Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Ambrogio a cura di Ermes Dovico
flop

L'ospedale da campo undici anni dopo è al collasso

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'espressione con cui Francesco definì la Chiesa nel 2013 descrive ora impietosamente gli effetti del suo pontificato, soprattutto dopo l'ascesa del fedelissimo Tucho. 

Ecclesia 28_12_2023
Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse 10 aprile 2020

Pochi mesi dopo l'elezione, Francesco aveva detto di vedere la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Una metafora beffardamente azzeccata per descrivere le reazioni delle Chiese locali alla pubblicazione di Fiducia supplicans. Le Conferenze episcopali africane, una dopo l'altra, stanno rispedendo al mittente la richiesta di benedire le coppie irregolari o arcobaleno mentre altrove si cerca di salvare capra e cavoli con dichiarazioni che accettano obtorto collo la novità, puntualizzando però – come ha fatto la Conferenza episcopale spagnola – che è «importante non confondere o fare della benedizione una diversa celebrazione del matrimonio canonico».
Tucho Fernández ha fatto contenti solo i vescovi tedeschi che puntavano ad arrivare a questo traguardo tramite quel Comitato sinodale su cui Francesco aveva espresso preoccupazioni in una lettera privata e che invece si sono trovati scavalcati dall'accelerazione del Dicastero per la Dottrina della Fede. In Germania, dove la situazione è in subbuglio da anni, Fiducia supplicans può avere un impatto devastante perché delegittima quei (pochi) vescovi e preti tedeschi che, nonostante le pressioni dell'opinione pubblica e delle organizzazioni laicali, sono rimasti fedeli a Roma ed hanno difeso il Responsum del 2021. A risultare delegittimata dalla dichiarazione è anche la figura del collaboratore più importante del Papa, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, che due mesi fa aveva rimproverato la Conferenza episcopale tedesca intimandole di non poter «esprimere un’opinione diversa riguarda gli atti omosessuali». 

IL DOPPIO FLOP
Non è detto che ciò sia un male in ottica futura per il porporato veneto. Fiducia supplicans, infatti, è un fallimento sotto ogni punto di vista: interno per la confusione provocata tra Chiese locali, esterno per lo scarso interesse mediatico dei media "laici". La notizia è stata riportata ma senza quella centralità a cui probabilmente ambiva il cardinal Fernández. Il testo giocava sull'ambiguità di ammettere la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e dello stesso sesso, preoccupandosi però di sostenere di non voler «modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio». Da un lato, dunque si puntava ad instillare la narrazione giornalistica sulla storica apertura del Papa alle coppie arcobaleno, dall'altro a tenere buoni i vescovi prevedibilmente contrari sulla base della famosa massima riportata da monsignor Bruno Forte: «questi non sai che casino ci combinano». Obiettivo doppiamente fallito perché l'eco su tv e giornali è stata limitata, mentre le Chiese locali sono andate in ebollizione. Non hanno protestato i soliti nomi isolati, ma si è letteralmente ammutinata la Chiesa dell'unico continente dove il cattolicesimo non arretra.   

LA "COPERTURA A DESTRA"
Il flop non è sfuggito in Vaticano dove si è pensato di "coprire" la Dichiarazione sul fronte "conservatore" scomodando il professor Rocco Buttiglione in un remake della strategia già vista nel 2016 per Amoris laetitia. L'ex ministro ha accettato di presentare Fiducia supplicans come «sviluppo pastorale ancorato nella tradizione». Una mossa della disperazione da parte della comunicazione vaticana che ha scomodato uno studioso identificato col pontificato wojtyliano ma mai valorizzato negli ultimi undici anni e che è apparso fuori posto in alcune riunioni della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali di cui è membro dal 1994, messo anche vivacemente "in minoranza" dai membri di nomina recente per le sue posizioni non favorevoli all'accoglienza indiscriminata dei migranti. 

LA QUESTIONE POLITICA
D'altra parte, Buttiglione è stato uno dei fondatori del centrodestra italiano. Un "peccato originale" che non deve essere passato inosservato a Santa Marta. La notizia del via libera vaticano alle benedizioni arcobaleno è costata al governo Meloni l'accusa strumentale, mossa da qualche osservatore, di essere più indietro della Chiesa sul tema dei diritti civili. Nonostante la cordialità negli incontri pubblici con la premier, Francesco non sembra particolarmente desideroso di coltivare buoni rapporti con il centrodestra di governo. Lo dimostrano gli elogi pubblici, nel bel mezzo della tempesta mediatica, all'ex estremista di sinistra Luca Casarini che continua a "cannoneggiare" il governo per le politiche migratorie. Il Papa lo ha anche incoraggiato a tornare in mare con la sua Mediterranea nonostante la stretta sulle ong voluta da Meloni. Ma c'è anche la distanza tra Santa Marta e Palazzo Chigi sul conflitto israelo-palestinese. Francesco, d'altronde, in quasi undici anni sul soglio pontificio non ha nascosto le sue simpatie per i politici della sinistra internazionale, incontrati spesso e volentieri persino dopo il termine di mandati istituzionali (ad esempio Alexis Tsipras nel 2019). Da quasi un anno Francesco Rocca è il presidente della Regione Lazio, ma non ha ancora avuto un'udienza con il Papa che invece ha ricevuto almeno una volta l'anno il suo predecessore Nicola Zingaretti, anche quando era segretario del Pd. Le simpatie papali hanno pesato nei rapporti della politica italiana oltretevere in questi anni e sono stati in pochi i prelati con ruoli di peso in Curia ad aprire un dialogo con il centrodestra (il primo fu l'allora monsignor Angelo Becciu nel 2018). Tuttavia, qualcosa comincia a cambiare: pochi giorni fa, infatti, le porte della Basilica di San Pietro si sono aperte ai parlamentari italiani per una visita privata promossa dal deputato di maggioranza Maurizio Lupi. Tra i presenti spiccavano esponenti di governo come il ministro Eugenia Roccella e il sottosegretario Paola Frassinetti, mentre a fare gli onori di casa è stato il cardinale arciprete Mauro Gambetti a cui non dispiace avere buoni rapporti anche a destra. 

