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GUERRA IN MEDIO ORIENTE

La guerra fra Israele e Iran entra nel vivo. Gli Usa appoggiano Netanyahu

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L'attacco di Israele al programma nucleare di Teheran è avvenuto dopo una lunga fase di preparazione e di infiltrazione del territorio iraniano. Il primo attacco è avvenuto dall'interno. Gli Usa partecipi? Così accusa l'Iran. Anche se non hanno partecipato danno appoggio ad Israele, come gran parte dell'Ue. E questo apre la strada a ulteriori escalation.

Esteri 14_06_2025 English
Battaglia nei cieli di Tel Aviv (La Presse)

Oltre 200 aerei da combattimento dell'Aeronautica militare israeliana hanno colpito più di 100 obiettivi in tutto l'Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno ma i raid, mirati contro obiettivi militari, i siti della ricerca nucleare iraniana e soprattutto gli uomini chiave dei Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran) e delle forze armate iraniane, sono continuati per tutto il giorno e potrebbero prolungarsi anche nei prossimi giorni secondo diverse fonti.

L’operazione ha visto attacchi che hanno colpito decine di obiettivi militari e siti nucleari con incursioni guidate da un’accurata attività di intelligence che mostra ancora una volta quale rete di infiltrati e informatori operi nella Repubblica Islamica a vantaggio di Israele.

L'intelligence israeliana avrebbe infiltrato da tempo sul suolo iraniano veicoli camuffati con tecnologie avanzate e unità di commando che hanno impiegato droni e armi di precisione accanto a sistemi di difesa aerea iraniani. L'operazione, frutto di "una pianificazione audace e dirompente", ha neutralizzato i radar e le batterie terra aria iraniane, aprendo la strada ai velivoli impegnati nei raid.

Difficile trovare conferme ma il miglioramento delle capacità di difesa area iraniana assicurato dalla cooperazione con la Russia, costituiva una spina nel fianco per Israele che vedeva insidiata la capacità di giungere sull’Iran sorvolando (illegalmente) lo spazio aereo di Siria e Iraq.

Squadre di incursori avrebbero piazzato sistemi di lancio per munizioni guidate di precisione in aree aperte nei pressi di batterie antiaeree nel centro dell'Iran. Le armi, rimaste in stato di attesa fino all'inizio dell'operazione, sono state attivate in simultanea per colpire con "notevole precisione" obiettivi predefiniti.

Si tratta, secondo fonti della sicurezza israeliana citate dai media ebraici, di «un'operazione chirurgica condotta con pensiero innovativo, pianificazione audace e impiego di tecnologie avanzate, forze speciali e agenti sul campo capaci di sfuggire completamente all'intelligence iraniana».

Un’operazione che ricorda da vicino la recente incursione ucraina contro le basi aeree russe delle forze strategiche condotta con droni occultati da un container dotato di sistema di lancio a bordo di autocarri civili e che apre la porta all’ipotesi di possibili cooperazioni militari tra Kiev e Tel Aviv, oggi ancora più credibili dopo che l’ambasciatore di Israele in Ucraina ha confermato la cessione a Kiev delle batterie di difesa area Patriot che Israele aveva ricevuto dagli Usa all’inizio degli anni ‘90.

Secondo Canale 12 il Mossad avrebbe infatti contrabbandato all'interno dell’Iran sofisticate tecnologie di attacco montate su veicoli civili dall'aspetto ordinario. Al momento stabilito, tali sistemi hanno lanciato i loro carichi distruttivi contro le installazioni radar e i centri di comando più sensibili (soprattutto quelli posti a difesa del sito nucleare di Natanz) consentendo agli aerei israeliani di operare agevolmente.

Non è chiaro se i droni israeliani (munizioni circuitanti) abbiano colpito anche i missili balistici iraniani impiegabili per una rappresaglia contro Israele. Molte di queste armi sono conservate in bunker, molte decine di metri nel sottosuolo. In ogni caso la natura della risposta iraniana e la tipologia di armi che verranno impiegate mostrerà indirettamente il successo o meno delle incursioni israeliane contro i missili balistici dei pasdaran.

