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CAMPAGNA PRO GENDER

Sussidiari al rogo: l’ultima assurdità di Avvenire

Una messa in guardia nel mondo della scuola dalla diffusione di testi sessisti. Accade su Avvenire che dà spazio alla teoria gender dimenticando persino quanto detto Papa Francesco. 

Educazione 22_11_2017

Da non credere. Parevano inverosimili le segnalazioni di lettori sconcertati i quali facevano presente come Avvenire, ieri mattina, dedicasse un’intera pagina all’importanza di bandire gli stereotipi di genere dai libri scolastici. C’era sinceramente da augurarsi che si fossero confusi con Repubblica. Invece le segnalazioni, purtroppo, erano corrette: un lungo articolo a firma di Viviana Daloiso, a pagina 26, metteva in guardia il mondo della scuola dalla diffusione di testi sessisti. Sul quotidiano dei vescovi italiani.

A suffragare l’allarme contro i sussidiari poco egualitari, nell’articolo, ampio spazio alle tesi della pedagogista Irene Biemmi, autrice di testi "memorabili" come Federico e Federica (Giunti Kids) nel quale vi sono «bambine che amano correre all’aria aperta e giocare a calcio, come Federica, e bambini che si divertono a giocare con la cucinetta, come Federico», e che, nelle scuole in cui è stato proposto, ha suscitato ben poco entusiasmi. Come accaduto a Lerici, dove l’opera si è attirata le perplessità dei genitori e pure del parroco. Ma era il 2015.

Avvenire di queste preoccupazioni, oggi, non vuole sentir parlare, e denuncia che negli odierni libri di scuola le donne «sono ignorate, e persino discriminate, o addirittura calpestate». In realtà nello stesso articolo si afferma pure che il mondo maschile, in quei pericolosissimi testi, viene presentato come «violento», dunque non risulta chiaro se gli stereotipi pendano davvero a tutto vantaggio degli uomini. Ad ogni modo, al di là del censimento delle favole e dei contenuti dei sussidiari, c’è un passaggio su cui il giornale della Cei bellamente sorvola.

Il passaggio è il seguente: l’effettiva pericolosità dei testi incriminati. Ammesso e non concesso, infatti, che i sussidiari siano così sessisti, quali sono gli effetti negativi che essi producono nei giovani? «Non serve un esperto per capire che impatto possono avere questi stereotipi, spesso presentati in modo acritico, sui nostri bambini», è il pensiero della Biemmi, che in questo modo lascia astutamente intendere chissà quali devastanti conseguenze a causa dei libri scolastici in circolazione. In realtà, le cose non stanno esattamente in questi termini.

La letteratura specialistica, infatti, se da una parte denuncia nei testi scolastici la riproposizione di un'immagine di femminilità e mascolinità di stampo sessista (Foro de Educación, 2015), con analisi anche approfondite in tal senso (Sex Roles, 2006), dall’altra spesso finisce proprio per segnalare la necessità di maggiori approfondimenti sul legame – ad oggi per nulla accertato e chiaro – sugli effetti a lungo termine di certi libri nella vita adulta dei ragazzi e sulla futura divisione dei ruoli all’interno della società (Early Childhood Education Journal, 1999).

Da notare come pure gli studi più recenti sulla didattica egualitaria e non stereotipata nulla spieghino sui presunti benefici che, anni e anni dopo, essa propizierebbe (Journal of Experimental Child Psychology, 2017). In altre parole, la lotta ai sussidiari cosiddetti sessisti si basa solo sull’ipotesi – astratta e del tutto indimostrata – della loro pericolosità sociale. Ciò nonostante Avvenire sposa la causa con fervore, dimenticandosi di come non qualche acido e nostalgico preconciliare, ma Papa Francesco in persona abbia qualificato iniziative simili come esiziale «indottrinamento della teoria gender».

Fa tuttavia sorridere, per concludere, come il quotidiano dei vescovi da una parte denunci l’urgenza di decostruire gli stereotipi di genere, e dall’altra – lo stesso giorno, peraltro – su Popotus, l’inserto dedicato ai più piccoli, rispettivamente a pagina 2 e 3, presenti rispettivamente il disegno di un uomo (coi baffi, per togliere ogni dubbio) al lavoro e quello di una donna, invece nel bagno di casa, impegnata a testare creme per la pelle, struccanti e prodotti cosmetici. E’ dunque chiaro come ad Avvenire siano i primi a non credere fino in fondo in ciò che scrivono.