Le esigenze della Quas primas e la domanda di Lenin
L’abbé Claude Barthe ritiene che il significato originario della Regalità di Cristo sia stato cambiato dalla Chiesa dopo il Vaticano II. Dunque, “che fare?”.

Gli interventi dell’abbé Claude Barthe sono sempre di grande interesse. Nel suo blog Res Novae egli ha di recente pubblicato una riflessione con l’occasione del centenario dell’enciclica di Pio XI Quas primas su Cristo Re. L’autore ritiene che il significato originario della Regalità di Cristo sia stato cambiato dalla Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e che riproporlo oggi significhi contrapporsi in modo completo all’attuale assetto socio-politico. Non insisto qui sulle sue argomentazioni, alle quali rimando, ma può essere interessante quanto egli scrive nella conclusione, parlando della “polis parallela” di Vaclav Benda e della “Opzione Benedetto” di Rod Dreher.
Riporto il breve testo: «Il messaggio di Quas Primas era perfettamente recepibile un secolo fa, in alcuni Paesi nei quali ha consolidato o cambiato il destino, ma sembra lontano anni-luce dalla società occidentale, in cui noi viviamo. Allora “che fare?” in questa società, secondo la domanda di Lenin. Cosa fare per vivere in una democrazia moderna, cosa fare per preparare un’“uscita” da questa democrazia? Per riflettere in merito, forse è bene confrontarsi, a parità di condizioni, con i dissidenti delle società comuniste antecedenti il 1989, altra forma di democrazia nata dalla Rivoluzione. Il ceco Vaclav Benda, seguito da altri pensatori della dissidenza, aveva coniato per loro il concetto di “polis parallela”, che comprendeva la creazione di strutture politiche, economiche, d’informazione, parallele a quelle dell’ordine costituito, per sopravvivere e preparare la sostituzione del regime tirannico al potere. Certo, si può discutere il concetto di “polis parallela” nella misura in cui ricerca l’organizzazione di isole falsamente autonome [sintomaticamente, Rod Dreher, l’autore di The Benedict Option – in francese: Comment être chrétien dans un monde qui ne l’est plus? Le Pari bénédictin (Come essere cristiani in un mondo che non lo è più? La scommessa benedettina; NdT), Artège 2017, fa l’elogio della “polis parallela” di Benda], ma soprattutto discutibile è l’ispirazione in definitiva liberale del suo progetto di resistenza all’oppressione comunista, che ha fatto sì che dei governanti dell’Est della prima generazione dopo la caduta del Muro, Vaclav Havel e Lech Walesa, abbiano visto i loro progetti dissolversi nella democrazia liberale. Resta il fatto che la cultura di una dissidenza, l’organizzazione di una sopravvivenza espressamente non conformista, in particolare educativa e religiosa, come la preparazione a lungo termine di un’“uscita” dalla situazione attuale, siano forme d’azione che oggi può ispirare la dottrina di Quas primas».
La critica alle due esperienze era senz’altro scontata. Però ritenere che, come si dice nelle ultime righe, chi si ispira alla dottrina della Quas Primas possa percorrere in forme simili a quelle una «preparazione a lungo termine di una uscita dalla situazione attuale» è una intuizione interessante.
Stefano Fontana