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Ursula si salva e impone un piano quinquennale Lgbt

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Nella strategia per l'uguaglianza LGBTIQ+ 2026-2030 presentata dalla Commissione europea la parola odio compare 36 volte. È il nuovo verbo dell'Europa della von der Leyen che impone l'ideologia di genere mentre la presidente si salva dal voto di sfiducia. 

Esteri 10_10_2025

Nonostante la Presidente Von der Leyen si sia salvata ancora una volta dal voto di sfiducia parlamentare, l’impegno e i contributi copiosi della Commissione a favore delle organizzazioni LGBTQI+ e dello sfascio sociale e civile dell’identità europea si moltiplicano. Dal 2019 infatti, inizio del primo mandato di Ursula alla guida della Commissione europea, le lobbies della depravazione hanno avuto enorme sostegno e potere di condizionamento istituzionale ed i propositi per il 2026-2030 sono anche peggiori. 

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è riuscita a superare ieri agevolmente altri due tentativi di destituirla, dopo che giovedì il Parlamento europeo ha respinto le mozioni di sfiducia presentate dai gruppi di destra e di sinistra. I deputati europei hanno respinto le due mozioni di censura che avrebbero potuto sfiduciare l’intera Commissione, con 378 membri del parlamento composto da 720 membri che hanno espresso il loro sostegno alla Von der Leyen e alla sua squadra di commissari nella prima votazione e 383 nella seconda. I risultati sono stati leggermente migliori rispetto a luglio, quando 360 legislatori avevano votato contro una mozione, da noi descritta. La ventina di voti in più a favore di Von der Leyen ieri, rispetto a luglio scorso, sono certamente il primo risarcimento al PPE per l’infame accordo stretto da sue delegazioni sulle votazioni in Parlamento sull’immunità per alcuni parlamentari, tra cui Ilaria Salis.  

In questi stessi giorni però emergono inquietanti complicità di Bruxelles verso gli sfasciatori dell'identità civile, religiosa e sociale europee. Dal primo mandato di Ursula Von der Leyen sino a oggi, oltre alla rincorsa verso ideologie ambientaliste e scelte militariste dannose per l’economia ed il benessere sociale e civile dei cittadini e dei paesi europei, le iniziative sostenute dalla Commissione hanno favorito la “penetrazione” in profondità delle lobbies LGBTIQI+ nelle strutture e nelle modalità di azione delle istituzioni europee.

In tutte le istituzioni governative europee è in atto un cambiamento silenzioso ma radicale. Il rapporto dell'Athena Forum intitolato “Beneath the Surface”, redatto da Faika El-Nagashi e Anna Zobnina, descrive questo processo come una «espansione costante e in gran parte non esaminata dei quadri di riferimento dell'identità di genere». Il rapporto rileva che alcuni concetti e terminologie, un tempo limitati al discorso degli attivisti di tali lobbies, sono stati ora sistematicamente integrati nella pubblica amministrazione delle istituzioni europee e dei singoli paesi, influenzando leggi, politiche e cultura istituzionale in diversi settori, dalle aule scolastiche alle cliniche alle strategie nazionali per l'uguaglianza. 

Secondo il rapporto, le istituzioni europee hanno promosso e costituito una fitta rete di agenzie, gruppi di esperti e comitati consultivi tutti con l’unico obiettivo di sostenere raccomandazioni non vincolanti che influenzano sempre più l'agenda legislativa. Sostenuti da decine di milioni di euro provenienti da programmi dell'UE e fondazioni per i diritti umani, questi gruppi sono essi stessi i protagonisti delle audizioni e consultazioni istituzionali per orientare sia il diritto non vincolante che le decisioni vincolanti. Un semplice gioco di scatole cinesi, pagato dai cittadini, per distruggere l’identità e civiltà europea con la complicità di burocrati e politici eletti o pagati dal popolo. Allucinante.

Così, il solo mettere in discussione l'ortodossia dell'identità di genere può comportare rischi notevolissimi, sia politici che professionali o legali. «Il nostro rapporto», scrivono le due ricercatrici, «descrive in dettaglio come i gruppi di pressione transattivisti, aiutati dall'ignoranza e dalla compiacenza politica, abbiano integrato le norme sull'identità di genere nelle istituzioni europee e abbiano ridisegnato l'Europa, consolidato l'influenza dei Principi di Yogyakarta, l'estensione di questi quadri normativi al di fuori dell'Europa attraverso suoi finanziamenti, unità di formazione, azioni esterne, diplomazia… anche promuovendo l'identificazione di genere e il divieto delle terapie di conversione sul genere».

Nessuno può chiedere la piena trasparenza su così tali e tante malefatte promosse e perpetrate con i soldi di tutti i cittadini? Non contenta, nella “strategia per l'uguaglianza LGBTIQ+ 2026-2030” della Commissione, un piano presentato nei giorni scorsi dal Commissario per l'uguaglianza Sig.ra Hadja Lahbib per combattere le presunte discriminazioni, l'UE vuole imporre l'«inclusione» e criminalizzare ciò che definisce «incitamento all'odio» e «crimini d'odio» in tutti i paesi europei, anche attraverso un'applicazione più rigorosa del Digital Services Act (DSA), che obbliga le piattaforme dei social media a rimuovere i "contenuti d'odio".

Il documento di 22 pagine menziona, ad esempio, le parole “odio” o “odioso” 36 volte, senza fornire una definizione precisa di cosa si intenda per “odio”. Ciò significa che insulti, commenti offensivi, opinioni fondate su sesso biologico o persino dibattiti su tematiche LGBTIQ+, potrebbero essere considerati reati in alcuni casi, come ad esempio quando un genitore che si oppone a determinate lezioni LGBTQ+ a scuola o un leader religioso che esprime opinioni tradizionali sul matrimonio, sono stati perseguiti legalmente. 

Nel presentare la strategia europea, Hadja Lahbib ha assicurato che collaborerà con gli Stati membri dell'UE per porre fine anche alle cosiddette pratiche di conversione rivolte ai cittadini LGBTQI+, perchè sarebbero «dannose, possono causare problemi di salute fisica e mentale e, soprattutto, violano la dignità personale». In realtà sono solo incontri volontari con psicologi o psichiatri o/e momenti di preghiera comunitaria, nei quali una persona può riappacificarsi anche col proprio sesso biologico e, talvolta, riavvicinarsi a Dio. Hanno salvato Ursula, la distruttrice della civiltà e identità europea.