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UNIVERSITA' GREGORIANA

Il Vaticano fa i conti con il voto irlandese

Summit a porte chiuse all’Università Gregoriana di Roma, all’indomani del voto in Irlanda che ha introdotto la legalizzazione delle unioni gay. Tre Conferenze episcopali europee e anche diversi teologi a discutere i temi che al Sinodo hanno fatto più discutere.

LA SVOLTA DI DUBLINO CI TRAVOLGERA' di Renzo Puccetti

Ecclesia 26_05_2015
Il cardinale Reinhard Marx, presidente dei vescovi tedeschi

Si è tenuto ieri, come anticipato dal vaticanista del Figaro, Jean-Marie Guenois, la riunione per pochi intimi (una cinquantina di invitati) all’Università Gregoriana di Roma. Tre sono le Conferenze episcopali interessate, che hanno spedito nell’Urbe propri rappresentanti di peso: Germania, Svizzera e Francia. I temi del dibattito sono quelli che più al Sinodo straordinario dello scorso ottobre hanno fatto discutere, dal riaccostamento alla comunione dei divorziati risposati alla possibilità di aprire le porte alle convivenze tra persone dello stesso sesso. 

A guidare il tutto è stato il battagliero cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, nonchépresidente della Conferenza episcopale tedesca. Qualche mese fa, presentando le linee guida dei vescovi da lui rappresentati in vista della decisiva assise del prossimo autunno, Marx aveva chiarito che la Germania è comunque pronta ad andare avanti da sola, visto che «non è una filiale di Roma». Dichiarazioni riportate dalla stampa e mai smentite, al punto che l’ex presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Paul Josef Cordes – anch’egli tedesco – aveva definito le parole del confratello nient’altro che «chiacchiere da bar» degne di biasimo. 

Ma il parterre presente all’incontro era nutrito anche di teologi che da tempo vanno perorando la causa di una Chiesa chiamata ad aggiornare il proprio insegnamento in fatto di morale sessuale. La teologa Eva Maria Faber, rettore della Facoltà teologica cattolica di Coira (paradossalmente una delle diocesi più conservatrici della Svizzera), sostiene che il concetto di indissolubilità matrimoniale ha scarsi fondamenti teologici. Il celebre Eberhard Schockenhoff è favorevole a mutare l’approccio verso gli omosessuali – uno dei temi più controversi della discussione generale del Sinodo di ottobre – mentre un altro degli ospiti, Alain Thomasset, ritiene che la coscienza individuale debba entrare in «un dissenso responsabile» con il magistero ufficiale della Chiesa. Una posizione, quella dell’apertura alle unioni civili, sta iniziando a far breccia anche nelle gerarchie italiane. Il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ha infatti spiegato alla Stampa che «anche in Italia il governo deve prendere atto che esistono centinaia di migliaia di convivenze tra persone dello stesso sesso». 

Che sia un tentativo di far fronte comune in vista dell’appuntamento ordinario che si terrà tra qualche mese, lo si capirà nelle prossime settimane. Quel che è certo è che le risposte ai questionari delle tre Conferenze episcopali interessate hanno come trait d’union la richiesta di aggiornare la prassi pastorale secondo le proposte contenute nella grande relazione esposta dal cardinale Walter Kasper nel Concistoro del febbraio 2014. I fedeli svizzeri – secondo quanto si legge nella sintesi diffusa alla stampa qualche settimana fa – osservano come il modello rappresentato dalla Sacra famiglia non sia più un ideale, e che dunque sia necessario esplorare altre strade. Di certo, i più determinati a “cambiare” sono i pastori tedeschi: un anno fa, il cardinale Marx annunciava che al Sinodo avrebbe portato un documento pro-Kasper recante in calce tutte le firme dei vescovi sostenitori, stavolta si prepara a unirsi con francesi e svizzeri per contrastare i settori più restii ad appoggiare un aggiornamento. 

L’arcivescovo di Monaco, però, deve fare i conti anche con una parte (seppur minoritaria) della propria Conferenza episcopale, che di mutare l’approccio verso la morale sessuale fin qui seguita non ne vuole sapere. Capofila del “fronte ribelle” è il giovanissimo vescovo di Passau, Stefan Oster. É lui che, pubblicamente, ha demolito l’elenco di richieste presentato a Roma dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk), tra i cui punti spiccavano la benedizione in chiesa delle coppie omosessuali e dei divorziati risposati. Il presule, che ha deprecato la volontà di cancellare quel che si è sempre insegnato in duemila anni di storia per il solo fine di cogliere “i segni dei tempi”, lo scorso settembre aveva denunciato come la Chiesa si fosse ormai «ridotta a una dimensione sociologica» che ha l’obiettivo di «dar retta alla volontà della maggioranza dei fedeli». Assieme a Oster, nella critica del documento della Zdk, ci sono almeno altri quattro presuli: il vescovo di Ratisbona, Voderholzer, quello di Augsburg, Zdarsa, di Eichstatt, Hanke, di Wurtzbourg, Hofmann e di Gorlitz, Ipolt.