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CANADA

Strage nella moschea, movente ignoto. Trump "colpevole"

Strage nella moschea di Ste-Foy, Quebec City, Canada. Il presunto stragista è un giovane canadese, Alexandre Bissonnette. Di lui si sa poco o nulla: incensurato, nessun impegno politico noto, una pagina Facebook spensierata. Tranne qualche like a Trump e alla Le Pen. E a tanti altri siti politici di segno opposto. Ma è subito pronta l'accusa globale: è il clima di odio "generato da Trump".

Editoriali 31_01_2017
Alexandre Bissonnette

Alle ore 20 di domenica, la moschea del centro culturale islamico di Ste-Foy, Quebec City, Canada, era gremita di fedeli in preghiera. Almeno un uomo, armato di fucile automatico, ha fatto irruzione nel sito religioso e ha aperto il fuoco. Il bilancio è drammatico: sei morti e otto feriti, di cui almeno cinque sono gravi. Si tratta del primo attacco in Occidente a un luogo di culto islamico. Il movente è ancora sconosciuto. Il sospetto è stato arrestato, un canadese di 27 anni, studente di antropologia all’università Laval, si chiama Alexandre Bissonnette, nessun precedente penale, nessun impegno politico noto.

Il presidente statunitense ha telefonato al premier canadese Justin Trudeau, per esprimere le condoglianze, sue e del popolo americano, per l’orribile strage. Però, prima ancora che si conoscesse l’identità dell’aggressore, sul Web prevaleva una sola tesi: il massacro è frutto del “clima di odio” generato dalla politica di Trump. L’ex premier italiano Enrico Letta scriveva su Twitter: “Terribile quanto accaduto nella moschea in Quebec. Dio, che non ci sia alcun legame col clima creato incoscientemente negli Usa. Non sia vero che #odiogeneraodio”. Nel dare la notizia della strage, la Bbc scriveva: “L’attacco giunge durante le manifestazioni contro le restrizioni sui visti decise dal presidente statunitense Donald Trump, applicate a diversi paesi musulmani”. “Quando gli è stato chiesto se le azioni di Trump avessero influito sull’attacco (alla moschea di Ste-Foy, ndr), il premier del Quebec, il signor Couillard, ha risposto di no, ma ha aggiunto: ‘Viviamo chiaramente in un mondo in cui la gente tende a dividersi invece che a unirsi’”. Il premier canadese Justin Trudeau, il giorno prima aveva promesso di accogliere nel suo paese tutti i cittadini dei sette paesi esclusi dal decreto di Trump sull’immigrazione. Il suo comunicato rilasciato alla stampa dopo la strage, è denso di concetti cari al multiculturalismo: “La diversità è la nostra forza, la tolleranza religiosa è un valore che noi canadesi abbiamo nel cuore. I musulmani canadesi sono una componente importante del nostro tessuto sociale e questi atti insensati non hanno cittadinanza nelle nostre comunità, nelle nostre città e nel nostro paese”.

Eppure c’è stato un “momento”, in realtà durato tutto ieri pomeriggio, in cui le notizie sulle indagini in corso parevano indicare una pista islamica. Testimoni oculari parlavano di due attentatori: erano mascherati e urlavano “Allah Akhbar” mentre sparavano sulla folla. I fermati dalla polizia erano due. Uno dei due era di origine marocchina.

Poi, in serata, è giunta la conferma che molti attendevano: a sparare non sarebbe stato il marocchino fermato, ma un giovane canadese che si sarebbe costituito subito dopo la strage. L’altro uomo era semplicemente un testimone. Di Alexandre Bissonnette sappiamo ancora poco o nulla. Andando a frugare sulla sua pagina Facebook i media hanno trovato foto di feste studentesche e di Halloween, messaggi personali, nessun impegno politico. Il ragazzo era finora incensurato. Ma… a quanto pare ha messo dei “like” a pagine che parlano di Donald Trump, della Le Pen e dell’esercito israeliano, secondo quanto rivela Site, il servizio che monitora le reti dei jihadisti. Site evidenzia queste preferenze personali per un motivo preciso: escludere che l’attentatore sia legato alla rete jihadista. E allora i titoli hanno sparato: lo stragista è “un fan di Trump e della Le Pen” titolano all’unisono Corriere della Serala RepubblicaHuffington PostIl Fatto Quotidiano e tutti gli altri. Tuttavia l’informazione è incompleta. Lo studente stragista aveva messo like anche al Parti Quebecois, al New Democratic Party (partito della sinistra canadese), alla pagina del senatore John McCain (repubblicano moderato, alla guida dei NeverTrump), a United with Israel e chissà quante altre pagine politiche e non.

In nome di cosa Bissonnette ha sparato? Per Trump, per Israele o per il New Democratic Party? Il movente è ancora completamente ignoto. Ma il mandante morale è sempre Trump. Dirlo, ormai, non costa nulla.