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FANALINO DI CODA

Recovery, miliardi a palate, ma per la famiglia zero euro

Prima di uscire dal governo i renziani hanno rivendicato di aver sistemato i numeri del Recovery fund, ma proprio uno dei ministeri affidati a loro, quello per le politiche famigliari con Elena Bonetti, ha ricevuto le briciole degli oltre 220 miliardi previsti. 10 miliardi con i quali saranno finanziati interventi socio-assistenziali. Nulla di strutturale come la copertura integrale per l'assegno unico che partirà monco a luglio con appena 3 miliardi in più. Briciole che testimoniano l'avversione del Conte II per le politiche famigliari in chiave di inversione dell'inverno demografico. La famiglia è sempre più il fanalino di coda. 

Famiglia 17_01_2021
Gli ex ministri renziani Bellanova e Bonetti

Non si sentirà certo la mancanza di un ministro della politiche famigliari come Elena Bonetti, la quale si sarà anche dimessa dal governo Conte, ma nemmeno in fase di approvazione del recente Recovery Fund non ha certo brillato per protagonismo. La compagine renziana, mentre sbatteva la porta dal Consiglio dei Ministri ha sbandierato il merito di aver sistemato i fondi del Next generation Eu meglio di come erano stati presentati in partenza.

Ma a ben guardare numeri del piano di finanziamento più importante della storia repubblicana, che dovremo restituire entro il 2057, alla voce politiche famigliari non troviamo nulla di strutturale. E nemmeno nulla che possa rimandare anche solo vagamente a politiche per l’inversione dell’inverno demografico che è ormai una piaga nel Paese.

Carta canta. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza messo a punto da governo ammonta a 222 miliardi, di cui 144 per nuovi interventi. Le 7 missioni indicate dall’esecutivo, con i relativi miliardi assegnati, sono:
digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 46,18 miliardi;
rivoluzione verde e transizione ecologica: 68,90 miliardi;
Infrastrutture per una mobilità sostenibile: 31,98 miliardi;
Istruzione e ricerca: 28,5 miliardi;
Inclusione e coesione: 27,62
Salute: 20 miliardi;
Per Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore: 10,83 miliardi.

Come si può notare, le politiche famigliari sono il fanalino di coda della lunga lista della spesa indicata dal governi. Ma a ben guardare il capitolo specifico inerente al settore, si scopre che nessun euro è stato finanziato per interventi strutturali a favore delle famiglie.

C’è molto di politica assistenziale e niente di politica strutturale per la cellula fondamentale della società.

Una dimenticanza? O una precisa scelta politica dato che non risulta che i renziani abbiano strepitato per il magro bottino portato a casa.

Di questi dieci miliardi, infatti, come mostra questo grafico pubblicato a pagina 137 della bozza di documento, nessuno andrà a finanziare la riforma del cosiddetto Family Act, l’ambizioso ma vuoto progetto del Governo, che al momento ha condotto in porto soltanto la modifica degli assegni famigliari con l’istituzione dell’assegno unico, che è parte del Family Act e che in Legge di Bilancio ha ricevuto la modesta cifra di appena 3 miliardi.

Come noto, infatti, perché l’assegno unico possa dare un sensibile beneficio di spesa alle famiglie italiane dovrebbe ammontare almeno a 10-15 miliardi rispetto a quanto solitamente stanziato per detrazioni e deduzioni attualmente presenti e per gli assegni familiari erogati dall’Inps. Ma di questo surplus indispensabile per trasformare quella che è una mera misura assistenziale in un intervento strutturale come accade in quasi tutte le democrazie europee, non c’è traccia alcuna.

Nello specchietto del Governo, infatti, la voce Family Act figura mestamente con uno zero e un triplo asterisco, che rimanda a una nota in fondo nella quale si dice che Il Family Act è finanziato con 30,5 miliardi dalla Legge di Bilancio. Ovviamente si tratta di un errore, perché i miliardi sono appena tre, ma in ogni caso è curioso notare che nel piano del Recovery Fund questa voce, che pure in un governo che dice di avere a cuore davvero il futuro delle nuove generazioni dovrebbe essere invece l’intervento cardine, tutto questo è assente.

Ma se sono stanziati 10 miliardi allora, dove andranno? Semplice: andranno per interventi di rigenerazione urbana e housing sociale (6,30 miliardi), servizi socioassistenziali e disabilità (3,83 miliardi) e infrastrutture sociali nei comuni (2,60 miliardi). Qualche altra briciola, 700 milioni andrà alla voce Sport e periferie. Utili finché si vuole, ma assistenziali. 

In Legge di Bilancio sono stati messi solo 3 miliardi per l'assegno unico, ma considerato l’allargamento dei beneficiari anche alle partite iva, una misura giusta, e considerate le proiezioni dell’Istat, il sospetto è che a luglio quando la riforma entrerà in vigore secondo la legge Lepri-Delrio ben poco cambierà per le famiglie italiane, alcune anzi rischiano di perderci sennò non sarebbe stata prevista una clausola di salvaguardia.

Insomma: il Conte II è stato un governo nemico della famiglia e così sarà anche la sua eventuale prosecuzione con responsabili o costruttori. Una presa in giro, comunque, dato che per tenerlo in piedi, si stanno cercando disperatamente anche i voti di quei deputati centristi che a parole si dicono sempre a favore della famiglia e della natalità, ma poi, quando entrano nella stanza dei bottoni assieme alla Sinistra vengono sempre e sistematicamente silenziati.