IMMAGINE APPANNATA
Nel corso degli anni la percezione di un Papa troppo "politico" gli ha alienato il favore di una parte consistente nell'opinione pubblica, soprattutto in Italia ed in Argentina. Undici anni dopo il "buonasera", l'impressione è che il pontificato di Francesco sia entrato in una fase di stanca della popolarità, complice forse l'abuso della narrazione di "rottura" che ne hanno fatto i giornalisti più allineati. Nell'ultimo anno, poi, ha pesato anche l'indignazione provocata dalla poca trasparenza sullo scandalo Rupnik che ha raggiunto l'apice con l'incardinazione a Capodistria. La reazione dell'opinione pubblica ha suggerito al Papa un brusco dietrofront, mandando a processo l'ex gesuita e poi sciogliendo la comunità di suore da lui fondata. È ancora presto per capire la sorte di Rupnik, ma comincia a farsi largo per la prima volta la possibilità che sia stato "scaricato" da Santa Marta. Se così fosse potrebbe farne le spese anche il cardinale Angelo De Donatis che ci ha messo la faccia per difenderlo fino all'ultimo e che magari potrebbe lasciare il Vicariato per ritrovarsi "parcheggiato" in un incarico minore in Curia. 

MORIRE BERGOGLIANI
Francesco continua a governare con polso fermo e si mostra energico, rifiutando di muoversi in sedia a rotelle. In Vaticano, però, non si ignora che la carta d'identità del Pontefice segna 87 primavere. Lui ci tiene a non far trapelare troppe informazioni sulla situazione clinica, ma gli acciacchi nell'ultimo anno sono aumentati. Questa consapevolezza fa sì che cardinali e vescovi rampanti, pur rimanendo in silenzio per paura di punizioni stile Burke, stiano attenti a non farsi identificare troppo con l'attuale pontificato. "Non moriremo bergogliani" potrebbe essere il loro motto, sapendo che questo pontificato in ogni caso non lascerà una memoria condivisa. Dall'altro lato, poi, c'è chi sa di dovere esclusivamente alla vicinanza a Francesco il ruolo di potere occupato oggi. Lo sa il cardinale Fernández che sta operando dall'ex Sant'Uffizio all'insegna del "fate presto". Più cresce la sua influenza su Santa Marta, più aumenta l'ostilità nei suoi confronti di chi crede che la metafora dell'"ospedale da campo" vada intesa in un'accezione ben diversa da quella utilizzata nel 2013 da Francesco. 



non solo tucho

Dietro Fiducia supplicans c'è il nuovo paradigma di Francesco

28_12_2023 Stefano Fontana

La "guerra civile" provocata dalla dichiarazione sulle benedizioni alle coppie irregolari e omosessuali è frutto di un decennio segnato da due visioni della fede irriducibili tra loro (e irriducibili alla sola "gestione Fernández").
- L'ospedale da campo undici anni dopo è al collassodi Nico Spuntoni

l'anniversario

Papa Francesco, dieci anni di scompiglio e sconcerto

13_03_2023 Stefano Fontana

I dieci anni di pontificato di Francesco, tra tattiche movimentiste, primato della prassi, pastoralismo, relativismo morale: processi che avrebbero dovuto produrre qualche verità nuova, hanno in realtà scandalizzato, confuso le menti e i cuori e disarticolato l’unità ecclesiale. E la sinodalità, nuovo dogma, è la sintesi di un processo in cui il mezzo conta più del fine.

SCALFARI

Eugenio e Francesco: qual era il Papa?

16_07_2022 Stefano Fontana

Eugenio Scalfari era il pontefice del mainstream cui tutti hanno finito per allinearsi, compreso il mondo cattolico: prima, nonostante Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, poi con la collaborazione di Francesco. Il Papa pensava di dialogare con un laico, senza accorgersi che era quest’ultimo a mettergli in bocca la sua dottrina.
SCALFARIZZARE IL PAPA di T. Scandroglio

x-factor argentino

Da Zanchetta a Fernandez: tutti gli uomini di Bergoglio

03_07_2023 Nico Spuntoni

Il fedelissimo e ghostwriter del Papa approda al Sant'Uffizio: è l'ultima di una lunga serie di nomine in cui appare determinante l'amicizia personale con il pontefice o l'appartenenza ai Gesuiti.