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a cura di Andrea Zambrano

IL CASO LARIO

Pensavo fosse amore

Contabilizzare a piè di lista l'amore per strappare un assegno in più sarà anche dalla parte del diritto, ma ci avverte inesorabile che la sazietà del ricco è vanità che non lo lascia dormire.

Fuori schema 06_02_2018

Sostiene donna Veronica che per seguire la famiglia ha rinunciato alla carriera di attrice. E’ un classico della letteratura divorzile. “Per te ho lasciato tutto, mi sono annientata”. Sostiene donna Veronica dunque che l’aver abbandonato un brillante futuro sul palcoscenico sia stato un sacrificio che ha giovato al di lui marito perché gli ha consentito di dedicarsi comodamente alle sue attività imprenditoriali e politiche mentre a casa qualcuno pensava all’educazione dei figli e all’andamento della famiglia. Sostiene donna Veronica che tutto questo abbia un prezzo, quantificabile anche con il diritto a vivere nel modo principesco a cui era abituata.

Ora che tutto diventa materia di avvocati e giudici, gli album di famiglia con i sorrisi patinati si ingialliscono di tristezza. Eppure nella rivendicazione di donna Veronica c’è un qualche cosa che sfugge e che umilia. Rinunciare alla carriera per un bene più grande dovrebbe essere un motivo di orgoglio e gioia per una donna che ha capito come la sua realizzazione non dipenda da ciò che si fa, ma da ciò che si è.

Per questo anche il solo rivendicarlo sindacalmente è motivo di grande sofferenza soprattutto per l’ex compagno e poi per i figli. Ma questo succede in tutte le famiglie italiane dove la moglie in un momento di sbuffo agita il mattarello ricordando al coniuge “impancito” i suoi diritti di madre e donna.

Tutto però resta confinato nelle pareti domestiche. Perché il bene più grande è l’amore. E’ quello il sacrificio capace di restituire il centuplo quaggiù. Contabilizzarlo a piè di lista per strappare un assegno in più sarà anche dalla parte del diritto, ma ci avverte inesorabile che la sazietà del ricco è vanità che non lo lascia dormire.