Maturità, buona la prima: nei temi esperienza e riflessione
Ascolta la versione audio dell'articolo
Nei temi della prima prova dell'esame di Maturità il Ministero ha offerto ai candidati questioni attuali e di riflessione universale per ogni età rapportandole alle domande e alle esperienze dei maturandi.
- Noi che gli esami erano una cosa seria, di Rino Cammilleri

Giudizio senz’altro positivo possiamo esprimere sugli argomenti sottoposti agli studenti per la prima prova dell’Esame di Stato. Il Ministero ha offerto ai candidati questioni attuali e di riflessione universale per ogni età rapportandole alle domande e alle esperienze dei maturandi.
Eccone un primo esempio. In questi mesi le notizie dei telegiornali e dei quotidiani sono dominate (oltre che dalle guerre) dai femminicidi. Troppo scontato sarebbe stato proporre una traccia sulle violenze di genere. La tipologia B2 (analisi e produzione di un testo argomentativo) ha offerto un brano tratto dall’articolo «Rispetto. Parola dell’anno Treccani 2024. E serve per respirare» (in «Avvenire»). Il giornalista Riccardo Maccioni riflette sul fatto che le parole possano essere armi e pietre, ma anche cemento che costruisce. Il rispetto risiede nella capacità di guardare di nuovo, con attenzione e nel tempo. Rifugge, quindi, dal giudizio estemporaneo ed emotivo. Si traduce spesso in «prendersi cura di qualcuno» e «averlo a cuore». La mancanza di rispetto conduce invece alla violenza. La traccia così com’è formulata offre l’occasione ai ragazzi di considerare non solo un caso specifico di violenza, ma quelle violenze quotidiane che tutti noi spesso compiamo senza rendercene conto, con le parole, con le indifferenze, in famiglia, tra gli amici, a scuola. Ciascun ragazzo può confrontarsi con l’uso delle parole, che può essere sapiente, discreto e rispettoso oppure violento, stupido, indiscreto.
Ne I promessi sposi dopo il matrimonio, quando si trasferisce nella bergamasca e cambia per due volte paese, il giovane Renzo impara dall’esperienza vissuta e comprende che spesso si è troppo rapidi nell’esprimere giudizi senza pensare alle conseguenze che questi possono procurare alle orecchie altrui. «Le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e [Renzo] prese un po’ più d’abitudine d’ascoltar di dentro le sue, prima di proferirle». Quando sente pronunciare parole nei confronti della moglie Lucia, si inalbera e arriverebbe addirittura perfino a sbudellare qualcuno. Le parole possono davvero essere come armi e provocare reazioni violente. Chissà quante volte il giovane lecchese, così loquace come si evince dal romanzo e dal fatto che è lui il narratore primo della storia, ha usato e abusato della parola senza esserne cosciente!
Secondo esempio è la traccia C1 (riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità) che parte da un brano tratto da I giovani. La mia speranza (in Epoca) di Paolo Borsellino. Scrive il magistrato antimafia, ucciso il 19 luglio 1992, che la sua speranza sono i giovani. La mafia si basa infatti sul consenso. Se i giovani crescono non trovando naturale dare il consenso, quando saranno loro adulti e governeranno o dirigeranno posti importanti, non sarà così facile per la mafia trovare il consenso. La traccia invita a riflettere sul significato del messaggio di Borsellino per un giovane (sia come studente che come cittadino).
Pensiamo che alcuni anni fa nel 2013 venne proposto un tema affine. Il candidato doveva però affrontare gli omicidi politici con riferimenti a figure come Francesco Ferdinando, Giacomo Matteotti, Aldo Moro, John F. Kennedy. In quel caso la traccia non permetteva una riflessione su di sé e sulla propria esperienza e risultava del tutto avulsa dal mondo esperienziale ed emotivo di un maturando.
