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ABUSI INDIMOSTRATI

“Pell è innocente”. Lo dice anche un’inchiesta di Sky

Andrew Bolt, giornalista di Sky News Australia, ha ricostruito meticolosamente i movimenti del cardinale Pell e quelli del suo accusatore, dimostrando che la versione della presunta vittima di abusi non regge. E in vista dell’esame del ricorso del porporato dice: “Speriamo che l’Alta Corte rimedi a questo scandalo”.

Attualità 09_12_2019

Il cardinale George Pell è innocente dall’accusa che lo ha portato ad essere condannato per abusi. Lo dimostra un’inchiesta di Sky News Australia, che ha ricostruito meticolosamente i movimenti del porporato e quelli del suo accusatore, basandosi proprio sulla testimonianza rilasciata da quest’ultimo. L’autore dell’inchiesta è un giornalista australiano molto noto, sia sulla carta stampata che in televisione, cioè Andrew Bolt, che ha spezzato una lancia in favore del porporato, la cui richiesta di riesame è stata accolta dall’Alta Corte di Giustizia australiana.

Una presa di posizione estremamente coraggiosa, quella di Bolt e Sky News, perché il clima da caccia alle streghe nei confronti dei preti cattolici e di Pell è al massimo, come è stato rilevato da altri commentatori; e ha provocato addirittura ritorsioni nei confronti dell’emittente televisiva da parte di attivisti.

Dice Andrew Bolt, nella sua requisitoria, che è interessante seguire: “Il ricorso all’Alta Corte è l’ultima chance che il cardinale Pell ha di essere riconosciuto innocente dall’accusa di aver aggredito due ragazzini del coro… Ma è anche l’ultima chance, secondo me, per un sistema giudiziario, di assolvere un uomo innocente. E il fatto che l’Alta Corte abbia deciso di accogliere la sua richiesta dovrebbe preoccupare due dei tre giudici che ad agosto scorso l’hanno condannato. L’Alta Corte in passato ha osservato che può essere pericoloso fare troppo affidamento su un’apparenza di testimonianza invece di focalizzarsi su altri punti oggettivamente più importanti e affidabili. E questo è esattamente ciò che è accaduto. Perché i due giudici di maggioranza hanno ritenuto di essersi imbattuti in un accusatore che diceva la verità. Ma in effetti la sua storia è incredibile”.

Continua Bolt, riepilogando tutta la vicenda: “Pell è stato accusato di aver molestato un ragazzo di tredici anni  e un altro ragazzo di tredici anni con la porta aperta in una sacrestia normalmente affollata dopo la Messa. Ma è ancora più incredibile, perché avrebbe secondo l’accusa fatto questo nonostante altre persone abbiano testimoniato che era loro dovere non lasciarlo mai solo, finché non lasciava l’edificio. E hanno detto che Pell era sulla porta della chiesa, a parlare con i parrocchiani, non nella sacrestia. E notate questo: tutto si regge sulla sola parola non supportata di quel ragazzo che dice di essere stato abusato. Il suo compagno, che ha detto a sua madre di non essere mai stato abusato, ora è morto”.

Nel processo di appello due giudici hanno accettato la parola dell’accusatore – non supportata da nient’altro – mentre il terzo giudice, Mark Weinberg, che ha un’esperienza penale maggiore dei colleghi, ha scritto oltre duecento pagine per opporsi alla decisione, e dicendo in buona sostanza che c’è una possibilità significativa che Pell non abbia commesso il crimine di cui è accusato.

Afferma ancora Bolt: “Ma andrò oltre. Non è solo improbabile che Pell abbia attaccato quei due ragazzi. È impossibile. Il cardinale Pell non avrebbe potuto commettere questo crimine, e per una ragione molto semplice. E cioè che l’accusatore afferma di essere stato all’esterno della cattedrale nel momento in cui secondo i giudici Pell avrebbe dovuto essere dentro, commettendo gli abusi, se abusi sono stati commessi”. Bolt dice: ora potreste rispondere: come è possibile che sia così semplice, e che i giudici non se ne siano accorti, e che invece lei, un giornalista se ne sia accorto? Risponde Bolt: “È davvero semplice, e questo è lo scandalo”.

Bolt ricorda che secondo i giudici di appello Pell avrebbe avuto a disposizione cinque o sei minuti di “preghiera privata” in cui avrebbe potuto compiere il crimine per cui è stato condannato. Ma Bolt dimostra due impossibilità. La prima: l’accusatore ha detto di aver abbandonato la processione che era uscita dalla porta principale e stava girando intorno alla cattedrale per rientrare in sacrestia, di essere entrato con il suo compagno da una porticina laterale e di essere andato all’armadio dove si conserva il vino per la Messa e lì di essere stato sorpreso da Pell, che avrebbe abusato di loro. Bolt dimostra (come si vede nella cartina: il verde è la testa della processione, il giallo sono i due ragazzi) che questo è impossibile: perché la testa della processione sarebbe già stata dentro la sacrestia, nel momento in cui i due ragazzi fossero entrati. E quindi non avrebbero potuto rubare il vino ed essere sorpresi da Pell.

E inoltre Bolt ha ripercorso, cronometrando, il tragitto che la processione avrebbe compiuto, e ha scoperto che i due ragazzi sarebbero arrivati all’armadio poco prima dello scadere dei cinque-sei minuti in cui, secondo la giuria, Pell avrebbe abusato di loro. “Ma questi cinque-sei minuti - dice Bolt - erano stati tutti usati per andare dall’altare alla porta principale e tornare passando di fianco alla cattedrale verso la sacrestia”, che come si vede dalla piantina è in fondo a destra. “E questo secondo il giudice era l’unico periodo di tempo in cui Pell avrebbe potuto essere solo con i ragazzi. E questa è la seconda impossibilità”.

Bolt si scusa poi di aver usato tanto tempo per la spiegazione, che la giuria non ha capito, e di essere ancora più spiacente “che ci siano degli attivisti che abbiano cercato di punire Sky quando io sottolineo i problemi incredibili di questa condanna straordinaria del cardinale Pell. Ma, dannazione! La giustizia deve contare qualcosa in questo Paese! Dobbiamo protestare, ciascuno di noi, in questo Paese, quando un uomo o una donna sono messi in galera per un crimine che non possono aver compiuto. Pensate a come si deve sentire il cardinale Pell, nella sua cella, coperto di vergogna. Ma ricordate: se foste accusati ingiustamente e condannati ingiustamente, sareste contenti se ci fosse qualcuno che vi difende contro la folla”.

E conclude: “Speriamo che l’Alta Corte rimedi a questo scandalo”. Che in effetti, appare come un caso clamoroso di malagiustizia, come hanno detto anche altri, in Australia, posto che è bastata la parola, non appoggiata da nessuna evidenza o testimonianza, di un singolo accusatore per buttare in galera, con un’accusa infamante, un uomo; che fra l’altro, e questa sarebbe un’anomalia straordinaria, in questo genere di crimine, non avrebbe mai reiterato, né prima né dopo, tale comportamento.