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L'AVVENTURA DEL VIAGGIO - IL PURGATORIO/16

Dante incontra Donati e fa brillare l'amicizia

Continua nel canto XXIII del Purgatorio il percorso sulla poesia. Ora la riflessione è passata dalla letteratura antica a quella contemporanea al poeta. Dante si è sovente cimentato in componimenti giocosi, come nella tenzone con il senese Cecco Angiolieri (suo antagonista) o in quella con Forese Donati, suo amico.

Cultura 28_09_2014
L'incontro tra Dante e Forese Donati

Continua nel canto XXIII del Purgatorio il percorso sulla poesia intrapreso da Dante nel canto XXI. Ora la riflessione è passata dalla letteratura antica (i poemi epici di Stazio e di Virgilio) a quella contemporanea a Dante, in particolare quella comico – realistica. Lo stesso poeta fiorentino si è cimentato in componimenti giocosi, come nella tenzone con il senese Cecco Angiolieri (suo antagonista) o in quella con Forese Donati, suo amico, come tra poco vedremo.

Una moltitudine di anime, «oscura e cava» negli occhi, smunta ed emaciata nel volto tanto che le ossa sembrano perforare la pelle, procede guardando Dante e Virgilio con grande meraviglia. Sono i golosi della sesta balza del Purgatorio che sembrano portare impresso nel viso la scritta «OMO». Le due O sono i due occhi mentre la M è disegnata dal naso. Dal momento che in vita non sono riusciti a governare il vizio della gola, ora sono costretti a sentire «l'odor d'un pomo» che genera in loro un intenso desiderio di mangiare che non può, però, essere soddisfatto. «De l’etterno consiglio (cioè dalla volontà di Dio)/ cade vertù ne l’acqua e ne la pianta/ rimasa dietro» per cui le anime dimagriscono. Un’anima golosa, che Dante non riesce a riconoscere per l’aspetto così consunto, apostrofa, invece, il viandante ancora vivo che percorre le cornici del Purgatorio. La voce permette anche al Sommo poeta di identificare l’amico Forese Donati, cugino di Gemma Donati, la moglie di Dante, e fratello di Piccarda, che troveremo in Paradiso. 

La seconda cantica è proprio il Regno dell’amicizia e della familiarità! Quanti sono gli amici che Dante incontra lungo il cammino e se è vero, come è vero, che il Purgatorio assomiglia molto alla Terra, vorrà dire che il poeta ha voluto sottolineare l’importanza della compagnia amicale nel viaggio della vita. Ebbene, quando Forese ancora calpestava la polvere terrena, tra lui e Dante scoppiò una tenzone poetica che ancor oggi possiamo apprezzare per la vivezza del linguaggio e la forza dell’espressività comica che non indulge, però, a trivialità o volgarità. Nel sonetto dantesco, che dà avvio alla disputa verbale e poetica, Dante così scrive: «Chi udisse tossir la malfatata/ moglie di Bicci vocato Forese,/ potrebbe dir ch’ell’ha forse vernata/ ove si fa ‘l cristallo, in quel paese.// Di mezzo agosto la truovi infreddata:/ or sappi che de' far d'ogni altro mese.../ e non le val perché dorma calzata,/ merzé del copertoio c'ha cortonese.// La tosse, ‘l freddo e l'altra mala voglia/ no l’addovien per omor’ ch’abbia vecchi,/ ma per difetto ch’ella sente al nido.// Piange la madre, c’ha più d'una doglia,/ dicendo: “Lassa, che per fichi secchi/ messa l’avrè ‘n casa del conte Guido”». 

La moglie di Forese è perennemente raffreddata a letto a causa del marito che dimostra tutta la sua insufficienza a riscaldarla, cosicché pure la suocera è querimoniosa e rimpiange i possibili partiti che la figlia ha rifiutato in matrimonio. Dante, vedendo l’amico così emaciato, ricordandosi senz’altro dei loro giochi poetici, sembra quasi volerlo risarcire e sanare l’onta che aveva prodotta a Nella, moglie di Forese. Il dispiacere è, infatti, grande per la dipartita dell’amico tanto che Dante esclama: «La faccia tua, ch’io lagrimai già morta,/ mi dà di pianger mo non minor doglia […]/ veggendola sì torta». Forese è morto da pochi anni e si è pentito del proprio peccato poco prima di morire. Per questo Dante si aspetta di trovarlo nell’antipurgatorio. Grazie alle preghiere devote e ai pianti sospirosi di Nella Forese è stato rapidamente liberato dalla parte più bassa della montagna. 

Una volta ancora, riscopriamo nel Purgatorio dantesco l’importanza della preghiera per i vivi e per i defunti. Nella comunità dei santi la Chiesa militante (costituita da coloro che sono ancora in Terra) è unita alla Chiesa purgante (le anime del Purgatorio) e alla Chiesa trionfante (i beati del Paradiso). Forese si profonde, quindi, in un elogio della moglie «vedovella», che molto amò e che ora si trova in Firenze del tutto sola «in bene operare». «Le sfacciate donne fiorentine» sono, infatti, licenziose nella loro condotta e incedono «mostrando con le poppe il petto». Solo la consorte Nella brilla per la sua pudicizia. Su richiesta di Forese Dante spiega le ragioni del suo viaggio nell’aldilà: Virgilio l’ha tratto fuori dalla selva oscura, l’ha condotto nel buio infernale e, poi, sulle balze del Purgatorio fino al momento in cui Beatrice diverrà sua guida. Stazio è l’altro compagno di Dante, a causa sua la terra ha tremato, in quanto la sua anima purificata è ora pronta di salire in Paradiso.