Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Pasquale Baylón a cura di Ermes Dovico

SCIENZA

Hawking, l'universo e la «grande scoreggia»

Per lo scienziato inglese e per Margherita Hack l'universo non ha bisogno di un Creatore. E si inventano una curiosa teoria sull'origine. 

Cultura 09_04_2011
hawking

Questa settimana due eventi hanno proposto all’opinione pubblica una riflessione cosmologica: la dichiarazione dell’astrofisica atea Margherita Hack, la quale ha affermato che spiegherà ai bambini il “Big Bang” come “una grande scoreggia dell’universo”, la prossima pubblicazione in Italia del nuovo libro di Stephen Hawking in cui sostanzialmente si afferma che il “big bang” deriva solo dalle leggi della fisica e quindi non c’è bisogno di un Creatore.

Stephen Hawking è il famoso fisico colpito da ragazzo da una malattia che logora le cellule nervose (una forma di atrofia muscolare progressiva), nonostante questa difficoltà attualmente ricopre la cattedra universitaria che fu di Newton. Viene da domandarsi, se tale malattia fosse stato possibile prevederla con un esame embrionale, quanti avrebbero deciso che la sua vita era inutile?

Hawking da tempo si dedica a problematiche cosmologiche, con libri molto venduti e speriamo anche letti nello stesso numero. Nel 1986 il Papa lo nominò membro della “Pontificia Accademia delle Scienze” (questa trae le sue origini dalla prima accademia scientifica al mondo detta “Accademia dei Lincei” fondata il 17 agosto 1603 a Roma sotto l’auspicio del Papa Aldobrandini Clemente VIII) , un forum di cui fanno parte eminenti personalità del campo scientifico di diverse fedi religiose ed atei, un consesso che ad alcuni potrà sembrare impossibile in un’epoca in cui si torna a raccogliere le firme affinché un cattolico, per quanto afferma in campo religioso, non possa ricoprire incarichi di direzioni in un ente scientifico come il CNR.

Del nuovo testo di Hawking il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato alcune parti dandogli il titolo provocatorio:”La filosofia è morta non ci resta che la fisica”. Nel testo è affermato, senza dimostrazione, che per secoli la risposta agli interrogati di senso sulla realtà, la sua origine ed evoluzione sono stati “di pertinenza della filosofia, ma la filosofia è morta non avendo tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza ed in particolare della fisica”. La soluzione proposta è:”oggi disponiamo di una candidata al ruolo di teoria ultima del tutto, ammesso che ne esista effettivamente una, e questa candidata è chiamata teoria M”.

Ora come la scienza del quantitativo e sperimentale da sola divenga la soluzione per problematiche non misurabili e spesso non ripetibile, lascia dei dubbi. Purtroppo la cultura moderna si è “separata” in umanistica e scientifica, pensando che ognuna da sola potesse arrivare a delle verità senza tener conto dell’altra, a tal punto che grandi scienziati pensano che si possa far a meno della filosofia. Invece è quest’ultima l’unica, ad esempio, che può mediare per stabilire le relazioni tra la verità della natura e quelle della rivelazione.


Leggiamo una frase di Stephen Hawking, secondo cui il nostro diviene solo uno degli universi possibili, un multiverso: ”La loro creazione non richiede l’intervento di un essere soprannaturale o di un dio, in quanto questi molteplici universi derivano in modo naturale dalla legge fisica: sono una predizione della scienza”. Non abbiamo qui lo spazio per approfondire i temi legati al “Big Bang”, mi preme solo provocatoriamente far notare che tali argomentazioni assumono rilevanza per l’autorità da cui provengono e la sede in cui vengono fatte.

Riprendendo l’esempio di Margherita Hack pensate a quanti in ascensore con uno scienziato, sentendo un cattivo odore, con quale ilarità accoglierebbero la spiegazione che tali eventi non hanno bisogno di un creatore. Voi gli credereste?

*Fisico