Un crocefisso rimosso, una nuova moschea a Napoli
Dalla facciata della chiesa di Santa Caterina al Foro Magno di Napoli, venduta a un pakistano, è sparito il crocefisso centenario che sorgeva vicino all’ingresso

Dalla facciata dell’antica chiesa di Santa Caterina al Foro Magno di Napoli, ormai ridotta a un rudere, è stato da poco rimosso un crocefisso che si trovava vicino all’ingresso. Gli operai della Curia l’hanno portato via la mattina del 5 agosto. La piccola chiesa – riporta quotidiano “Il Giornale” – fa parte di un palazzo che la Diocesi ha venduto a un pakistano. Altri altri mass media dicono che tra gli acquirenti c’è anche un pakistano. Sta di fatto che il grande crocefisso centenario è sparito: tolto, si dice, su richiesta dell’acquirente pakistano perché il palazzo diventerà un centro culturale islamico, il quarto nel quartiere che da molti anni ha visto moltiplicarsi le attività commerciali dei pakistani, cosa che molti abitanti autoctoni hanno vissuto con crescente disagio e preoccupazione. Sulla vicenda è intervenuta il vicesegretario della Lega e parlamentare europeo, Silvia Sardone: "Sebbene la chiesa sia da tempo in stato di abbandono – sostiene – la rimozione del crocifisso ha suscitato forti polemiche nel quartiere dove rappresentava ancora un simbolo identitario e un luogo di devozione. La chiesa, inoltre, ha rilevanza storica per Napoli: secondo diverse fonti, qui si sarebbe sposato nel 1641 il rivoluzionario Masaniello. L’ipotesi di una nuova moschea alimenta il timore di una progressiva sostituzione culturale e religiosa, con le nostre tradizioni sempre più calpestate da un’islamizzazione crescente”. All’europarlamentare si è unito il senatore Gianluca Cantalamessa, anch’egli della Lega: “Desta allarme – ha dichiarato – e profondo sconcerto la rimozione del crocefisso dell’antica chiesa di Santa Caterina al Foro Magno, a Napoli, luogo di culto e simbolo religioso identitario di questo quartiere storico. Una rimozione, quella di un crocefisso a cui tutta la popolazione è profondamente legata, che è avvenuta tra la l’assenza di giustificazioni e il silenzio assordante delle istituzioni locali. Non possiamo accettare né tollerare che un luogo sacro della nostra tradizione possa trasformarsi in un centro di preghiera islamico o in una moschea, cancellando storia e patrimonio culturale”. La sua richiesta è che le istituzioni intervengano per fare chiarezza sul futuro della chiesa: “Napoli è una città orgogliosa della sua storia e del suo spirito multiculturale, ma questo non significa cancellare le proprie radici. Difendere Santa Caterina e il suo crocefisso vuol dire difendere la nostra anima e il nostro patrimonio che le istituzioni locali, oggi colpevolmente silenziose ed assenti, hanno il dovere costituzionale e morale di tutelare”. Per chi segue le vicende dei cristiani nei paesi in cui sono minoranze perseguitate, la rimozione del crocefisso e la possibilità che una moschea sostituisca l’antica chiesa è motivo di ulteriore rammarico. Addolora la disinvolta rimozione del crocefisso, la decisione di consegnare dei locali un tempo consacrati e luogo di devozione cristiana, cattolica, a dei privati che ne faranno una moschea mentre dei fedeli nel mondo muoiono, uccisi per il crocefisso che indossano, per il crocefisso ai piedi del quale si inginocchiano sfidando il martirio.