisce cattolica. Con la medesima posizione e impegno le chiese evangeliche dominicane hanno celebrano il nuovo codice penale del paese come un segno di maturità istituzionale. 

Loren Montalvo, leader pro life e rappresentante dell'Alliance Defending Freedom nel Paese ha spiegato come questa vittoria sia frutto di una lotta che dura «da decenni. Prima hanno cercato di introdurre l'aborto attraverso il codice sanitario, poi attraverso il codice penale. Ma ogni volta sono stati fermati dall'articolo 37 della Costituzione, che stabilisce che il diritto alla vita è inviolabile dal concepimento alla morte naturale. Mentre noi facevamo tutto il possibile con le nostre risorse, l'altra parte aveva gruppi ben finanziati, campagne di mobilitazione e alleati nei media».

A favore dell’introduzione dell’aborto e della sua depenalizzazione si erano schierati le organizzazioni regionali pro-aborto del “Consorzio Latinoamericano contro l'aborto non sicuro” o CLACAI (in spagnolo, "Consorcio Latinoamericano Contra el Aborto Inseguro") e più di 20 gruppi femministi, tra cui anche i “Cattolici per il diritto di decidere”, il “Centro di sostegno alle donne”, il “Movimento femminista delle suore Mirabal”, la “Coalizione Podemos”, la “Rete urbana popolare” e il “Forum dei cittadini”.

Le pressioni internazionali non sono mancate in questi anni, tra queste ricordiamo quelle di “Cattolici per il diritto di decidere” (Catholic for Choice), il Comitato latinoamericano e caraibico per la difesa dei diritti delle donne (CLADEM), la Federazione internazionale per la pianificazione familiare e la Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH). Dal 2018 in poi, Human Rights Watch, Women Link’s Worldwide e Amnesty International non hanno mai smesso di promuovere con ogni mezzo ed in ogni sede la liberalizzazione dell’aborto sull’isola, avvicinandosi nella primavera del 2021 al loro obiettivo, con un parere favorevole dei consiglieri preisdenziali, bocciato poi dalla Commissione parlamentare per lariforma del Codice penale.

Non sorprende che l'approvazione da parte del Congresso dell'attuale Codice penale abbia provocato reazioni rabbiose e totalmente irrazionali da parte dei gruppi femministi e tra i blasonati “difensori” dei diritti umani e dell’omicidio dell’innocente, per Astrid Valencia, direttore di ricerca di Amnesty InternationaI per le Americhe, si «consolida un'eredità di violenza istituzionale e ingiustizia di genere», per altri addirittura si «viola i diritti fondamentali dei cittadini, in particolare quelli delle donne e dei bambini».

Due insegnamenti da Santo Domingo all'Italia. Ai parlamentari: è possibile coraggiosamente resistere contro il male e vincere buone battaglie, basta ingaggiare la lotta con fede e determinazione. Alla Chiesa cattolica: è necessario affermare con gioia, dando ragioni e senza tregua né ambiguità i cardini della fede e della dignità umana, prima ancora di tradire fede e ragione in mediazioni insulse contrarie alla morale cattolica.