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Malagiustizia, una riforma per evitare altre vittime

Vittime della malagiustizia: la morte della figlia di Enzo Tortora fa riaffiorare nella memoria il più clamoroso caso di ingiustizia. Raffaele Lombardo, assolto dopo 12 anni di calvario giudiziario. Rosalba Bisceglia, ingiustamente accusata di caporalato. Problema comune: un terzo delle accuse dei Pm viene sconfessato in dibattimento.

Politica 12_01_2022
Raffaele Lombardo

L’Unione europea ha fatto varie raccomandazioni all’Italia prima di concedere le risorse del Pnrr. Una delle principali è quella di riformare la giustizia, di accorciare i tempi dei processi e di coltivare il principio della certezza del diritto, evitando di mantenere sulla graticola persone e imprese con accuse tutte da dimostrare e che, nel frattempo, rovinano la vita di migliaia di famiglie e tarpano le ali alla crescita industriale ed economica del Paese.

Sull’ultimo numero della rivista Archivio Penale è stato pubblicato uno studio curato dalla giurista Cristiana Valentini, professore ordinario di procedura penale, che fotografa una situazione di forte emergenza nell’ambito giudiziario. Alcune cifre si commentano da sole. Il 36% delle accuse formulate dai Pubblici ministeri vengono sconfessate in dibattimento, percentuale che sale al 50% se si includono anche i casi di prescrizione.

Provando a semplificare, ci sono migliaia di persone che finiscono nel tritacarne processuale e vengono sottoposte alla gogna mediatica, salvo poi rivelarsi innocenti e spesso completamente estranee ai fatti. Risultato: subiscono i danni degli errori giudiziari, spesso non riparabili, nessuno chiede scusa e nessuno paga.

Nei giorni scorsi si è tornato a parlare di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia italiana, quello ai danni di Enzo Tortora, morto a 59 anni per le sofferenze provocategli dalle ingiuste accuse formulate contro di lui da alcuni pentiti, poi rivelatisi inattendibili. Sua figlia si è spenta lunedì alla sua stessa età, dopo aver lottato per una giustizia più giusta e dopo aver pagato, anche in termini di salute, per il calvario famigliare subito dal padre. Il dramma di Enzo Tortora è stato il dramma di un’intera famiglia e di migliaia di vittime della malagiustizia.

Le ferite di una cattiva conduzione delle indagini e di una gestione spesso politicizzata e iniqua dei processi si riaprono ciclicamente. Abbiamo avuto altre testimonianze tangibili dell’approssimazione di certe inchieste che hanno stroncato la carriera ad alcuni politici o rappresentanti delle istituzioni e che si sono sgonfiate rapidamente oppure hanno prodotto calvari giudiziari poi risoltisi in nulla.

La settimana scorsa è stato assolto ad esempio, l’ex governatore siciliano, Raffaele Lombardo, dopo 12 anni di sofferenze, e sono state revocate le misure cautelari nei confronti di Rosalba Livrerio Bisceglia, moglie dell’ex Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari. Due vicende molto diverse ma che, con premesse ed evoluzioni diverse, confermano la necessità di riformare dalle fondamenta il sistema giudiziario, mettendo al centro la persona e i suoi diritti.

Partiamo da Lombardo, che è stato assolto dalla Corte d’Appello di Catania dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché il fatto non sussiste e da quella di reato elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia per non avere commesso il fatto. Per la Procura, Lombardo avrebbe favorito clan e ricevuto voti alle regionali del 2008, quando fu eletto governatore. Accuse che lui ha sempre respinto. La Procura, con i Pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna di Raffaele Lombardo, a sette anni e quattro mesi di reclusione, per l'accesso al rito abbreviato. Al centro del processo i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l'ex governatore ha sempre negato sostenendo di avere "nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me", di "non avere incontrato esponenti" delle cosche e di avere "sempre combattuto Cosa nostra". Per questo i suoi legali, gli avvocati Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, hanno chiesto l'assoluzione del loro assistito perché il fatto non sussiste.

Al netto dei tecnicismi penalistici, rimane la sostanza della vicenda processuale: Lombardo è innocente e per ben due lustri ha dovuto impiegare energie e risorse per uscire indenne da una vera e propria odissea giudiziaria, certamente influenzata da fattori politici. Significativa la reazione dell’attuale governatore siciliano, Nello Musumeci, che esprime solidarietà a Lombardo e alla sua famiglia e aggiunge: "Guai quando la giustizia invade il campo della politica e viceversa".

Altro scenario, completamente diverso, quello dell’inchiesta sul caporalato a Foggia, denominata “Terra Rossa”, che un mese fa ha portato all’arresto di cinque persone e all’applicazione delle misure cautelari nei confronti di Rosalba Livrerio Bisceglia, titolare di una delle nove aziende agricole coinvolte. Il clamore mediatico provocato da quel blitz aveva indotto il marito della donna, Michele Di Bari, Capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al Viminale, nonché ex prefetto di Reggio Calabria, a dimettersi.

Ma la montagna di accuse nei confronti della donna, costretta all’obbligo di firma e di dimora, si è sgonfiata rapidamente. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip, i legali della donna hanno evidenziato come la sua azienda agricola fosse totalmente meccanizzata e come dunque fosse del tutto irrealistica una sua responsabilità in ambito caporalato. Nell’azienda della Livrerio Bisceglia non vengono praticate colture quali pomodoro e ortaggi che richiedono una notevole manodopera, ad eccezione della coltivazione del vigneto della superficie di 4 ettari e mezzo. Risultano peraltro regolari i pagamenti della manodopera per la raccolta di uva del 2020. La domanda da farsi è: chi risarcisce la donna e il marito per il danno d’immagine arrecato loro da accuse infondate e spettacolarizzate dai media? Il marito ora tornerà al Ministero? Rioccuperà il suo posto? Gli autori di questi provvedimenti azzardati continueranno a operare come se nulla fosse e col rischio di provocare altri danni ad altri innocenti?  Domande, al momento, senza risposte rassicuranti.