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Se Mattarella blinda il governo sulle politiche climatiche

Il presidente della Repubblica ha ricevuto e dato pieno sostegno agli scienziati catastrofisti e si è impegnato a vigilare sul prossimo governo. Interferenza grave, tanto più che lo stesso Mattarella non ha voluto ricevere altri scienziati del clima che negano l'emergenza climatica. 

Editoriali 30_09_2022
Mattarella e gli scienziati catastrofisti

«Trasmetterò le vostre sollecitazioni di impegno sistemico sul clima al nuovo governo e seguirò con particolare attenzione quello che verrà fatto». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato il proprio sostegno agli scienziati che gli hanno consegnato l’appello-manifesto, che ha raccolto oltre 200mila firme, lanciato dal quotidiano Repubblica e dal solito gruppetto di scienziati che hanno fatto dell’allarmismo climatico la loro vera professione.

Si tratta di un manifesto che, in occasione delle elezioni, rilanciava le solite previsioni di catastrofi climatiche provocate dall’uomo che – forse – si potranno evitare solo alle condizioni dettate da loro stessi. Un altro modo per assicurarsi che, pur cambiando il governo, non venga messa in discussione la notevole torta di finanziamenti e di nomine che il mito dell’emergenza climatica ha assicurato finora e promette di riservarne ancora di più in futuro. E Mattarella si ritaglia così il ruolo di garante di questa operazione che intende mettere un’ipoteca sul prossimo governo, magari blindando già il ministero della Transizione ecologica.

Non si tratta solo di formalità istituzionale. La responsabilità del Presidente della Repubblica è grave perché ha ignorato un altro appello di segno contrario proveniente da scienziati italiani e mondiali che nell’agosto scorso avevano sfidato i promotori del manifesto pubblicato da Repubblica a un pubblico “duello” scientifico sul tema. Mattarella ha risposto picche anche a una loro richiesta di incontro per spiegargli più dettagliatamente la loro posizione scientifica.
Convinti che non ci sia alcuna emergenza climatica e che non ci sia alcuna prova della correlazione tra aumento della concentrazione di Co2 e aumento delle temperature, i firmatari della “Petizione italiana sul clima” avevano invitato i loro antagonisti a scegliere una sede istituzionale in cui svolgere questo confronto.

Ovviamente la loro sfida non è stata raccolta da chi sa di avere già i politici nella propria tasca e non ha alcuna intenzione di mettere in discussione la propria posizione di rendita; ma è più grave che sia stato il Presidente della Repubblica a non volere ascoltare questa voce di scienziati altamente qualificati a parlare di clima. E ricordiamo che stiamo parlando dello stesso presidente della Repubblica che non ha avuto alcun problema a trovare del tempo per ricevere e incensare Greta Thunberg giusto un anno fa.

Questo sta a dimostrare ulteriormente che le politiche climatiche hanno molto a che fare con la politica e ben poco con la scienza. Non per niente tutto lo sforzo dei promotori dell’appello di Repubblica, riuniti nel comitato pomposamente chiamato “La Scienza al voto”, è stato per creare una blindatura politica attorno alle loro richieste e per accreditarsi come unico interlocutore del Parlamento e del governo. È così che hanno fatto firmare a tutte le forze politiche, poco prima del voto del 25 settembre, una dichiarazione comune in cui ci si impegna a costituire nella nuova legislatura un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente che «dovrà svolgere un compito di supporto tecnico alle decisioni di Governo e Parlamento». In pratica si vuole bissare sul tema del clima l’esperienza del famigerato Comitato tecnico-scientifico sanitario che ha già fatto disastri durante la pandemia. Purtroppo tale impegno è stato sottoscritto anche dai partiti del centrodestra, a ulteriore dimostrazione di una debolezza culturale e di una sudditanza nei confronti della sinistra.

L’unica speranza è che, forti della maggioranza assoluta in Parlamento, i partiti del centrodestra – Fratelli d’Italia in testa – abbiano la volontà e la forza di perseguire davvero il bene comune ed evitare di seguire la sinistra sulla strada del suicidio energetico ed economico con il pretesto delle politiche “green”. Significa scegliere un ministro dell’Ambiente competente e aperto ad ascoltare davvero le diverse opinioni scientifiche; e rifiutare la creazione di questo nuovo Comitato tecnico-scientifico o, almeno, mantenerlo a un livello puramente consultivo e comunque aperto alla presenza anche dei climatologi che sono critici nei confronti dell’allarmismo climatico.