Nel vertice Usa-Russia l'Ucraina sarà solo uno dei temi
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Nel vertice di Anchorage di oggi, Trump e Putin annunceranno con ogni probabilità progressi sui fronti strategici, dell’economia e soprattutto dei rapporti bilaterali. L’Ucraina sarà quindi solo uno dei temi in agenda e neppure il più importante.

Russia e Stati Uniti non hanno in programma di preparare nessun documento congiunto al termine del summit di stasera (ora italiana) fra Vladimir Putin e Donald Trump in Alaska. Lo ha detto ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «Non è previsto alcun documento sui risultati del vertice, non è stato preparato nulla. Ed è improbabile che ci sarà alcun documento. Tuttavia, dato che ci sarà una conferenza stampa congiunta, il presidente illustrerà naturalmente la serie di accordi e intese che sarà in grado di raggiungere».
Una dichiarazione che potrebbe indicare i dubbi e le incertezze circa l’esito del faccia a faccia tra i due presidenti, oppure un’affermazione che potrebbe far parte di una regia accurata e messa a punto da Mosca e Washington per assicurare “suspense” all’evento descritto da alcuni come una nuova Yalta.
Del resto anche Trump, consumato istrione, ha fatto la sua parte, annunciando il summit ad Anchorage solo poche ore dopo che aveva affermato con durezza di non voler incontrare Putin. «Questo incontro prepara il terreno per il secondo, ma c'è il 25% di possibilità che questo incontro non abbia successo», ha detto ieri Trump a Fox News Radio, rinnovando così l’interesse internazionale per il summit.
Chi ha dimestichezza con questo genere di eventi sa bene che i summit vengono preparati minuziosamente da funzionari e “sherpa”, e vengono annunciati quando le intese sono già state raggiunte almeno in larga misura, mentre dove non è possibile trovare convergenze vengono messe a punto note di linguaggio utili a ridimensionare le differenze di vedute e sminuire i contrasti. Meglio ricordare che funzionari statunitensi hanno riferito al Wall Street Journal che da mesi Trump e Putin si sentono al telefono. Inoltre, conoscendo i due personaggi, c’è qualcuno che può davvero credere che si incontrino con così ampio clamore mediatico senza aver già trovato il modo per definire entrambi il summit un grande successo?
Il 12 agosto fonti della Casa Bianca hanno infatti fatto sapere al giornale Politico che il faccia a faccia di Ferragosto potrà essere «l'inizio di una nuova fase» e «un passo verso la fine della guerra in Ucraina» evitando però promesse di annunci di cessate il fuoco o altri accordi. Alla Casa Bianca ricordano poi come l'idea del vertice sia nata dopo che l'inviato speciale Steve Witkoff, che la scorsa settimana ha incontrato Putin a Mosca, ha riferito a Trump che il presidente russo ha espresso il desiderio di incontrarlo. Inoltre Putin ha «offerto un piano, forse non un piano praticabile, ma c'è qualcosa su carta, qualcosa che mostra un progresso».
Una storia confezionata, perfetta per i media, anche se a nostro avviso è più probabile che Witkoff e Putin abbiano discusso a Mosca dell’agenda del vertice di Anchorage, in cui la guerra in Ucraina sarà probabilmente solo uno dei temi di interesse bilaterale, almeno una mezza dozzina.
La Casa Bianca ha appena incassato la dura reazione di India e Cina alle ingerenze e alle minacce di dazi. Una disfatta per l’arroganza di Trump, risultata vincente invece con i “vassalli” europei, che ha determinato non solo il consolidarsi dei rapporti strategici tra India, Russia e Cina ma addirittura un’inedita intesa cordiale tra cinesi e indiani che, dimenticando rivalità e crisi militari di confine, stanno intensificando le relazioni diplomatiche ed economiche.
Trump non ha solo compromesso il lento avvicinamento tra USA e India ma sta rafforzando l’asse militare della Shangai Cooperation Organization (organizzazione di sicurezza asiatica guidata da Mosca e Pechino ma a cui aderiscono l’India e molte nazioni della regione) e l’asse economico finanziario dei BRICS, sempre più determinati a commerciare senza utilizzare il dollaro.
Trump oggi ha più che mai bisogno di avere un buon rapporto con Putin per negoziare sui temi commerciali con i BRICS e su quelli strategici con India, Iran e Corea del Nord, mentre Putin incassa l’uscita dall’isolamento decretato dall’Amministrazione Biden e ha oggi tutto l’interesse a trovare intese che portino ad abrogare le sanzioni alla Russia.
Nella base militare di Elmendorf-Richardson, situata a nord di Anchorage, Trump e Putin annunceranno con ogni probabilità progressi sui fronti strategici, dell’economia e soprattutto dei rapporti bilaterali. L’Ucraina sarà quindi solo uno dei temi in agenda e neppure il più importante, con buona pace di Volodymyr Zelensky e dei leader europei, terrorizzati all’idea di trovarsi da soli a gestire l’ira della Russia.
