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EDITORIALE

Chi sbeffeggia Dio non può rispettare l'uomo

Il caso delle vignette di Charlie Hebdo offensive nei confronti delle vittime del terremoto di Amatrice, è un classico esempio di che cosa voglia dire il nichilismo più sfacciato. Charlie Hebdo costituisce un inno al nulla, una enciclopedia, consultabile nei futuri secoli, per capire questi anni bui.

Editoriali 04_09_2016
Charlie Hebdo

Il gravissimo massacro subito, nel nome di Allah, dai redattori di Charlie Hebdo, ad  opera dei terribili e crudeli terroristi islamici, ci rende sempre molto cauti e prudenti, per un senso di pietà, nel giudicare nel merito quanto quella rivista pubblica nel nome della intoccabile “satira”.

Dobbiamo però avere il coraggio civile e culturale di dare un giudizio chiaro e non violento su quanto quella rivista scrive, soprattutto in un mondo globalizzato, in cui tutti giudicano tutto, aiutati anche dai nuovi mezzi di comunicazione. La rivista francese non può essere, per motivi unicamente misericordiosi, una sorta di “zona franca” culturale, a cui nessuno abbia diritto di accedere. Assassini i terroristi islamici, liberi i redattori di Charlie Hebdo di pubblicare quello che vogliono, liberi noi di giudicare.

Ed allora, ci permettiamo di giudicare aspramente e senza attenuanti le vignette che quella rivista ha dedicato con sfrontatezza (non confondiamola con il coraggio, perché non occorre alcun coraggio nello sbeffeggiare vittime innocenti) alle vittime del terremoto che ha provocato quasi 300 morti nella bellissima zona di Amatrice.

Ciò che colpisce, innanzi tutto, è stata l’assoluta mancanza di un minimo rispetto umano verso uomini, donne e bambini uccisi in modo così drammatico e cruento. Spesso i veri autori di satira dedicano toccanti e poetiche vignette alle persone morte, soprattutto a causa di eventi tragici o imprevedibili. Si può, quindi, fare una satira positiva e costruttiva nei confronti del mistero della morte: nel nostro caso, nulla di tutto ciò. Solo irrisione crudele e senza senso.

Per di più, questi incolti autori si sono attaccati ai più banali luoghi comuni relativi agli italiani, come al solito identificati con la pasta ed il relativo sugo (alla amatriciana, in questo specifico caso) e, naturalmente, con la mafia. Non contenta di avere usato i corpi dei nostri morti per farcire la lasagna, la redazione di Charlie, di fronte alle critiche universali subite, ha pubblicato una nuova vignetta con la quale, in sostanza, riesce a dire che  è tutta colpa della mafia.

Andando alla sostanza della questione, non possiamo non identificare nella rivista francese un classico esempio di che cosa voglia dire il nichilismo più sfacciato. Charlie Hebdo costituisce un inno al nulla, un canto alla distruzione, una enciclopedia, consultabile nei futuri secoli, per capire in che razza di clima assurdo noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo in questi anni bui. Anni senza pietà, anni cinici, anni distruttivi non solo a causa di terremoti.

La rivista francese (il clima culturale in Francia aiuta certamente questo nichilismo) ha iniziato con lo sbeffeggiare Dio, nelle sue varie rappresentazioni (anche quelle cristiane e giudaiche e non solo quelle islamiche) e, quindi, non poteva non finire con lo sbeffeggiare l’intera umanità, in tutte le sue versioni e, persino, in tutte le sue tragedie, senza pietà e senza compassione. Non possiamo non prendere le distanze da questa posizione culturale, che scavalca duemila anni di presenza cristiana. Altro che chiamarci tutti "Charlie”.

Tutti siamo limitati e tutti ci limitiamo civilmente per rispettare la convivenza comune. Non si capisce perché qualcuno continui a dire che solo la satira non debba avere un limite. L’episodio qui criticato dimostra, invece, che persino la satira debba avere un limite, se vuole continuare ad essere umana ed a contribuire positivamente alla vita di tutti noi. Naturalmente, dovrebbe essere una autolimitazione da parte dei satirici. Noi non siamo come i campioni del “pensiero unico” (cinico e bugiardo), che vorrebbero imporre per legge ciò che solo loro sostengono. Libertà per tutti, ma nel rispetto per gli altri, rispetto che “Charlie” ha calpestato ed offeso.