Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Rita da Cascia a cura di Ermes Dovico
inizio pontificato

Cardinale Goh: Leone potrà portare chiarezza sulla dottrina

Ascolta la versione audio dell'articolo

È stata la confusione sull'insegnamento della Chiesa a seminare divisioni e polarizzazioni. Il nuovo Papa «non sarà ambiguo e non lascerà che l'interpretazione di quanto dice sia lasciata a ciascuno», dice a La Bussola l'arcivescovo di Singapore.
- L'ultimo Leone prima di Prevostdi Paolo Gulisano

Ecclesia 22_05_2025
foto di Cecilia Fabiano/ LaPress

Diversi cardinali ci avevano riferito che uno degli interventi più apprezzati durante le congregazioni generali è stato quello del cardinale William Goh Seng Chye. Non è una sorpresa perché l'arcivescovo di Singapore è un pastore noto per la sua chiarezza dottrinale, lo zelo pastorale e la sensibilità liturgica. Lo abbiamo intervistato poco prima della sua partenza da Roma. 

Eminenza, pensa che voi cardinali abbiate eletto l'uomo giusto?
Sì, penso che Leone XIV sia proprio il Papa di cui il mondo ha bisogno in questo momento. Francesco ha rafforzato la dimensione missionaria della Chiesa, cercando di portare il Vangelo a tutta l'umanità, compresi peccatori, emarginati, vulnerabili. Ma credo che l'aspetto meno piacevole del suo pontificato sia stato che, nel suo tentativo di raggiungere tutti, in termini di dottrina e di morale gli insegnamenti non sono stati articolati correttamente, o meglio sono apparsi ambigui. 

Questa circostanza ha determinato le polarizzazioni che hanno attraversato la Chiesa in questi anni?
Se non abbiamo chiaro qual è l'insegnamento della Chiesa, allora è molto difficile lavorare insieme in unità. Anche se nella Chiesa, sia quelli cosiddetti «di sinistra», sia quelli «di destra» sono interessati a promuovere la missione dell'evangelizzazione, c'è stata una divisione interna su certe questioni come matrimonio, lgbtq, transgender. Queste sono le aree che hanno diviso la Chiesa perché ad un certo punto non si era più troppo sicuri di quale fosse la cosa giusta da fare. C'erano persone che venivano in chiesa e dicevano: «ma il Papa ha detto questo». Ma essere davvero inclusivi significa dire: «sì, capiamo che state lottando. Non riuscite a vivere il Vangelo. Vi aiuteremo, cammineremo con voi. Forse ci vorrà del tempo. Vi aiuteremo a innamorarvi di Gesù lentamente. Un giorno, forse, potrete arrivare a capire». Questa è una distinzione importante. 

Crede che Leone XIV saprà mettere ordine nelle divisioni sulla dottrina?
Sì, essendo un agostiniano ha solide basi nella tradizione e nella spiritualità di Sant'Agostino. Dall'altro lato, ha lavorato in Perù e conosce da vicino situazioni di povertà e di sofferenza. Inoltre, è stato a Roma per diversi anni e quindi sa quali sono le sfide della Curia. Inoltre, essendo stato priore generale del suo ordine, ha già dimostrato doti di governo. In queste prime uscite è stato sobrio ed attento a cosa dire e a cosa fare. Mi sembra un uomo consapevole del fatto che quando un Papa fa certi commenti, quei commenti sono presi sul serio e per questo usa cautela e prudenza. Questo è da apprezzare perché così la gente non si confonde. Quindi credo che sarà in grado di portare una maggiore chiarezza sulla dottrina in modo che la «sinistra» e la «destra» non litighino tra loro. Non sarà ambiguo e non lascerà che l'interpretazione di quanto dice sia lasciata a ciascuno. 

A proposito di questo, Lei saprà che questi non sono stati anni facili per i fedeli che amano la cosiddetta Messa tridentina. Che ne sarà di loro nel nuovo pontificato?
Personalmente credo che non ci sia alcun motivo di fermare quelle persone che preferiscono la Messa tridentina. Non fanno nulla di sbagliato o di peccaminoso. Naturalmente va preservata l'unità della Chiesa, ma d'altra parte abbiamo persino riti diversi come quello siro-malabarese. Possiamo benissimo accettare diversi modi di celebrare l'Eucarestia e quindi ritengo che non dovremmo soffocare coloro che preferiscono il rito tridentino. In fin dei conti, non conta il rito o la forma in cui si celebra, ma se si incontra Dio in profondità. 

