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la lettera

Famiglie numerose, principi e valori: non siamo ipocriti

Ci scrivono sul caso della lesbica civilunita iscritta all'Associazione Famiglie Numerose: «Non entriamo nella privacy». Ma un'unione civile non è privacy: è pubblica e contrasta con la carta dei valori di ANFN. Non vederlo è ipocrita. 

Editoriali 03_07_2025

In riferimento all'articolo sul caso dell'iscrizione all'Associazione Nazionale Famiglie Numerose di una donna civilunita con un'altra donna, riceviamo e pubblichiamo una lettera di un'iscritta. Con replica del caporedattore Andrea Zambrano, autore dell'articolo che trovate QUI.  

Caro direttore,
Una volta, invitata a un matrimonio, conobbi un santo sacerdote che, prima della Comunione eucaristica, fece annunciare dall’ambone le condizioni ecclesiastiche per potersi accostare all’Eucaristia. Quel sacerdote mise in atto l’unico mezzo a sua disposizione per evitare — con carità — che molti degli invitati, di cui non conosceva la condotta personale, si accostassero in modo indegno alla Comunione. Con quell’annuncio, egli aveva assolto il proprio compito e adempiuta la propria responsabilità. Se neppure l’autorità ecclesiastica dispone di strumenti migliori per esplorare il foro interno delle coscienze, come potrebbe un’associazione laica, aconfessionale e apartitica indagare sui pensieri e sul comportamento degli iscritti, quando questi abbiano firmato consapevolmente la Carta dei Valori? Non si è trattato dell’iscrizione di famosi personaggi pubblici, ma della richiesta di iscrizione da parte di private cittadine, le cui scelte di vita potevano essere conosciute solo violando la loro privacy e cercandole sui social.

È in questo contesto che inquadrerei il dissidio sorto tra alcuni iscritti ANFN e il Consiglio Nazionale. Come ripetutamente chiarito dallo stesso Consiglio, non c’è stato alcun cambiamento nei valori fondanti. Si è verificato un unico caso, gestito con prudenza e nell’unico modo possibile, ossia chiedendo l'adesione alla Carta dei valori - che le  aspiranti socie hanno accettato. È stato invece l’allarmismo di chi ha gridato allo scandalo tramite lettere pubbliche — una volta venuto a conoscenza di dati sensibili in violazione della legge — a mettere seriamente in difficoltà l’Associazione. Si è, infatti, creata una questione di principio da un caso isolato, minando pubblicamente l’immagine di una delle poche voci che agisce in concreto per le famiglie, proprio mantenendo il suo profilo aconfessionale e apartitico. Ovvero si è concretizzato ciò che viene usato dagli ideologi per poter “sfondare” la cosiddetta Finestra di Overton: l’uso di un casus belli, di un’eccezione, per poter riformulare tutta la realtà in modo artificioso. Con un unico obiettivo, tra l’altro: quello di minare l’autorevolezza di ANFN strumentalizzando l’accaduto e facendo piovere sull’associazione un fiume di critiche negative che deducevano l’accaduto attraverso i presupposti e i pregiudizi di chi, nella questione, non aveva alcuna informazione certa. (...)

Non vi è alcuna condanna verso chi, mosso con l’intenzione di tutelare il Bene dell’associazione, ha voluto capire meglio per compiere un delicato discernimento. Quello che c’è, oltre che un dispiacere per un fuoco di paglia, è l’effettiva riuscita di creare divisione e sospetto reciproci, mettendo in crisi l’intero andamento dell’associazione che, invece che promuovere una cultura di tutela verso i bambini e le bambine - attraverso le loro famiglie associate o meno - ha dovuto concentrarsi per un tempo inutilmente lungo e verboso, per dipanare un nodo cui sarebbe bastato un po’ di chiarimento e di buona fede, perché fosse sciolto senza problemi.

Francesca - associata ANFN

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RISPONDE ANDREA ZAMBRANO
Gentile Francesca, la ringrazio per la sua lettera che ci dà l'occasione di tornare su un argomento evidentemente esplosivo dentro l'associazione. Il punto di caduta che fa crollare il castello delle sue argomentazioni, come di molti altri, è la natura pubblica di quell’unione civile. 

Quelle donne sono civilunite, quindi la loro non è una scelta personale, non c’è nessuna questione di privacy perché l’unione civile di due lesbiche è un fatto pubblico e dal pubblico trae le sue conseguenze necessarie. Tanto più che, noi sappiamo, il discernimento effettuato è falsato. Quella donna chiedeva la possibilità di avere una scontistica per un supermercato. Ora, ci si iscrive ad un’associazione per avere un buono di dieci euro per comprare il latte? E si chiede un’adesione alla carta dei valori per questo?

E’ evidente che l’operazione era di quelle perfette dell’infiltrazione perché quelle donne sono due attiviste della causa arcobaleno, non si tratta di entrare in foro interno dentro le loro decisioni, ma di corrispondere nell'impegno ciò che si riflette nella vita pubblica che è quella della militanza omosessualista, evidentemente in contrasto con i principi e i valori richiesti dallo Statuto di ANFN. 

Insomma, addossare a noi la divisione, quando abbiamo soltanto preso atto di una tendenza a includere anche chi nella vita contraddice espressamente e pubblicamente la carta dei valori è piuttosto ipocrita.

Ovviamente diciamo questo da amici di ANFN, dato che siamo probabilmente l’unico quotidiano che dà sistematicamente spazio alle attività di ANFN e alle necessità e alla promozione delle famiglie XL, ma è inutile nascondersi dietro un dito: questa decisione è un problema perché non c’è nessuna necessità vitale a tutela dei minori coinvolti, è solo un cavallo di Troia.