Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
LA PROVOCAZIONE

Morire per compiere la Legge: la differenza tra Gesù e Socrate

Un noto e ammirato personaggio pubblico ha messo a confronto “la morte seria di Socrate” con “la morte spettacolarizzata di Gesù”. Ma l’Ateniese decide di morire per obbedire alle leggi, il Nazareno muore per compiere la Legge. E poi Socrate è morto e Gesù è risorto. Fa, questo, qualche differenza per noi?

Ecclesia 03_04_2021

Gesù muore inchiodato su una croce romana, ha dato di sé un pubblico spettacolo presentando sé stesso nel modo più “insensato e scandaloso”. Qualcuno su youtube, un noto e ammirato personaggio pubblico, ha messo a confronto “la morte seria di Socrate” con “la morte spettacolarizzata di Gesù”. Era evidente la grande ammirazione che traspariva dal conferenziere per l’uomo greco che affrontava la morte con dignità e compostezza, ma ancor più evidente appariva la poca considerazione per l’ebreo Gesù e per quella morte, si potrebbe dire, così indegna e poco riservata. Certo, se ci limitiamo a considerare il modo in cui i due uomini sono morti la palma va sicuramente all’Ateniese, ma dovremmo trascurare alcune cose. Innanzitutto dovremmo sorvolare sui motivi che condussero questi due uomini alla morte: l’Ateniese decide di morire per obbedire alle leggi, il Nazareno muore per compiere la Legge. Fa, questo, qualche differenza per noi? Comprendiamo quello che leggiamo?

Oltre ai motivi, dovremmo tralasciare anche le diverse condizioni in cui i due uomini morirono. Socrate era nel proprio ambiente, circondato dagli amici, assistito con devozione, onorato e considerato come l’uomo migliore mai nato. Gesù, invece, era stato flagellato, coronato con spine, trascinato sul Golgota come il peggiore degli uomini, appeso a una croce, che Cicerone definisce come “il supplizio più crudele e pauroso”. Socrate può, dunque, serenamente bere la sua cicuta, vestito, nel suo letto, e tra l’ammirazione di tutti i presenti; può dunque morire dando un esempio di morte decorosa e signorile. Al contrario, Gesù non può farlo. Nella sua morte non c’è nessuna decenza. Chi ha raccontato la sua morte ha “dimenticato” di renderla più spettacolare aggiungendo dettagli e particolari scabrosi; infatti si sono limitati a riferire l’essenziale. Dell’uomo di Nazaret, circondato da schernitori e da carnefici, i suoi amici si vergognavano. Da tutti era considerato il peggiore degli uomini.

Sì, il conferenziere ha ragione! La morte di Gesù fu uno spettacolo, lui stesso fu mostrato come uno spettacolo: nudo davanti a sua madre, straziato, che invoca suo Padre e, infine, che muore gridando.

L’ultima cosa che dovremmo ignorare è che Socrate è morto e Gesù è risorto. Il conferenziere però non crede nella risurrezione; i greci dell’Areopago hanno deriso Paolo, quando parlò della risurrezione del Nazareno. I Greci sono uomini seri: gli Esseri grandi credono nella morte.