Lei che esperienza ha con le comunità amanti della liturgia antica nella sua diocesi?
Personalmente non celebro la Messa tridentina, ma non sono contrario a chi lo fa. Nel mio Paese abbiamo un piccolo gruppo di circa 300 persone e sono per lo più giovani, spesso professionisti. A volte chiedo loro: «perché preferite questa celebrazione?». Loro mi rispondono di sentirla più riflessiva, contemplativa e trovano che li porti più vicini a Dio. Perché dovrei fermarli? Certo, se negano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II è un'altra storia e allora dovrebbero essere disciplinati. Ma non lo fanno, quindi ritengo che non dovremmo discriminare queste persone. Dopo tutto è stata la Messa celebrata per centinaia e centinaia di anni, no?

In Asia sono presenti – ed anzi crescono – le persecuzioni ai danni dei cristiani. Qual è la situazione della libertà religiosa nel vostro continente?
Le persecuzioni non sono le stesse in tutte le nazioni. Alcune sono molto sottili, altre rendono la vita davvero difficile. Ma credo che tutto dipenda dal Paese. A Singapore grazie a Dio non abbiamo questi problemi. Quindi la libertà religiosa dipende, ancora una volta, dal governo. Il problema nasce quando religione e politica si mescolano. Nel mio Paese abbiamo una netta linea di demarcazione. La nostra Chiesa non interferisce nel governo, non favorisce un particolare partito politico ma si limita a parlare di questioni morali e sociali. Altrove in Asia, dove c'è una religione di Stato, che sia musulmana o induista, la situazione della libertà religiosa diventa difficile perché i politici vogliono difendere una particolare religione per ottenere voti. E naturalmente anche la religione si servirà della politica per ottenere il potere. 

Quali sono le urgenze che si troverà ad affrontare lo statunitense un po' peruviano Leone XIV per quanto riguarda l'Asia?
Leone XIV ha già la prospettiva e l'esperienza di cosa significhi raggiungere un mondo che è diverso da quello d'origine. In particolare quelle aree povere ed emarginate molto presenti in Asia. 
La differenza con l'America Latina è che in Asia il cristianesimo è spesso minoranza, però le comunità cattoliche sono molto vivaci, proprio come in Africa. L'America Latina sta lottando invece contro l'abitudine a quella che potremmo chiamare una fede di routine e anche contro le incursioni delle sette. Qui in Asia non ci sono questi problemi ma essendo minoranza, Leone XIV dovrà prestare attenzione a come la nostra Chiesa dialogherà e interagirà con le altre religioni.  

Non è un po' deluso che il Papa non sia asiatico?
No, non mi interessa se il Papa è asiatico o europeo o di qualsiasi nazionalità. Non voto per continente o per cultura. Voglio votare per un Papa che sia veramente ispirato dallo Spirito Santo. Un'ispirazione che possa unire il mondo e camminare nella verità e nell'amore. E credo che Leone XIV sia l'uomo giusto.
 



La Messa d’insediamento

Leone XIV inizia il pontificato invocando amore e unità

19_05_2025 Nico Spuntoni

Ieri in piazza San Pietro la solenne celebrazione eucaristica per l’inizio del ministero petrino di Leone XIV. Nell’omelia, il neo Papa cita sant’Agostino. Il programma: custodire la fede, con uno sguardo alle sfide odierne. La discontinuità discreta rispetto a Francesco, con il proposito di «non cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario».

il papa

«Sparire perché rimanga Cristo»: l'esordio di Leone XIV

10_05_2025 Nico Spuntoni

Ieri la prima omelia del Pontefice neoeletto durante la Messa con i cardinali nella Cappella Sistina. Un'omelia cristocentrica e una celebrazione che conferma l'intenzione di pacificare la Chiesa, superando le polarizzazioni.
- Nel nome del Papa: quando Leone XIII salvò gli agostinianidi Stefano Chiappalone
- Habemus Papam, speciale conclave, di Stefano Magni