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Ora di dottrina / 190 – Il supplemento

San Massimiliano Kolbe e la predestinazione di Maria

Nella predestinazione eterna di Cristo si innesta anche quella della Madre, il che è il fondamento ontologico del suo essere Mediatrice e Corredentrice. La caduta degli angeli ribelli spiegata da san Massimiliano Kolbe.

Catechismo 28_12_2025

Contemporaneo del beato Alfredo Ildefonso Schuster, un altro santo spicca per la comprensione e la difesa del mistero di Maria Santissima: san Massimiliano Maria Kolbe (1894-1941). Pur desideroso di scrivere un’opera sistematica sulla Madre di Dio, il glorioso martire polacco non riuscì mai a portare a compimento il suo intento, complici un’attività quasi febbrile e in seguito il suo internamento nel campo di sterminio di Auschwitz, con la morte ad appena 47 anni. La Provvidenza ha comunque disposto che egli lasciasse numerosi scritti sulla Madonna, principalmente articoli di rivista e interventi per conferenze, insieme ai preziosi Appunti che iniziò a dettare a dei confratelli già nel 1939, intensificando le sue riflessione nell’agosto del 1940, esattamente un anno prima della sua morte.

La mariologia di padre Kolbe, ricostruibile dai suoi scritti oggi fruibili nei tre volumi delle Fonti Kolbiane (Edizioni Messaggero Padova, 2017, 2019, 2023; noi ci riferiremo invece all’edizione del 1976, Gli Scritti di Massimiliano Kolbe), pur non essendo sistematica, offre una visione di straordinaria ampiezza e intensità. Nel solco del beato Giovanni Duns Scoto (1265/6-1308), il pensiero teologico di san Massimiliano è intriso del primato di Cristo su ogni creatura. Nella mente divina, come ricorda san Paolo (cf. Col 1, 16; 1Cor 8, 6), tutta la creazione è stata compiuta per mezzo del Verbo e in vista della sua unione con la natura umana, così che Egli è causa esemplare di ogni cosa, senso e fine di ogni fibra dell’essere creaturale.

La predestinazione di Cristo trova la sua ragion d’essere nel sovrabbondante e infinito amore trinitario ed è pertanto precedente la caduta, sia degli angeli che degli uomini. C’è di più: padre Kolbe fa propria l’affascinante e conveniente tesi di diversi Padri della Chiesa e teologi, secondo cui la ribellione angelica nascerebbe proprio dal rifiuto di questo disegno trinitario di porre il Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo, come Mediatore universale. Alcuni angeli, allorché Dio rivelò loro il suo progetto, si ribellarono all’idea che fosse la natura umana assunta dal Verbo a divenire lo strumento della salvezza, della grazia, del gaudio, non solo per gli uomini, ma per gli angeli stessi; l’umanità di Cristo divenne per loro scandalo, motivo di rivolta e quindi di caduta.

San Massimiliano si riallaccia dunque a questa predestinazione eterna di Cristo, ma, per così dire, la amplia, scoprendo in essa l’innesto di un altro primato, quello di Maria Santissima. Nella prospettiva kolbiana, ella entra con titolo materno in quell’unico decreto eterno che predestina il Figlio di Dio ad assumere la carne umana e ad offrirla sull’altare della Croce per riunire tutto in Dio. Precisamente per il fatto che Cristo è la ragion d’essere di ogni cosa e Maria Santissima è predestinata dall’eternità ad esserne la Madre, anch’ella è, congiuntamente e subordinatamente a Lui, il senso di ogni cosa.

Secondo san Massimiliano, la caduta angelica fu motivata non solo dal rifiuto del Cristo, ma anche dal rifiuto della Madre di Dio, di una donna, pienamente umana, innalzata al di sopra di ogni altra creatura e causa di salvezza di tutti; non appena agli angeli venne concesso di poter contemplare il mistero del Figlio di Dio, predestinato ad essere Figlio dell’uomo, essi “videro” anche Maria, predestinata ad essere la Madre di Dio: una porzione di essi rifiutò di adorare il piano divino e di servirlo. C’è un testo di san Massimiliano di straordinaria densità: «Creando gli Angeli (prima degli uomini), Dio volle che essi dessero in piena coscienza e libertà la prova che sempre e in tutto avrebbero desiderato compiere la sua volontà. Manifestò loro il mistero dell’Incarnazione e rivelò che avrebbe chiamato all’esistenza un essere umano dotato di anima e di corpo e che avrebbe innalzato tale creatura alla dignità di Madre di Dio, per cui ella sarebbe divenuta pure loro regina […]. Innumerevoli schiere di spiriti angelici salutarono con gioia Colei che il loro Creatore aveva deciso di elevare in modo così sublime e resero omaggio con umiltà alla loro Signora. Alcuni di essi, tuttavia, con Lucifero a capo, si ribellarono e non vollero sottomettersi alla volontà di Dio. Si considerarono infatti assai superiori ad un essere umano rivestito di carne. Un simile atto di venerazione parve ad essi uno svilimento della loro dignità, si lasciarono trasportare dalla superbia e rifiutarono di compiere la volontà di Dio» (Gli Scritti, III, pp. 723-724).