Terzo esempio è la traccia C2, che propone una riflessione a partire dall’articolo L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa? (pubblicato su 7-Sette supplemento a «Il Corriere della sera») di Anna Meldolesi e Chiara Lalli. Leggiamo: «Questa reazione emotiva accompagna spesso contenuti discutibili […]. Chi si scandalizza davanti a una presunta ingiustizia non perde tempo a cliccare sui link, per approfondire e verificare. Così, visto che la mente umana può esprimere giornalmente solo un tot di rabbiosi disgusti, finiamo per sprecarli su questioni irrilevanti per ignorare invece i temi che davvero meriterebbero la nostra irritazione».
Queste sono solo tre delle sette tracce. Com’erano le altre? Potevano essere affrontate con tranquillità dai maturandi? Solo la lettura completa delle tracce permette di rispondere a queste domande. Sulla testate di molti quotidiani troviamo «Pasolini e il Gattopardo agli Esami» o altri titoli simili che riportano gli autori dei brani proposti o una parola complessiva che ne sintetizzi l’argomento. Niente è più fuorviante per la comprensione della realtà delle proposte d’esame e mi persuade ancor più del fatto che spesso gli articoli giornalistici sono scritti frettolosamente senza una lettura completa delle fonti e dei documenti e una reale comprensione della complessità. Mi spiego meglio. Dinanzi a titoli come «Pasolini e Il Gattopardo» si potrebbe concludere che gli studenti che non abbiano affrontato questi due autori non avessero gli strumenti per affrontare le due tracce della tipologia A. In realtà, i fatti sono un po’ diversi.
La tipologia A1 (Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano) proponeva una poesia di Pasolini tratta da Appendice I dal Diario, che rappresenta una riflessione intima sul passaggio del tempo e sulla natura in relazione con la sua esistenza. Anche lo studente che non avesse affrontato Pasolini poteva svolgere la prova. Le domande di comprensione e di analisi sono sui versi comprensibili (almeno a un certo livello) senza una conoscenza specifica del poeta. L’interpretazione chiede di far riferimento alle opere di Pasolini o di altri autori o ad altre forme d’arte per elaborare una riflessione personale sulle modalità con cui la letteratura e/o altre forme d’arte trattano il tema del trascorrere del tempo e della relazione con la natura. La conoscenza di Leopardi (Canto notturno, Dialogo della Natura e di un islandese, Dialogo di un folletto e di uno gnomo, La quiete dopo la tempesta, ecc.), di Carducci (Pianto antico, Nevicata, San Martino), Pascoli (Novembre, Pianto antico), di Ungaretti (I fiumi, Sono una creatura, ecc.), di Montale (I limoni, Meriggiare pallido e assorto, ecc.) e di tanti altri letterati avrebbe permesso di sviluppare un’approfondita riflessione sui temi.
La tipologia A2 presentava un brano tratto da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, romanzo riproposto in una serie tv proprio recentemente. Nel passaggio la bella Angelica è presentata alla famiglia aristocratica Salina. Le domande di comprensione e di analisi non presentano particolari difficoltà anche per chi non conoscesse il romanzo: riassunto, presentazione dei personaggi, accorgimenti stilistici. L’ultima parte richiedeva invece un approfondimento dell’interpretazione complessiva del brano «elaborando una […] riflessione più generale relativa ai contradditori rapporti tra aristocrazia e borghesia e sulle inquietudini più profonde che vengono a determinarsi nei periodi di cambiamento politico». In questo caso, ritengo che solo una conoscenza attenta del romanzo avrebbe permesso di affrontare in maniera corretta, senza fraintendimenti, le richieste con collegamenti ad altri autori (come Verga) che toccano lo stesso tema. Questa traccia risultava quindi più complessa, o meglio affrontabile solo da chi avesse davvero letto e studiato il capolavoro.
Concludiamo con le ultime tracce non ancora presentate. La B1 riguardava un brano tratto dal saggio Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo in cui Piers Brendon racconta la conferenza stampa di Roosevelt che impressionò a tal punto i giornalisti che alla fine scoppiarono in un applauso. Lo studente doveva approfondire il rapporto tra leader politici e i cittadini attraverso i mezzi di comunicazione di massa.