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medio oriente

L'accordo con l'Iran non ferma la violenza in Israele

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Sette militari israeliani uccisi a Khan Younis, ottantasei palestinesi a Gaza: è il tragico bilancio di una giornata che si era aperta all'insegna della speranza anche per il conflitto con Hamas. La diplomazia al lavoro e l'appello del Papa. 

Esteri 26_06_2025
La Presse (AP Photo/Maya Alleruzzo)

Quella di ieri doveva essere una giornata quasi tranquilla. Senza il timore di lanci di missili da parte dell'Iran. Le scuole e gli uffici pubblici hanno riaperto. L'aeroporto Ben Gurion ha tentato di tonare in attività, nonostante il caos in questi giorni di guerra. L'accordo tra Israele e la Repubblica Islamica  doveva essere un inizio di speranza anche per il conflitto tra Hamas e lo Stato ebraico. Non è stato così.

Sette militari israeliani sono stati uccisi durante uno scontro nella zona meridionale della Striscia, dopo che il veicolo blindato, su cui viaggiavano, è stato colpito da un ordigno esplosivo. Si tratta di un incidente che ha fatto registrare il maggior numero di perdite per le Forze di difesa israeliane degli ultimi mesi. L'attentato è avvenuto a Khan Younis. Il mezzo corazzato è andato in fiamme e i soldati sono morti carbonizzati. Sempre nella stessa città, altri due militari sono rimasti gravemente feriti da un razzo che ha colpito una ruspa che stavano manovrando.

Sono state, invece, ottantasei le persone uccise tra i palestinesi di Gaza. Cinquantasei di queste si trovavano nei pressi di un centro per la distribuzione degli aiuti; luoghi diventati particolarmente pericolosi e che registrano quotidianamente l'uccisione di gente disperata alla ricerca di generi di mera sopravvivenza. Gente che cerca pane, acqua, latte per i bambini, ma trova la morte. Una morte assurda. Senza alcuna giustificazione, mentre intere famiglie sono ridotte alla fame. I più fortunati riescono a consumare solamente un pasto frugale al giorno. È quanto accade anche tra i cristiani della Striscia. «Il tragico numero delle vittime parla da sé: le persone sono state uccise mentre cercavano solo di ottenere cibo e questo a causa di un sistema di distribuzione umanitario militarizzato», ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric. Il ministero della Salute guidato da Hamas, in un comunicato, ha reso noto che nel periodo dal 13 giugno fino all'entrata in vigore del cessate il fuoco con l’Iran, cioè martedì scorso, 1.063 abitanti di Gaza sono stati uccisi e 3.904 sono i feriti. Almeno 242 sono morti mentre cercavano cibo o aiuti umanitari.

Sempre nella Striscia, nel corso di un attacco da parte dell’esercito israeliano, un edificio che ospitava più famiglie, è stato completamente distrutto. Si trattava di sfollati che avevano trovato rifugio in quello stabile. Erano in dodici. I soccorritori per tutta la giornata hanno cercato di recuperare brandelli di corpi. «Si respinga ogni logica di prepotenza e di vendetta e si scelga con determinazione la via del dialogo, della diplomazia e della pace», ha detto papa Leone XIV nel corso dell'udienza generale di ieri.

Ma perché tanta violenza assurda? Israele non può sottrarsi a questa domanda.
La politica è sorda a questo appello. «Ora, con tutte le nostre forze dobbiamo completare l'opera avviata a Gaza, distruggere Hamas e riportare a casa tutti i nostri ostaggi», ha scritto su X il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, leader del partito “Sionismo Religioso” che appoggia l’attuale coalizione di governo. Gli risponde, sempre su X il capo dell'opposizione, Yair Lapid. «È il momento di porre fine alla guerra a Gaza e di riportare indietro i prigionieri. Israele deve iniziare la ricostruzione». Uno scontro-competizione del quale potrebbe approfittare il primo ministro Benjamin Netanyahu per indire nuove elezioni, sciogliendo la Knesset con un anno di anticipo.

Nel frattempo, la diplomazia è già al lavoro. Israele, dopo la "resa" dell'Iran, attende ora la risposta di Hamas al piano elaborato dall'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti in Medio Oriente, Steve Witkoff, per un accordo sul rilascio degli ostaggi e per il cessate il fuoco. Israele ha approvato la nuova proposta due settimane fa e ha fornito la sua risposta a Witkoff e alla sua squadra, ma Hamas non ha ancora dato un riscontro completo.

Un Iran indebolito potrebbe, però, costringere Hamas ad una maggiore flessibilità. Israele ha vinto la guerra regionale e questo potrebbe far comprendere al gruppo terroristico di essere isolato, non avendo più il sostegno della Repubblica Islamica, anche se gode di sostenitori sia in Turchia che in Qatar.

Non solo Gaza, anche gli arabo-israeliani soffrono. A Gerusalemme Est le pale meccaniche sono sempre in attività sotto la sorveglianza delle forze armate. Case abitate da decenni o in fase di costruzione vengono rase al suolo e così pure i negozi, privando gli abitanti della rete dei servizi indispensabili. Una campagna avviata subito dopo quel tragico 7 ottobre e intensificata in questi ultimi mesi. Gli uffici competenti non rilasciano più i certificati di licenza edilizia e impongono condizioni proibitive per i permessi, in modo da costringere la gente ad abbandonare la città.
Ieri, mercoledì, l’esercito ha imposto il coprifuoco nella città di Ya'bad, a sud-ovest di Jenin, in Cisgiordania. I militari hanno fatto irruzione e saccheggiato numerose abitazioni, utilizzandone alcune come postazioni militari e centri per gli interrogatori.



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