La cifra della ribellione iniziale fu dunque non solo il rifiuto del mistero di un Dio che sceglie di assumere la natura umana, ma anche quello di un Dio che sceglie di unire a Sé una donna, rendendola sua Madre ed elevandola così «al di sopra di ogni altra creatura, ed è una creatura “divina” in modo ineffabile» (Ibi, p. 516). È in forza di questa predestinazione eterna con Cristo, di questa elevazione unica che proviene dai meriti di Cristo, che Maria è l’Immacolata Concezione, esente dunque dalla colpa che grava sui figli di Eva e investita della pienezza della grazia (cf. Lc 1, 28). Partendo da questo straordinario “capitale” di grazia e perfezione, Maria è capace di rispondere all’amore di Dio nel modo più pieno e perfetto; e di fatto corrisponde a questa sua vocazione, portando così ad un insuperabile compimento il senso della creazione, che è appunto quello di rispondere all’amore del Creatore. È così che nella Vergine Santa tutta la creazione trova il suo senso e il suo compimento.

Questa predestinazione di Maria con Cristo, predestinato ad essere il Mediatore tra Dio e gli uomini, è il fondamento ontologico del suo essere Mediatrice. L’attività mediatrice di Maria è radicata in questa sua unione perfetta con Cristo, in questo suo essere Mediatrice con e nel Mediatore. La sua non è dunque una seconda mediazione, o una mediazione parallela, o una mediazione antecedente, quasi che Cristo non possa essere Mediatore diretto e immediato di ogni uomo, ma una sorta di dilatazione dell’unica mediazione del Verbo incarnato, a cui è intimamente unita come Madre immacolata, piena di grazia; così che san Massimiliano poteva scrivere con grande proprietà e sottigliezza: «Noi passiamo con una [Maria] all’altro [Cristo], ma non da una all’altro» (Gli Scritti, I, p. 132).

Predestinazione eterna con Cristo quale sua Madre nell’Incarnazione, come fondamento della sua mediazione, dunque; una mediazione che non si colloca perciò semplicemente nell’ordine operativo della dispensazione delle grazie, ma nell’ordine ontologico, in quello che Maria è ed è stata predestinata con Cristo ad essere. E quest’ultima a sua volta è il fondamento del mistero della sua corredenzione. Perché, non lo si ripeterà mai abbastanza, nel presente ordine delle cose, l’Incarnazione del Verbo è redentrice: Cristo è redentore dell’uomo, dal momento che l’uomo ha scelto di allontanarsi da Dio, assoggettandosi al potere del maligno, del peccato, della morte. Di conseguenza, anche la mediazione dell’Immacolata Madre di Dio diviene mediazione corredentrice: «Madre del Redentore perciò Madre dei Redenti (Corredentrice)», come amava dire padre Kolbe.

Sulla scorta dei Padri, anch’egli insisteva sul parallelo fondante tra Eva, causa attiva e immediata della caduta del genere umano, sebbene subordinata ad Adamo, e Maria, causa altrettanto attiva e immediata della nostra riparazione, perché subordinata a Cristo e in Lui. Il pensiero di p. Kolbe, che abbiamo solo potuto tratteggiare, è di straordinaria importanza non solo per la sua profondità, ma anche perché egli ha affermato il mistero dell’Immacolata Madre di Dio, elevata al di sopra di ogni altra creatura, Mediatrice e Corredentrice, precisamente a partire dell’assoluto primato di Cristo, dal suo essere l’unico Mediatore e Redentore. Nella sua contemplazione, egli ha saputo cogliere come questa unicità di Cristo non sia la ragione che esclude la mediazione di Maria, ma proprio ciò che la fonda, in forza di quell’unico decreto eterno di predestinazione della Madre di Dio con il Figlio