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Olanda, Ddl folle: eutanasia per gli over 75 “stanchi di vivere”

Pia Dijkstra, parlamentare di Democratici 66, partito socioliberale, ha presentato un disegno di legge che prevede l’eutanasia per gli over 75 che sono «stanchi di vivere». Difficile che il Ddl venga approvato nella legislatura in corso, ma è segno del clima mortifero radicatosi nei Paesi Bassi e che ha già raggiunto vette di orrore.

Vita e bioetica 29_07_2020

Sono trascorsi diciotto anni, ormai, da quando nel 2002 l’Olanda divenne il primo Stato al mondo a legalizzare l’eutanasia. Ciò nonostante, i Paesi Bassi restano ancora oggi apripista in campo eutanasico, e ora si affacciano a una nuova, inquietante frontiera: quella della «dolce morte» per chi è stanco di vivere. A provarlo, la nuova iniziativa legislativa presentata dalla deputata Pia Dijkstra di Democratici 66, partito socioliberale. Dijkstra ha appunto depositato un disegno di legge che prevede esattamente questo: l’eutanasia per gli over 75 che sono «stanchi di vivere». Proprio così.

Ormai il criterio della sofferenza e perfino quello già inquietante della sopraggiunta demenza, evidentemente, hanno fatto il loro tempo. Ora si lavora direttamente sulla «stanchezza di vivere» quale discrimine tra il poter o meno attivare il proprio “diritto” di morire, che più correttamente andrebbe definito come “diritto” di essere uccisi. Per la verità già da tempo nei Paesi Bassi, come ben sa chi segue l’argomento, si parla di includere sostanzialmente i «motivi personali» tra quelli validi al fine di ottenere l’eutanasia.

Mai, però, ci si era spinti fino alla formalizzazione legislativa di simili propositi. Propositi che in questa occasione, comunque, non dovrebbero tradursi in legge. Troppo lunghi, infatti, sono i tempi medi di un iter parlamentare - circa nove mesi - perché questo possa concludersi prima che l’attuale gabinetto si dimetta in vista delle elezioni previste per marzo 2021. Tuttavia, come riconosciuto dalla stessa Dijkstra, ciò che sta a cuore ai sostenitori del diritto a farla finita è, per il momento, aprire un dibattito sull’eutanasia per gli «stanchi di vivere».

La deputata - che vanta trascorsi da presentatrice televisiva e che quindi, per la sua popolarità, si presenta come la figura ideale per veicolare certe idee - lo aveva promesso al suo elettorato tempo addietro ed è stata di parola, benché sappia che il suo Ddl non potrà entrare in vigore. In altre parole, pur consapevoli che il nuovo disegno di legge sugli «stanchi di vivere» non verrà approvato nella legislatura in corso, quel che si sta tentando di fare è aprire una vera e propria Finestra di Overton sulle frontiere più estreme della morte on demand.

Il tutto in un Paese dove la «dolce morte», a ben vedere, ha già toccato vette di orrore. Basti pensare, solo per stare a quest’anno, al verdetto della Corte Suprema di aprile, con il quale - a partire da un caso in cui una donna è stata uccisa senza il suo parere mentre la figlia e il marito la tenevano ferma, in una scena degna di Dario Argento - i giudici, confermando verdetti precedenti, hanno stabilito che «l’eutanasia si può attuare anche quando il paziente è incapace di esprimere la sua volontà».

E dove non basta la drammaticità del singolo caso, a dare conto di quanto sta accadendo nei Paesi Bassi c’è la forza dirompente dei numeri, con i casi di eutanasia in crescita. Se infatti nel 2018 le morti indotte ammontavano ad oltre 6.000, facendo segnare una lieve contrazione rispetto ai casi registrati nel 2017, per lo scorso anno i primi dati parziali testimoniano un netto aumento. Il clima mortifero nel Paese è quindi decisamente radicato, motivo per cui Pia Dijkstra ha pensato bene di farsi avanti.

Ora, che cosa insegna questa sconvolgente notizia, che - c’è da scommettere - i grandi media minimizzeranno o si limiteranno a presentare come una bizzarra iniziativa legislativa olandese? Essenzialmente una cosa. Si tratta di una prova - l’ennesima - del fatto che la china scivolosa, ossia la teoria secondo cui una volta imboccata una strada di morte essa si farà ogni giorno più precipitosa e distruttiva, di fatto non è una teoria. Non più. È, invece, un oliato e mortifero meccanismo dal quale è doveroso tenersi alla larga.

Ma c’è solo un modo per farlo: dire la verità sull’eutanasia, senza cedere neppure di un centimetro rispetto all’imperativo - e al comandamento - del «non uccidere». Perché basta un cedimento anche minimo ed ecco che la china scivolosa, implacabilmente, si ripresenta come una fin troppo facile profezia. Olanda docet.