Padre Pasolini, l'esegesi arcobaleno alla Casa Pontificia
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Gionata e Davide, il Centurione e il servo: il neo-predicatore del Papa promuove una fantasiosa esegesi biblica per normalizzare l'omosessualità. La significativa vicinanza a padre Rupnik e al Centro Aletti. Un altro punto per la "squadra Fiducia supplicans".
Prima un sospetto, poi una probabilità, ora una certezza. La nomina del nuovo Predicatore della Casa Pontificia, il Cappuccino P. Roberto Pasolini, conferma decisamente la volontà di Papa Francesco di circondarsi di persone decisamente inclini a sdoganare l'omosessualità come normale orientamento sessuale. A circa un mese dalla nomina cardinalizia del domenicano P. Timothy Radcliffe, il predicatore del Sinodo noto per le sue posizioni omosessualiste, il Papa sceglie in sostituzione del cardinale Raniero Cantalamessa un altro predicatore che non si fa troppe remore di seguire il criterio della pura fantasia nell'interpretazione delle Scritture pur di arrivare a dire che “gay è normale”; e addirittura approvare le benedizioni autorizzate da Fiducia supplicans sulla base del nulla esegetico, che più nulla non si può.
Ma andiamo con ordine. Fra Roberto Pasolini “vende” al pubblico le sue supercàzzore, che tra poco vedremo, dall'alto del suo Dottorato in Teologia Biblica alla Gregoriana e della docenza della stessa disciplina alla Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale di Milano. Sempre a Milano, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in piazza Velasquez, tiene il percorso sulle Dieci Parole, ideato decenni fa da don Fabio Rosini. E con quest'ultimo, il Cappuccino ha in comune non solo la passione per le dieci parole, ma anche per padre Marko Rupnik, l'ex gesuita e artista (fondatore del Centro Aletti) al centro di un grave scandalo di abusi sessuali. Lo si può già intuire dalle copertine scelte per la sua “trilogia” dedicata alla libertà dell'uomo di fronte a Dio, tutte con immagini rigorosamente tratte dal Ciclo di Giuseppe, realizzato dal Centro Aletti nella chiesa dei Frati Minori a Mostar; insomma gli uomini dagli occhi grandi grandi e neri neri, in stile fumetto, opera dell'ex-gesuita, che, guarda un po', è anche l'autore della prefazione del primo volume, Non siamo stati noi. Fuori dal senso di colpa (2020).
Che Pasolini non sia un estraneo in casa Aletti lo dimostrano anche una serie di collaborazioni: intervenne con due conferenze all'incontro annuale del Centro ad Assisi, nel luglio 2019; a lui sono state inoltre affidate alcune riflessioni per la rubrica Briciole di Parola, con la precisazione che Pasolini frequentò l'Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2015-2016 e nel 2016-2017. Un discepolo di Rupnik. Dunque, mentre in Vaticano sono impegnati ad allestire un processo scrupoloso sul caso Rupnik – talmente scrupoloso che sembra sempre al punto di partenza –, l'ex-gesuita sembra non aver smesso di esercitare una discreta influenza sul Papa e sulle sue nomine.
Dicevamo delle supercazzore bibliche di Pasolini. Nel corso di un ciclo di incontri pubblici tenuti presso il Convento dei Frati Minori cappuccini di Varese, il frate ha trattato il tema “Omosessualità e vita cristiana” (qui il video) con un filotto di affermazioni imbarazzanti quanto a superficialità, richiamando gli ormai “classici” passi biblici prediletti dagli omosessualisti per dimostrare a tutti i costi che l'amore omosessuale avrebbe illustri precedenti in alcuni personaggi della storia sacra.
Appena dopo aver affermato che l'omosessualità condannata da San Paolo (in particolare Rm 1,26-27, dove si parla esplicitamente di «rapporti contro natura») era in realtà quella contrassegnata dai tratti egoistici e di puro piacere, lasciando così intendere la possibilità di un'omosessualità altruista e non edonista, Pasolini domanda se nella Bibbia esista una forma di approvazione delle relazioni omosessuali; la «risposta non è facilmente no, perché in realtà ci sono delle storie […] che possono alludere a questo». La prima di queste storie è la sempreverde «storia di amore omosessuale tra Gionata e Davide». Pasolini ammette che «arrivare ad affermare che era una relazione omosessuale è però una forzatura al testo, perché niente allude a questo». Ecco, appunto: basterebbe questa onesta constatazione per chiudere il discorso; invece, forse per non deludere i suoi uditori, afferma che, siccome all'epoca esistevano relazioni omosessuali, siamo comunque autorizzati ad immaginare che l'amore tra Davide e il figlio di Saul potesse essere di questo tipo.
