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L'EDITORIALE

Trasgressivi? No, solo obbedienti

Dopo i recenti casi di cronaca in cui alcuni giovanissimi hanno perso la vita nei paradisi dello sballo, i media hanno parlato di trasgressione. Niente di più falso. In realtà sono solo obbedienti all'educazione che stiamo loro impartendo.

Editoriali 05_08_2011

Non ho fatto in tempo a mettermi alla tastiera per un commento sulla morte del ventunenne lombardo ucciso a Mikonos da una bottigliata in discoteca che mi raggiunge la notizia di una ventenne precipitata dal balcone dell'albergo a Maiorca. La memoria va alla ventunenne uccisa l'anno scorso a Lloret de Mar, o al ventiseienne morto per un “tuffo dal balcone” a Ibiza, sempre l'anno scorso. Tutti giovanissimi, tutti morti nei “paradisi dello sballo” dove abbondano musica, alcol e droga.

I media parlano di “trasgressione”. Io non sono d'accordo. Secondo me questi giovani sono assolutamente obbedienti. Obbediscono all'educazione che noi adulti stiamo impartendo loro. Non siamo forse noi che li esponiamo a dosi massicce di erotismo e sessualità “ricreativa”, disimpegnata, facile (“Basta che non prendi brutte malattie...”)? Non siamo noi che li intratteniamo ogni pomeriggio con programmi nei quali non bisogna avere talenti particolari per avere l'attenzione della telecamera (e quindi diventare popolare)? Che proponiamo loro come modelli persone dedite al narcisismo e al divertimento (“di-vertimento” da cosa, visto che non lavorano)? Non siamo noi che abbiamo abbassato gli standard scolastici, in modo che le aule siano “luoghi di socializzazione”? Non siamo noi che facciamo di tutti perché i “ragazzi” non debbano fare la benché minima fatica (“Che al resto ci pensiamo noi”)?

Chi gli dà i soldi – stiamo parlando di ventenni - per piercing, tatuaggi e vacanze con gli amici all'estero (mai, però, che so, a Czestokowa, a Medjugorje, a Lourdes...)? Non è forse questa la generazione del “Mio figlio deve avere quello che non ho avuto io”? No, questi poveri giovani non sono vittime della trasgressione, ma dell'obbedienza. Abbiamo cresciuto questa generazione in provetta: sono vittime di noi adulti.

Se davvero fossero trasgressivi, questi giovani getterebbero il televisore dal balcone, anziché se stessi; si ribellerebbero al consumismo a credito, all'ecologismo senza fondamento scientifico, al politicamente corretto; chiederebbero “Perchè?” come facevano da bambini, tenterebbero di “unire i puntini”, facendo connessioni e traendo conclusioni; sarebbero contemplativi, ma in azione (con le mani). Frugherebbero nei bauli per riscoprire autori dimenticati da decenni, esigerebbero una istruzione seria, riscoprirebbero le virtù. E magari la preghiera. Ma questi ragazzi non sono trasgressivi, sono “bravi ragazzi”, come si dice sempre dopo la loro morte. È questa la loro condanna.