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IL PROGETTO

Italici, una comunità globale per gli amanti del Belpaese

Si chiama Italica global community ed è la comunità che mira a riunire online gli “italici” di tutto il mondo, da intendersi sia come italiani di sangue che come amanti dei valori e stili di vita dell’Italia. L’idea è dell’imprenditore ed ex parlamentare Piero Bassetti, che vuole tradurre l’eccellenza italiana in un progetto politico glocal e rivolto a tutti gli Stati.

Attualità 23_09_2021

L’immagine dell’Italia nel mondo non può limitarsi solo al Made in Italy, alla “fuga di cervelli” o alla diffusione del turismo nella penisola. È tempo di iniziare a pensarla come un impianto culturale strutturato, da cui partirà un vero e proprio progetto politico. Il punto di partenza è l’associazione “Svegliamoci Italici”, fondata dall’imprenditore ed ex parlamentare Piero Bassetti, mentre il punto d’arrivo è l’Italica global community.

L’aggettivo italico va oltre l’italiano e l’italianità in senso lato. Come spiegato da Maarten Lulof van Aalderen, presidente dell’associazione Stampa Estera, durante la presentazione del progetto a Roma, “italici sono coloro che magari non hanno sangue italiano ma apprezzano i valori e lo stile di vita italiani o il Made in Italy”. In tal senso, come sottolineato dal giornalista Rai Marco Frittella, moderatore della conferenza stampa, l’Italica global community mira a “riunire italofoni, italiani e amanti dell’Italia” di tutto il mondo.

Da parte sua, a quasi 93 anni, Piero Bassetti è un italiano appartenente a una generazione che non vuole smettere di sognare. Il suo, ha spiegato, è un “progetto” per un “soggetto non istituzionale ma politico” indirizzato agli “oltre 150 milioni di italici” che, “anche senza avere una goccia di sangue italiano sono attratti dall’Italia o dall’Italian way of life” e lo hanno incoraggiato e promosso “ibridandolo con altre culture”. Spesso si tratta di persone che “non sempre sanno di esistere come comunità, non hanno consapevolezza di soggettività politica”, né dispongono di “organizzazioni culturali”.

Italica global community ambisce ad essere un progetto glocal, ovvero globale e locale al tempo stesso. Per molti versi è un segno dei tempi. Secondo Bassetti, nel contesto internazionale, ciò che oggi conta non sono più tanto i “197 soggetti nazionali dell’ONU”. Anche “a Kabul ci siamo accorti che il mondo sta per essere organizzato politicamente in modo radicalmente diverso”. Parallelamente, scorre la controversia franco-americana sulle “dimensioni dei sommergibili”, accanto all’emersione della Cina e dell’intera Asia come attore geopolitico. In questo sfondo, è opportuno fissare l’attenzione su ciò che avviene tra “ciò che è globale e ciò che è locale”, ovvero tra due “dimensioni che si integrano a vicenda”.

Bassetti aveva già lanciato la sfida nel suo libro Svegliamoci Italici! Manifesto per un futuro glocal, pubblicato nel 2015. Italica global community intende essere l’attualizzazione di un progetto politico, in cui conteranno sempre meno gli Stati nazionali ma in cui, secondo i suoi sostenitori, si gioca la grande chance di una civilizzazione italica” vocata ad “entrare nella storia del mondo con tutti i suoi valori e tutto il suo potenziale”. Già nel suo libro, Bassetti scriveva di puntare a “creare le premesse di un risveglio”. Ora, alla nascita della community, seguiranno i “discorsi organizzativi”.

Italica global community trae origine principalmente dalla Rete e la suainterpretazione culturale” e la sua “rappresentanza” sono rivolte a “tutti gli Stati che vorranno approfittarne”, “Repubblica italiana” in primis. “L’ambizione è elevata, la pochezza dei nostri mezzi è altrettanto innegabile ma tutte le rivoluzioni sono iniziate dal poco e noi, dal poco, vogliamo arrivare al molto”, ha concluso Bassetti.

La conferenza stampa - in parte in presenza, in parte virtuale - ha visto l’intervento di varie “eccellenze italiche” nel mondo. La giornalista Rai, Monica Marangoni, già conduttrice della trasmissione Italia con voi (di cui Piero Bassetti è stato uno dei principali animatori), su Rai Italia - diffusa in quattro continenti - ha moderato la seconda parte dell’evento. Tra gli altri vi ha preso parte l’ambasciatore Luigi Vignali, ministro plenipotenziario e direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie del ministero degli Esteri, che ha insistito soprattutto sul coinvolgimento dei giovani nel progetto.

Fabio Finotti, direttore dell’Istituto di Cultura italiana a New York, ha accennato a scultori americani che si ispirano all’arte italiana: un modo tra i tanti di essere “italici”. Stefano Vaccara ha raccontato la sua esperienza di fondatore e direttore della Voce di New York, giornale nato per gli italiani in America ma, in breve tempo, apprezzato anche dagli americani dallo spirito “italico”. Se gli americani hanno nel sangue l’ideale della “liberta’”, gli italiani hanno a cuore soprattutto la “bellezza”, intesa non solo come fatto esteriore. Il connubio tra libertà e bellezza diventa quindi la risultante dell’incontro virtuoso tra due culture. L’avvocato brasiliano Roberto Del Manto Junior ha sottolineato lo straordinario apporto dato al sistema giuridico del suo Paese da parte dei giuristi di origine italiana.

Grande dote italiana è la “flessibilità mentale e sistemica”: lo ha testimoniato Rinaldo Marinoni, docente alla LUMSA, che nel 1987, da giovane manager dell’Ansaldo, fu inviato in Giamaica per realizzare l’impianto elettrico di un ospedale. In quell’occasione, il progetto italiano vinse la competizione con una serie di aziende estere, per un motivo molto semplice: i tecnici italiani furono gli unici a venire incontro al progetto originario locale.

Un episodio toccante è stato riferito dal rettore dell’UniCamillus, Gianni Profita: lo scorso giugno, durante l’incontro di una delegazione universitaria al Quirinale con il presidente Mattarella, una studentessa haitiana aveva quasi chiesto perdono per la vicenda di Vanni Calì, l’ingegnere siciliano sequestrato nel piccolo Stato caraibico. “Presidente, voglio chiedere scusa, perché dal vostro Paese sto imparando tante cose, mi sta dando tutto…”, aveva detto la ragazza.

L’eccellenza italiana, in definitiva, rimane viva e apprezzata nel mondo, più di quanto non immaginino gli italiani stessi. Tradurla in un progetto politico si prospetta un’impresa titanica. La sfida più grande per Piero Bassetti e per Italica global community sarà ora quella di tenere viva un’identità locale e culturale, prendendo atto del declino traversale e universale del senso della nazione. Un’identità dinamica ma forte, glocal, per l’appunto, che si amalgama con le altre ma non si disperde, né si fa schiacciare dall’omologazione, sarebbe comunque l’unica forma di globalizzazione accettabile in questi anni così complessi e critici.