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UNIONE EUROPEA

Varsavia accusa: dall'UE solo pretese e false promesse

I polacchi puntano il dito contro l’Unione Europea: non funziona se l’uguaglianza dei singoli Paesi è solo nominale, mentre comandano i più forti. La reazione di Bruxelles, che stoppa i fondi e pretende riforme su aborto e lgbti, dimentica che è la “conservatrice” Polonia a farsi carico dei rifugiati ucraini.

Esteri 12_08_2022

Si scalda lo scontro tra Polonia ed Europa: Varsavia è determinata ad andare sino in fondo dopo le false promesse sul Recovery Fund e ora si apre una seria discussione su abusi subiti e rilancio della casa comune. È stato il premier polacco Mateusz Morawiecki, lo scorso 8 agosto con un articolo pubblicato su Euractiv e ripreso da diverse agenzie europee, a mettere in chiaro la situazione: l’Europa deve cambiare direzione di marcia, l’asse franco-tedesco ha dimostrato di essere insufficiente, le istituzioni rischiano la deriva tirannica, si deve tornare al rispetto per tutti e ai valori originari.

«La guerra in Ucraina ha messo a nudo la verità sulla Russia… [e] ha anche messo a nudo la verità sull'Europa. Molti leader europei si sono lasciati adescare da Vladimir Putin e oggi sono sotto shock… l’Occidente si è assopito dal punto di vista geopolitico invece di mantenere una ragionevole vigilanza. L'Europa di oggi si trova in questa situazione non perché non fosse sufficientemente integrata, ma perché si è rifiutata di ascoltare la voce della verità. Il fatto che la voce polacca venga ignorata è solo un esempio del problema più ampio con cui l'UE si trova oggi a fare i conti. L'uguaglianza dei singoli Paesi è di natura dichiarativa.  La pratica politica ha dimostrato che la voce di Germania e Francia conta più di tutto. Si tratta quindi di una democrazia formale e di un'oligarchia di fatto, dove il potere è detenuto dai più forti… Se oggi vogliamo davvero parlare di valori democratici, è tempo di un grande esame di coscienza per l’Europa. Sconfiggere l'imperialismo in Europa è una sfida anche per la stessa Unione Europea. Le organizzazioni internazionali possono opporsi con successo all'imperialismo solo se difendono i valori fondamentali – libertà e uguaglianza – di tutti i loro Stati membri. Questo aspetto è particolarmente attuale per l'Unione europea.  L'UE si trova di fronte a crescenti carenze nel rispettare la libertà e l'uguaglianza di tutti gli Stati membri… L’allontanamento dal principio dell'unanimità nelle successive sfere di attività dell'UE ci avvicina a un modello in cui i più forti e grandi dominano i più deboli e piccoli. Il deficit di libertà e uguaglianza è evidente anche nell'area dell’euro… Sempre più spesso, le possibilità di difendere i diritti, gli interessi o le esigenze degli Stati medi e piccoli vengono meno di fronte agli Stati più importanti», mentre è necessario tornare a quel «bene comune era un valore che stava al centro del progetto europeo», così Mateusz Morawiecki su Euractiv.

E, ancora, il primo ministro polacco, insisteva: «In questo gioco, i più forti raggiungono il dominio politico ed economico; i secondi sono condannati al clientelismo politico ed economico. Per tutti loro, il bene comune è una categoria sempre più astratta. La solidarietà europea sta diventando un concetto aperto, ridotto a imporre l'accettazione di un vero e proprio dettame del più forte…Pertanto, faccio appello a tutti i leader europei affinché abbiano il coraggio di pensare in categorie adeguate ai tempi in cui viviamo. E siamo a un punto di svolta… Abbiamo bisogno di una riforma profonda che riporti il bene comune e l'uguaglianza in cima ai principi dell’Unione. Ciò non avverrà senza un cambiamento di ottica: sono gli Stati membri e non le istituzioni dell'UE, a dover decidere le direzioni e le priorità delle azioni dell'UE, poiché sono le istituzioni a essere create per gli Stati e non viceversa. La base della cooperazione deve sempre essere lo sviluppo del consenso, invece di far prevalere il più forte sul resto. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che l'UE non ha funzionato come avrebbe dovuto… Il problema è che questo percorso di per sé è sbagliato. Invece di fare due passi avanti, a volte è bene fare un passo indietro e guardare una questione particolare da lontano. La prospettiva di un ritorno ai principi che stanno alla base dell'Unione europea sembra la più brillante… L’Europa ha più che mai bisogno di speranza. E la speranza si può trovare solo nel ritorno ai principi, non nel rafforzamento della sovrastruttura istituzionale».

L’invocazione polacca, rivolta a tutti i leader dei Paesi europei, non ha avuto risposte per il momento, ma ha il pregio di aver posto al centro del dibattito quegli unici temi ineludibili che possono rilanciare ragioni e prospettive europee, che anche noi, nel nostro piccolo su La Bussola, più volte abbiamo sottolineato con preoccupazione. A togliere ogni dubbio sulla determinazione polacca ci aveva pensato il leader del partito PiS, Jarosław Kaczyński che, lo stesso 8 agosto in una intervista alla agenzia polacca Sieci, ripresa da Politico, aveva chiarito il governo sarebbe passato a contromisure proporzionate contro le istituzioni europee, preso atto che Bruxelles non elargiva i fondi del Recovery Fund e proseguiva nelle sue infrazioni contro Varsavia su “Stato di diritto”, “riforma della giustizia”, mancate riforme su aborto e lgbti. «Abbiamo mostrato la massima buona volontà, ma le concessioni non hanno portato a nulla», aveva detto Kaczyński e ora «non abbiamo motivo di adempiere ai nostri obblighi nei confronti dell'Unione europea».

L’unica ridicola reazione della Commissione era stata affidata alla portavoce Arianna Podestà, che aveva ammesso il 9 agosto che la nuova legge di riforma della giustizia non risolveva le obiezioni europee, una conferma dello stop ai fondi dovuti a Varsavia. La conservatrice Polonia, paese con 37 milioni di abitanti, oggi accoglie 5,5 milioni di rifugiati ucraini, dal prossimo settembre integrerà nelle proprie scuole almeno 300mila studenti ucraini e da pochi giorni ha approvato norme per accrescere gli aiuti consistenti alle famiglie per le spese di riscaldamento e l’inflazione, prosegue nelle politiche famigliari e continua a crescere economicamente, insieme alla Ungheria, molto più della media europea. Numeri che dovrebbero far arrossire di vergogna Bruxelles e qualunque altra capitale europea.

Con i vertici europei in vacanza e da fine luglio, il vero scontro è rimandato a settembre: ad affermarlo è ancora il premier Morawiecki che ha voluto ribadire, nei giorni scorsi come la Polonia, riceverà un totale di oltre 700 miliardi di zloty (150 miliardi di euro) dal nuovo bilancio settennale dell’UE (fondi strutturali, i fondi di coesione e i fondi della politica agricola comune). La presidenza del semestre europeo della Repubblica Ceca, la riflessione comune dei Paesi di Visegrad sulla crisi di fondo dell’Europa e la necessità di un rilancio che parta di principi fondanti, testimoniata anche dal recente discorso del premier Orban, fanno sperare in un prossimo chiarimento serio e senza ambiguità, di cui l’Europa ha bisogno da troppo tempo.