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Ohio, è battaglia sul referendum per l’aborto illimitato

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Un emendamento al voto il 7 novembre chiede di cambiare la Costituzione dell’Ohio per includervi l’aborto e altri “diritti riproduttivi”. Donazioni milionarie per la campagna degli abortisti, che intanto vandalizzano chiese e scuole cattoliche.

Esteri 03_11_2023

Gli elettori dell’Ohio si stanno preparando a votare un referendum costituzionale che, se approvato, potrebbe segnare il futuro di tutti gli USA, sia per i suoi contenuti, sia per il denaro ricevuto dagli abortisti. Nell’Ohio, a partire dal 2023, l'aborto è legale fino a 21 settimane e sei giorni di gravidanza, mentre la legge (il Senate Bill 23) che vieterebbe l’aborto dopo aver rilevato il battito cardiaco del concepito, firmata dal governatore repubblicano e pro life Mike DeWine nel 2019, è ferma alla Corte Suprema dell'Ohio, per via di un ricorso delle lobby abortiste.

Al voto il 7 novembre c'è la “Issue 1 (quesito n. 1), emendamento costituzionale elaborato e promosso dagli abortisti di tutti gli USA, per emendare la legge fondamentale dell'Ohio, includendo un’ampia gamma di cosiddetti “diritti riproduttivi” e il diritto all'aborto illimitato per tutti i nove mesi di gravidanza. Se verrà approvata, la proposta referendaria cambierà radicalmente il modo in cui lo Stato opera nel campo della salute e della protezione dell’infanzia e della maternità. Una vittoria abortista potrebbe divenire la strategia da imporre ad altri Stati pro life della nazione.

Secondo l'Independent Women's Law Center, un’organizzazione americana a difesa delle donne, «il quesito referendario stravolgerebbe le leggi di lunga data dell'Ohio che regolano il processo dell'aborto, comprese le leggi che regolano le pratiche abortive tardive o particolarmente immorali e le leggi che regolano la notifica ai genitori». Per raggiungere i loro obiettivi, i promotori dell’emendamento hanno riempito il testo di termini indefiniti come “individuo” e “decisioni riproduttive”, “vitalità fetale” e “salute” della donna, cosicché, con l’approvazione dell’emendamento costituzionale, né i cittadini né i prossimi parlamentari dello Stato potranno porre limiti a tali diritti se non facendo approvare un’ulteriore modifica costituzionale.

Inoltre, l’aborto vero e proprio è solo uno dei cinque diritti articolati nel periodo che definisce l'intento effettivo dell'emendamento, che è quello di garantire il diritto totale alle “decisioni riproduttive”. Il testo recita: «Ogni individuo ha il diritto di prendere e portare a termine le proprie decisioni in materia di riproduzione, incluse, ma non solo, le decisioni su: 1) la contraccezione; 2) il trattamento della fertilità; 3) il proseguimento della propria gravidanza; 4) l'assistenza all'aborto; 5) l'aborto». In merito a questi diritti, si legge nel testo, «lo Stato non deve, direttamente o indirettamente, gravare, penalizzare, proibire, interferire con o discriminare l'esercizio volontario di questo diritto da parte di un individuo o una persona o un ente che assiste un individuo nell'esercizio di questo diritto, a meno che lo Stato non dimostri che sta utilizzando i mezzi meno restrittivi per far progredire la salute dell'individuo, in conformità con gli standard di cura ampiamente accettati e basati sull'evidenza».

È chiaro che l’eventuale approvazione dell’emendamento accrescerebbe il potere di Planned Parenthood, lasciando nelle mani insanguinate della multinazionale dell’aborto il futuro dei bimbi concepiti. Non a caso, il testo emendativo tutela il suo «modello di business nella Costituzione dello Stato» e conferirebbe ad essa un privilegio assoluto, rispetto alle tutele legali di ogni altro tipo di impresa nell’Ohio, come ha avvertito nei giorni scorsi l'American Policy Roundtable, organizzazione dedita alla tutela delle libertà costituzionali negli USA. Anche in Ohio la campagna degli abortisti coincide con l’incremento degli atti di vandalismo e violenze nei confronti della Chiesa cattolica: tutto avviene e si ripete senza alcun serio intervento né arresto da parte dell’FBI, come abbiamo già sperimentato dalla pubblicazione della bozza di sentenza Dobbs (2 maggio 2022) ad oggi.

Nelle ultime settimane, scuole, chiese e cimiteri cattolici dell'arcidiocesi di Cincinnati hanno subìto vandalismi e attacchi che hanno visto gli squadristi pro aborto rubare, deturpare e danneggiare anche ogni tipo di materiale pro life in cui si chiedeva di votare “no” all’emendamento costituzionale. La Chiesa dell'Incarnazione a Centerville è stata vandalizzata il 18 ottobre, quella di San Bartolomeo a Cincinnati, tra il 29 e la mattina del 30 ottobre, nella chiesa di Santa Monica e San Giorgio, a Clifton, il materiale pro life è stato rubato. «Sono grato a tutti i nostri sacerdoti e agli altri responsabili delle parrocchie e delle scuole che hanno mantenuto una ferma opposizione al quesito 1 nonostante le numerose sfide che si sono presentate, tra cui furti e vandalismi», ha detto l'arcivescovo di Cincinnati, Dennis M. Schnurr, in una dichiarazione fornita alla Cna nei giorni scorsi. L'arcidiocesi di Cincinnati ha incoraggiato i cittadini dell'Ohio ad opporsi al referendum e ha creato un sito web (WhereDoesItSayThat.com) che elenca le ragioni del voto contrario.

I sostenitori dell’emendamento abortista hanno raccolto quasi 29 milioni di dollari dai donatori dall'8 settembre ai giorni scorsi, contro i poco meno di 10 milioni dei pro vita, secondo i dati ufficiali. Le maggiori donazioni per i pro aborto sono venute da gruppi esterni allo Stato dell’Ohio, tra cui tre donazioni per un totale di 5,3 milioni di dollari da parte del “fondo nero” progressista Sixteen Thirty Fund di Washington, che ha tra i suoi finanziatori Hansjörg Wyss, il miliardario svizzero che ha donato per le battaglie pro aborto e pro Lgbt più di 200 milioni di dollari dal 2016. Da ricordare anche il miliardario newyorkese abortista Warren Buffett, sceso in campo per finanziare la campagna di Catholics for Choice, organizzazione anticattolica e pro aborto, così come i 3,5 milioni donati da George Soros, tramite l’Open Society di New York agli abortisti del gruppo Ohioans United for Reproductive Rights.



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