Del resto se c’è qualcosa che accomuna Putin e Trump è l’ostentato disprezzo espresso da entrambi nei confronti dell’Europa, anche se motivato per ognuno da ragioni diverse. Trump ha usato la spesa militare al 5% del Pil e i dazi imposti a NATO e Ue per umiliare gli europei agli occhi del mondo mentre il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexey Fadeev ha affermato che «consideriamo le consultazioni richieste dagli europei[sul vertice del 15 agosto] come un'azione politicamente e praticamente insignificante. Gli europei sostengono verbalmente gli sforzi diplomatici di Washington e Mosca per risolvere la crisi Ucraina, ma di fatto l'Unione europea li sabota».
Il summit è quindi destinato ad essere un successo, ma per USA e Russia, non necessariamente per Ucraina ed Europa, che hanno visto umiliate le richieste di sedersi al tavolo con i due presidenti. Del resto l’incontro è stato pianificato per avere un forte valore simbolico, a partire dal luogo in cui si tiene. L’Alaska era parte della Russia zarista, venne venduta agli USA nel 1867 ma vi sono ancora comunità che parlano russo e piccole chiese ortodosse nei villaggi che un tempo ospitavano le stazioni commerciali costiere di Mosca.
Separata dalla Kamchatka russa da 80 chilometri dello Stretto di Bering (in realtà l’isola russa di Grande Diomede e quella americana di Piccola Diomede distano meno di 4 chilometri) l’Alaska è stata a lungo luogo simbolo della Cortina di Ferro durante la Guerra Fredda ma appare con questo vertice un trait d’union tra Russia e Stati Uniti. Ancor più rilevante se si considera che, come previsto, la visita di Putin in territorio americano verrà ricambiata con un secondo faccia a faccia tra i due da tenersi in Russia, forse in ottobre.
Fare previsioni in questi casi è sempre un azzardo ma tra i temi che verranno affrontati vi sarà forse anche il rilancio del Trattato INF sui missili balistici a raggio intermedio da cui Trump aveva ritirato gli USA nel 2019 e che Mosca ha fatto sapere nei giorni scorsi di non voler più rispettare. Un segnale di distensione che scongiuri il rischio di avere presto missili statunitensi con armi nucleari in Germania puntate su Mosca e missili russi in Bielorussia puntati sull’Europa.
Dopo l'incontro in Alaska con Putin, «il secondo incontro sarà molto, molto importante, perché sarà un incontro in cui si raggiungerà un accordo. E non voglio usare il termine 'spartirsi le cose', ma in un certo senso non è un termine sbagliato. Ci saranno scambi di opinioni su confini e territori» ha detto ieri Trump nell'intervista al "The Brian Kilmeade Show" di Fox News.
Questo significa che la fine della guerra in Ucraina o un annuncio di Putin circa il cessate il fuoco non è una aspettativa posta in agenda oggi. Se ne parlerà semplicemente ma ogni decisione è rinviata al secondo incontro in Russia tra i due presidenti. Ad Anchorage probabilmente Trump prenderà atto della disponibilità di Putin a chiudere la guerra ma solo una volta che Kiev avrà accettato le cessioni territoriali e le altre condizioni poste da Mosca. Una di queste è la non adesione alla NATO, esclusa peraltro anche da Trump.
Trump e Putin si daranno appuntamento al summit in Russia per valutare i progressi verso la pace ma, considerate le condizioni militari disastrose delle forze ucraine e i successi costanti dei russi che avanzano su tutti i fronti, Putin avrà probabilmente il tempo necessario per completare le operazioni militari e chiudere il conflitto. Specie ora che il massiccio sfondamento delle linee ucraine a nord-est di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, sembra poter aprire la strada al tracollo dell’esercito di Kiev.
Le diverse ipotesi circolate in questi giorni di “congelamento del conflitto” o di un possibile ritiro russo da alcuni territori non appaiono credibili né coerenti con la posizione di Mosca, che ha sempre chiesto di negoziare la fine del conflitto e la rimozione delle sue cause. A meno che Kiev non accetti le condizioni di pace poste da Putin. Zelensky, sostenuto dagli europei, ha ribadito che non intende «regalare lembi di territorio ucraino a Mosca» ma questi territori i russi li stanno espugnando combattendo, controllano circa il 20 per cento dell’Ucraina e continuano ad avanzare.
Difficile credere che Trump rinuncerà a tutti gli affari che ha in ballo con la Russia e i suoi alleati per pretendere da Putin che cessi immediatamente e senza condizioni l’offensiva in Ucraina. Sarà forse per questo che Frederikas Jansonas, consigliere del presidente della Repubblica lituana, Gitanas Nauseda, ha affermato ieri che «l'incontro in Alaska tra Trump e Putin è un fatto estremamente preoccupante».
Ancora più pragmatico il premier ungherese Viktor Orban: «L’Ucraina ha perso la guerra e il suo futuro sarà deciso da altri paesi, mentre la Russia ha vinto questa guerra. L’unica domanda è quando e in quali circostanze le figure occidentali che sostengono gli ucraini ammetteranno che ciò è accaduto, e cosa ciò significherà».