Secondo le fonti di Canale 12, il sito nucleare di Natanz, dove si trovano centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, sarebbe stato pesantemente danneggiato, anche se l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’energia atomica Aiea non ha rilevato nessun aumento delle radiazioni nel sito nucleare che, peraltro, ospita molte delle sue infrastrutture in bunker posti per decine di metri nel sottosuolo. Nel pomeriggio di ieri forti esplosioni nei siti di ricerca di Fordow e Isfahan lasciano intendere che Israele stia conducendo pesanti attacchi contro tutte le basi del programma atomico iraniano.

Secondo fonti militari israeliane citate da Times of Israel, l’Iran ha abbastanza uranio arricchito per costruire 15 bombe nucleari in pochi giorni, e che quindi occorreva agire contro questa "minaccia imminente". Israele è da decenni una potenza nucleare e anche se non ha mai ammesso di possedere ordigni atomici è accreditata di un arsenale composto da almeno 200 testate nucleari di diversa potenza lanciabili da aerei, missili balistici anche a lungo raggio e sottomarini.

Teheran nega che il suo programma nucleare sia finalizzato alla costruzione di un'arma atomica, ma da diversi anni non permette le ispezioni internazionali ai suoi impianti. L'Aiea ha accusato l'Iran di non rispettare gli obblighi sulla non proliferazione nucleare e Israele considera questa dichiarazione dell’agenzia dell’Onu la piena giustificazione dell’attacco.

«Non abbiamo scelta, se non attacchiamo, moriremo al 100 per cento. Quindi, anche se non è (la soluzione) perfetta, dobbiamo agire, perché é necessario invertire la traiettoria del potenziamento militare iraniano, sia per quanto riguarda le sue armi balistiche sia per le armi nucleari», ha detto ieri il premier Benjamin Netanyahu, ma è difficile credere che l’Iran possa rischiare di suicidarsi sfidando l’imponente arsenale nucleare di Tel Aviv, in parte imbarcato su sottomarini.

Una fonte anonima ha riferito alla televisione statunitense Abc News che gli Stati Uniti hanno fornito "eccellenti" informazioni di intelligence a Israele, pur senza partecipare attivamente dal punto di vista militare agli attacchi sferrati da Israele contro diversi siti nucleari in Iran. La fonte ha aggiunto che Washington «difenderà Israele, se necessario, soprattutto in caso di attacchi con missili balistici» da parte di Teheran preannunciando che le operazioni israeliane «continueranno e saranno molto intense nei prossimi giorni».

Al di là dell’impatto militare il vero obiettivo perseguito da Netanyahu con l’attacco all’Iran era evidentemente far fallire i negoziati tra Stati Uniti e Iran in corso sul programma nucleare di Teheran. Una sorta di attacco preventivo per evitare che Israele dovesse fare i conti con una eventuale intesa non gradita tra Usa e Iran, che infatti ha già annunciato che non parteciperà al sesto round di negoziati diretti con gli Usa in programma domani in Oman.

Il governo del sultanato, come quelli di Turchia e Arabia Saudita hanno condannato con parole forti i raid israeliani mentre in Iran un funzionario iraniano affermava ieri che «chiunque pensi che l'attacco non sia stato coordinato con gli Stati Uniti è un idiota totale».

Il presidente americano Donald Trump aveva detto a Fox News di sperare ancora nella possibilità di colloqui con l'Iran pur confermando che la sua amministrazione era a conoscenza della decisione di Tel Aviv di attaccare l'Iran senza essere coinvolta militarmente nei raid.

Nel pomeriggio ha poi elogiato l’incursione israeliana con parole che potrebbero porre fine a ogni dialogo con Teheran. «L'Iran non può avere una bomba nucleare e speriamo di tornare al tavolo delle trattative. Vedremo. Ci sono diverse persone al comando che non torneranno», ha detto Trump riferendosi ai leader militari iraniani eliminati dai raid israeliani. Affermazione che lascia spazio all'ipotesi che la Casa Bianca abbia avvallato l'incursione mirata a colpire gli esponenti più oltranzisti delle forze armate iraniane.

