Il processo sinodale è una gravissima minaccia per la Chiesa
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La sinodalità è un processo che sta cambiando (protestantizzandola) la struttura della Chiesa cattolica, dal ruolo dei vescovi al Catechismo, dal rapporto con il mondo al relativismo dottrinale. È il pericolo più grave perché si tratta di una prassi e non di una dottrina. Il voto in conclave ne tenga conto.
- Il card. Zen alle Congregazioni: Fermate il Sinodo! (Testo integrale)

In questo conclave la posta è molto alta. Tra l’altro ne è una prova indiretta la compatta pressione dei mass-media di regime per una indiscutibile “continuità” con Francesco. La posta in gioco è alta perché questo Pontificato ha puntato diritto verso significativi radicali cambiamenti rispetto alla tradizione dottrinale, disciplinare e pastorale. Queste rivoluzioni non possono venire nascoste sotto atteggiamenti che hanno trovato gradimento tra la gente, oppure sotto un fraseggio di tipo esistenziale e sentimentale che ha talvolta scaldato i cuori, o tramite le espressioni gestuali della cosiddetta “semplicità” di Francesco, “uno di noi”.
Questo pontificato ha mutato l’immagine di Chiesa e molti credenti sentono che, continuando su questa strada, avremo una “nuova Chiesa”, del resto già in sviluppo oggi. I due “partiti” sono anche stavolta gli stessi di sempre. Ma chi era all’opposizione con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ora sta al governo. Le garanzie di tenuta sono fortemente diminuite, le possibilità che la falla si ingrossi e che la nave deragli sono aumentate. Protestantizzazione della Chiesa cattolica, o almeno anglicanizzazione, sono visibili all’orizzonte e, in parte, sono già vivibili tra di noi.
Un secondo aspetto preoccupa i cuori e le menti e induce molti – credo più che in passato – a pregare per i cardinali elettori. I processi avviati e i nuovi sentieri già percorsi non si fermeranno, continueranno per inerzia, comunque vada la votazione. La loro incubazione dottrinale è pluridecennale e nel recente pontificato hanno trovato una promozione sostanziale. Anche se ci sarà una correzione dei molti passi avventati fatti – come qualche sparuto cardinale e vescovo richiede – e soprattutto se queste correzioni saranno dovute solo a patti elettorali tra gruppi di cardinali al conclave, la “nuova Chiesa” continuerà il suo tragitto ancora per lungo tempo.
Il motivo è che nel pontificato di Francesco, anche se non sono mancate prese di posizione documentabili per iscritto e fortemente contestabili (si pensi ad Amoris Laetitia), i cambiamenti sono avvenuti in modo comportamentale, con parole ambigue e gesti provocatori. A confondere sono stati soprattutto questi ultimi, e non solo le Esortazioni apostoliche o le Dichiarazioni della Dottrina della fede. La novità è stata un modo di essere e di porsi. Questo modo di essere e di porsi continuerà, e non solo in Germania, dove la cosa è scontata più che altrove.
Ai cardinali sono stati dati in questi ultimi giorni molti consigli. Anche la Bussola ha sottoposto all’attenzione di tutti i fedeli, ma soprattutto di loro, una analisi dei gravi problemi aperti dal pontificato di Francesco e che dovranno essere risolti. Se lo saranno e quando lo saranno non si sa: la Chiesa ha tempi lunghi.
La composizione del conclave non sembra però molto adatta ad ascoltare e ad approfondire. I cardinali sono di numero molto elevato, diciamo pure che sono troppi perché possa esserci un vero approfondimento dei bisogni della Chiesa. Dati gli strani criteri delle nomine cardinalizie utilizzati in questi anni, molti di loro non hanno avuto modo di sintonizzarsi con i problemi della Chiesa universale oltre che con quelli della loro regione, grande o piccola che sia. Inoltre, il recente pontificato, molto pastorale e piuttosto trascurato sul piano dottrinale, ha promosso al cardinalato molti vescovi “di strada”, interessati ad atteggiamenti nuovi inclusivi piuttosto che fare attenzione alle eresie.
Umanamente parlando, c’è un grande pericolo, siamo in un punto strategico, continuare su una strada potrebbe comportare l’impossibilità di tornare indietro, stiamo sperimentando prese di posizione irreversibili. Patteggiare per un allargamento della possibilità di celebrare in Vetus ordo o per una revisione/precisazione di Fiducia supplicans non è sufficiente. Per questo è utile chiarire quale sia l’argomento di fondamentale importanza su cui tutti i cardinali dovrebbero concentrarsi. Qual è la questione centrale che, se rimane così come è, rappresenterà un danno sicuro e generale? A nostro parere è la sinodalità.
Il processo sinodale è il più pericoloso perché è una prassi e non una dottrina, anche se nasconde una dottrina. La prassi sinodale può cambiare nel giro di poco tempo la fisionomia della Chiesa. Può distruggere la sua struttura gerarchica, può far sì che dei laici guidino i vescovi; può dare consistenza teologica all’assemblearismo; può confondere il “popolo di Dio” con un gruppo sociologico di pressione; può scomporre l’unità universale in varie componenti regionali; può fare in modo che qui si benedica e là non si benedica, che qui un comportamento sia lecito è là illecito; che la liturgia diventi preda delle culture locali; che le conferenze episcopali legiferino in modo diverso in campo dottrinale; che le esigenze del momento abbiano aggio su quelle eterne; che la democrazia liberale entri nella Chiesa; che l’autoconvocazione dal basso diventi la regola; che ci sia una polverizzazione di “comunità di base”; che non esista più il Catechismo ma solo i catechismi; che l’ascolto preceda le esigenze della verità; che tutto in fondo sia interpretazione; che il Papato non sia l’ultima istanza in fatto di dottrina; che le domande e i dubbi siano fondamentali perché favoriscono la discussione sinodale, mentre le risposte siano come delle pietre lanciate contro gli altri; che giudicare si debba sempre fare in un contesto e mai in assoluto; che l’importante sia decidere insieme e in modo condiviso e non che quanto si decide sia vero e buono; che tutto e tutti siano ammissibili nella Chiesa ma non quelli che sostengono che non tutto può essere ammesso.
Questo è il pericolo maggiore. La sinodalità è come un infiltrato che, sotto copertura, fa il gioco del nemico.