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COVID-19

Timore di epidemia nelle isole greche gremite di richiedenti asilo

Preoccupa il sovraffollamento nei campi profughi allestiti nelle isole dell’Egeo. Un piano di rimpatrio volontario finanziato dall’UE è stato bloccato dal virus

Migrazioni 30_03_2020

Preoccupa in Grecia la situazione negli affollati campi profughi delle isole. A Lesbo, Kio, Samos, Kos e Leros, secondo Medici senza frontiere, i profughi sono 42.000 mentre la capienza dei campi è di 6.000. A Moria circa 20.000 profughi e richiedenti asilo vivono in una struttura originariamente pensata per 3.000 persone e le condizioni sanitarie sono proibitive. Più di 20 organizzazioni non governative hanno chiesto al governo greco di ridurre l’affollamento nelle isole trasferendo gli emigranti più vulnerabili in strutture più sicure sulla terra ferma: “fermare l’epidemia sarebbe impossibile – sostiene il dottor Hilde Vochten, coordinatore in Grecia di Medici senza frontiere – tanto più che allo stato attuale non esiste un piano di emergenza attendibile per proteggere e curare chi è nelle isole”. Il 24 marzo l’Unione Europea ha chiesto al governo greco di spostare i richiedenti asilo più a rischio sulla terra ferma, ma Atene ha rifiutato sostenendo che sulle isole è meno probabile contrarre il virus. L’UE aveva anche avviato un programma di rimpatrio volontario destinato agli emigranti economici bloccati sulle isole. Offriva a ciascuno 2.000 euro e sperava che vi aderissero almeno 5.000 persone. Ma il progetto è stato fermato a causa del virus. Il 17 marzo il governo greco ha annunciato restrizioni per i visitatori all’accesso ai campi e ai centri di accoglienza, a esclusione delle organizzazioni umanitarie. Inoltre gli ospiti dei campi sono esortati a non uscirne e a limitare gli spostamenti al loro interno. Ma è difficile che possano rispettare le distanze tenuto conto che ad esempio restano per ore in coda per ricevere il cibo.