Del resto nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano rimpatriato personale diplomatico e civile dalle ambasciate e dalle basi militari in Medio Oriente a conferma che erano al corrente dei piani di attacco israeliani.

Posizione condivisa dall’Unione Europea. «Siamo stati piuttosto chiari nella nostra posizione: l'Iran non deve mai sviluppare o acquisire l'arma nucleare. Questo è chiarissimo. Per quanto riguarda il nucleare e il Jcpoa (gli accordi sul nucleare di Vienna del 2015, ndr), non abbiamo abbandonato questo dossier, l'Alta Rappresentante Kaja Kallas è stata molto chiara anche ieri nella riunione di Weimar». Lo dice il portavoce della Commissione europea, Anouar El Anouni. Curioso (ma non sorprendente) che la Ue si allinei con Israele e gli Usa considerato che l’effetto immediato dei raid israeliani ha già fatto impennare il prezzo di gas e petrolio.

Come avevano già fatto in questo conflitto con i leader di Hamas ed Hezbollah, le forze israeliane, hanno preso di mira con successo «i tre comandanti più anziani del regime iraniano»: il capo di Stato Maggiore delle forze armate, generale Mohammad Hossein Bagheri, il comandante del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica, generale Hossein Salami e il direttore di Khatam al Anbiya, società di costrizioni legata ai pasdaran e attiva anche nella realizzazione di bunker e fortificazioni, generale di divisione Gholem ali Rashid.

Con la differenza che mentre i leader di Hamas ed Hezbollah erano alla testa di milizie, i vertici militari iraniani rappresentano uno Stato riconosciuto che siede alle Nazioni Unite: un vero atto di guerra quindi, non una operazione “anti terrorismo”. Uccisi anche altri ufficiali e almeno sei scienziati impegnati nel programma di ricerca nucleare.

Il supporto statunitense, diretto o meno, apre la strada a un’escalation che porterà con ogni probabilità l’Iran a dotarsi a tutti i costi della “bomba”, come ha fatto la Corea del Nord che è diventata intoccabile da quando dispone di un arsenale nucleare.  

L'ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell'Iran, ha subito nominato un nuovo capo di Stato Maggiore delle forze armate del Paese e un nuovo comandante del Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica. Khamenei ha ordinato alle forze armate di vendicare l'attacco e lo Stato Maggiore ha avvertito che «ora che il regime terroristico che occupa Al-Quds ha oltrepassato ogni linea rossa... (non ci sono) limiti nella risposta a questo crimine».

In serata i Guardiani della Rivoluzione hanno affermato in una nota che le forze iraniane «hanno eseguito la loro risposta schiacciante e precisa contro decine di obiettivi, centri militari e basi aeree» in Israele nell'ambito dell'Operazione Vera Promessa 3. L'Iran ha lanciato un massiccio attacco missilistico contro Israele, con almeno 150 missili balistici, riferisce l'Idf, che ha costretto la popolazione ad entrare nei rifugi.

Esplosioni si registrano a Tel Aviv e Gerusalemme. La televisione di Stato iraniana ha confermato in serata quello che chiama "l'inizio degli attacchi missilistici iraniani" contro Israele, in rappresaglia per gli attacchi contro il suo territorio. Una dichiarazione segue di poco quella televisiva della Guida Suprema dell'Iran, che ha assicurato: «La nazione è con noi, con le forze armate e, se Dio vuole, la Repubblica Islamica sconfiggerà il regime sionista».

I soccorritori israeliani del Magen David Adom hanno riferito che ci sono almeno 14 feriti lievi a Tel Aviv e dintorni, aggiungendo che sono stati riportati 7 diverse aree di impatto dopo il lancio di missili dall'Iran. Lo riferisce Times of Israel ripreso dall'ANSA. Secondo l'agenzia statunitense Axios, che cita fonti israeliane, gli Stati Uniti stanno aiutando Israele a respingere l'attacco missilistico.