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Ambiente

Camerun, la deforestazione all’origine di un disastro ecologico incombente

Nel paese che ha aderito alla Grande muraglia verde, imprese in gran parte cinesi e vietnamite approfittano della corruzione dilagante per abbattere ed esportare enormi quantità di legname

Svipop 03_04_2021

Da anni alcune organizzazioni non governative denunciano che in Camerun, Africa Occidentale, alcune imprese europee non rispettano i requisiti del prelievo sostenibile che consente di mantenere inalterata nel tempo la capacità produttiva delle foreste. L’ong Survival, ad esempio, nel 2016 ha puntato il dito in particolare sull’impresa francese Rougier sostenendo che nel sud est del paese stava operando su una superficie molto più estesa di quella consentita dalla legge camerunese pur avendo una partnership con il Wwf. Ma a provocare un vero e proprio disastro ecologico è la deforestazione illegale su ampia scala di cui sono responsabili soprattutto delle società cinesi e vietnamite che, con la complicità delle autorità locali e della popolazione, tagliano ed esportano illegalmente alcune varietà di piante: in particolare, il talì, albero che raggiunge anche i 40 metri d’altezza e il cui legname è molto apprezzato in Vietnam per la costruzione di templi, e il doussié, inserito per la sua vulnerabilità nell’elenco dell’Unione Internazionale per la conservazione della Natura, il cui legname è usato per la fabbricazione di mobili. Secondo una indagine durata tre anni, svolta da una ong statunitense e una camerunese e pubblicata alla fine del 2020, i cinesi nel 2018 hanno acquistato il 63 per cento dei tronchi, i vietnamiti il 30 per cento e l’Europa meno del 10 per cento. “Distribuendo un po’ di soldi qua e là”, gli alberi vengono tagliati, piccole segherie mobili procedono a una prima lavorazione del legname, documenti falsi ne consentono il trasporto fino ai porti di Douala e Kribi e l’esportazione. Manca la volontà politica di bloccare l’esportazione illegale. Nel quadro di una collaborazione con l’Unione Europea sono stati versate decine di milioni di euro per sostenere l’amministrazione forestale del Camerun  al fine di operare in un ambito di legalità e mettere a punto procedure che contemplassero la rintracciabilità del legname destinato all’esportazione. Ma niente di tutto ciò si è realizzato. Il paradosso è che si deforesta e si rigenera al tempo stesso. Infatti il Camerun è uno dei 21 paesi che hanno aderito alla della Grande muraglia verde, un progetto di ripristino della fertilità e dell’integrità del sistema ecologico consistente in una fascia di alberi e colture che dovrebbe attraversare il continente da ovest a est, lunga 7.800 chilometri e larga 15, per un totale di almeno 100 milioni di ettari. Il costo è di 14 miliardi di dollari forniti per lo più da Unione Europea, Banca Mondiale e Banca africana per lo sviluppo.