Ancor peggio è il secondo riferimento richiamato da Pasolini: la relazione tra il centurione e il suo servo (cf. Mt 8, 5-13; Lc 7, 1-10). Dalla semplice affermazione che «il centurione l'aveva [il servo] molto caro» (Lc 7, 2), Pasolini deduce che la “fantasia” di certi interpreti, che hanno dato a questa relazione una connotazione omosessuale, sarebbe legittima, perché l'interesse del centurione verso questo servo sembrerebbe sproporzionata. Che ci fosse dunque una relazione di questo tipo tra i due, secondo il Frate, «non è sconveniente pensarlo». «Pensate un po', se fosse così: Gesù ha fatto l'elogio più grande a chi? Eh... noi siamo nei guai fino al collo per un certo modo di pensare. Vuol dire che dobbiamo rivedere tutte le opinioni che abbiamo. Dobbiamo accettare che Gesù... non aveva così paura di parlar bene delle persone, per tornare a 'sta benedizione che il Papa ha scritto recentemente, che ha sollevato un vespaio». La “logica” è più o meno questa: il testo non permette di parlare di omosessualità, dunque noi siamo autorizzati a pensare che si trattasse di omosessualità, dunque Fiducia supplicans ha ragione. Aiuto.
Perché il verbo utilizzato nell'espressione “incriminata” è ἔντιμος (entimos), il cui arco semantico copre significati come tenere in onore, apprezzare, stimare molto: nulla, assolutamente nulla che riguardi la sfera sessuale. È evidente che, anche in questo caso, Pasolini ha forzato la mano, rendendo semanticamente ammissibile ciò che il testo non ammette affatto. Ancora più infelice è la sua sponda a Fiducia supplicans (sarà per questo che il Papa l'ha chiamato alla Casa pontificia?), provocando tra l'altro l'effetto collaterale di mostrare al mondo che quella Dichiarazione non ha alcun appiglio biblico, se non le interpretazioni distorte degli omosessualisti. Perché, caro Pasolini, la benedizione sacramentale non è un semplice “dire-bene” di una persona e nemmeno il problema di quelle benedizioni si colloca sul piano delle persone, ma delle “coppie” che si caratterizzano per la loro relazione omosessuale. Così, tanto per dire.
Ancora, Pasolini butta in pasto agli uditori altre possibili storie omosessuali, che egli definisce “estreme”, rendendosi conto che sono ancora più estranee al senso dei testi sacri di quanto non fossero le precedenti. Ossia, aria fritta. Il che avrebbe dovuto portarlo, per pudore e onestà, semplicemente a tacerle. E invece no. Meglio mettere la pulce nell'orecchio, lasciando immaginare relazioni omo nella cerchia dei discepoli, tra Gesù e i discepoli, tra Gesù e Lazzaro.
Dopo tutto questo armamentario fantasioso, che altro non è se non l'applicazione forzata alle Scritture di uno schema interpretativo precostituito e arbitrario (nonché ideologico), Pasolini conclude che, nella cultura del “mondo biblico”, l'unica «tendenza che esisteva agli occhi degli autori e delle persone che vedevano era quella eterosessuale […] per questo venivano anche stigmatizzati con quella forza di atti omosessuali: erano atti che venivano immediatamente catalogati come una cosa che non esisteva, come una donna che mette i pantaloni». Dunque, gli atti omosessuali erano colpiti perché culturalmente non concepiti: peccato che poco prima avesse ammesso che, in realtà, l'omosessualità nel mondo antico era ben conosciuta e praticata. E peccato che egli non prenda atto che quali siano gli orientamenti (e non solo gli atti) ordinati o disordinati è precisamente l'atto creativo a stabilirlo; l'attrazione erotica verso persone dello stesso sesso è gravemente disordinata, anche quando non giunge ad atti di per sé peccaminosi. Tra uomini dello stesso sesso è ordinata una profonda amicizia, come fu quella tra Gionata e Davide, tra Gesù e i discepoli e non quella omosessuale, come si cerca in continuazione di far credere. Con buona pace delle esegesi eroticamente fantasiose del nuovo predicatore.
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