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Il sacrilegio e la simonia - Il testo del video

Tra i vizi contrari alla virtù di religione per difetto vi è la mancanza di riverenza, rispetto e onore verso le cose sacre: il sacrilegio e la simonia. Il sacrilegio è un peccato grave e consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. La simonia invece consiste nel comprare o vendere delle cose spirituali.

Catechismo 18_09_2022

Stiamo studiando i vizi contrari alla virtù di religione e abbiamo concluso i vizi per eccesso. Stiamo ora affrontando i VIZI PER DIFETTO, che si possono ricondurre nella categoria della irreligiosità. Ricordiamo che la virtù di religione è quella virtù che ci porta a rendere a Dio l'onore che gli spetta.

Tra i vizi contrari a tale virtù per difetto abbiamo visto le mancanze di riverenza, rispetto e onore rivolte CONTRO LA PERSONA DI DIO (la tentazione e lo spergiuro); oggi prendiamo invece in considerazione le mancanze di riverenza VERSO LE COSE SACRE, che fanno anch’esse parte dei vizi contro la virtù di religione. Se c'è dunque una distinzione tra il peccare direttamente contro Dio e contro le cose sacre, tuttavia entrambi ricadono sotto il difetto della virtù di religione.

  • Parliamo dunque oggi del SACRILEGIO e della SIMONIA.

San Tommaso dedica la quaestio 99 al sacrilegio.

Nel primo articolo ne dà una definizione, richiamando la stessa idea di sacro.

  • Che cosa è una cosa sacra, una persona sacra, un luogo sacro?

E' ciò che viene separato da altro per ordinarlo al culto di Dio.

La consacrazione implica sempre questo duplice movimento: una separazione per essere ordinato unicamente al culto divino. In questo senso ciò o chi si va a consacrare diviene “divino”, diviene appartenente a Dio, entra nella sfera di Dio e non può essere sottratto a questa sfera.

San Tommaso spiega che a quella persona, a quell'oggetto, a quel luogo che viene consacrato a Dio, si deve "un certo rispetto che ridonda su Dio stesso" (a. 1).

Onorare le persone consacrate, avere rispetto dei luoghi, delle cose consacrate, non utilizzarle come se fossero “non sacre", non renderle accessibili a chiunque... Ebbene tutto questo ha a che fare con il rispetto dovuto a Dio, ridonda su Dio stesso. Questa idea fondamentale del rispetto, dell'onore e della riverenza dovuta a Dio attraverso le cose sacre è qualcosa che abbiamo in parte perso.

  • Quale è la caratteristica, la specificità, la ragione formale del sacrilegio?

 

E’ il fatto di essere "una violazione di una cosa sacra, mediante una mancanza di rispetto" (a. 2). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, a sua volta, al 2120 insegna:

"Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato grave soprattutto quando è commesso contro l'Eucaristia, poiché, in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo".

Vediamo ora di riflettere su questa definizione. Cosa vuol dire violazione? Vuole dire mancanza di rispetto. E cosa vuol dire mancanza di rispetto? Sostanzialmente significa trattare le cose consacrate a Dio come se non lo fossero, come se non fossero sacre e dedicate al culto di Dio, come fossero cose come tante altre.

Spesso abbiamo l'idea del sacrilegio come di un atto eclatante; ad es., il furto di ostie dal Tabernacolo e il loro utilizzo per dei riti satanici. Certamente questo è un sacrilegio, ma non serve arrivare a questi massimi livelli dissacranti per trattarsi di sacrilegio. Nel sacrilegio rientrano tutte quelle azioni che portano ad usare cose, luoghi e persone consacrati, come se non lo fossero.

San Tommaso distingue TRE CATEGORIE DI SACRILEGI:

- Quello rivolto contro le persone sacre

- Quelle contro i luoghi sacri

- Quelle contro le cose sacre

Per quanto riguarda le "cose sacre" san Tommaso si dilunga un poco di più, spiegando che, anche in questo caso, vi è una gradazione:

- il primo posto nelle cose sacre lo hanno i sacramenti, e tra i sacramenti il più importante è l'Eucaristia. Infatti, l’Eucaristia contiene Cristo medesimo. Quindi il sacrilegio commesso contro questo sacramento è il più grave di tutti" (a. 3).

Da ciò deriva, appunto, la meticolosa premura della Chiesa nel rispettare il Santissimo Sacramento, per onorarlo e per venerarlo attraverso azioni esterne: gesti di adorazione, incensazione, paramenti, decori, attenzioni nel toccare, distribuire, ricevere l'Eucaristia...

à Non si tratta di meticolosità eccessive, ma sono modalità per onorare e rendere il maggior rispetto possibile alla Santissima Eucaristia.

Subito dopo la Santa Eucaristia vengono gli altri sacramenti, poi i vasi sacri, ovvero quei vasi che venivano consacrati proprio per ricevere al loro interno la materia del sacramento stesso. E’ lo stesso San Tommaso a dire, per esempio, che le specie del pane e del vino consacrate non devono essere toccate se non da mani consacrate, ovvero che hanno ricevuto l'unzione dell’Ordine sacro. Questa è una regola universale, salvo ovviamente il caso di necessità; come quando, per esempio, nei tempi di persecuzione, l'Eucaristia doveva essere portata a chi era in attesa della pena di morte e in quel caso venivano per esempio preferiti i bambini perché più puri. Anche il calice e la pisside non dovevano essere toccati, se non dal sacerdote.

à Tutti questi elementi aiutano a custodire la sacralità ovvero il senso dell'ordinazione al culto di Dio.

Per la ridondanza che abbiamo visto, tale onore ricade direttamente su Dio stesso.  Ecco perché sono gesti che andrebbero recuperati: perderli significa perdere gradualmente il senso del sacro e perciò il senso di Dio come Dio, come il solo Santo per eccellenza.

Leggiamo la sintesi che San Tommaso offre:

"Subito dopo i sacramenti vengono i vasi sacri, consacrati per raccogliere i sacramenti; quindi le immagini sacre e le reliquie dei santi, nelle quali in qualche modo vengono onorate o disonorate le persone stesse dei santi. Poi vengono gli oggetti decorativi della chiesa e i paramenti dei ministri del culto. E finalmente i beni, mobili e immobili destinati al sostentamento dei ministri. Però chiunque pecca contro una delle cose suddette commette un peccato di sacrilegio". (art 3)

 

  • Nella quaestio 100 san Tommaso parla del peccato di SIMONIA.

Essa consiste nel comprare o vendere delle cose spirituali. E perché questo commercio non si può fare?  San Tommaso dà tre ragioni fondamentali:

  1. Il denaro, e in generale qualcosa di materiale non è in grado di corrispondere alla dignità di qualcosa di spirituale.

Pretendere di acquistare qualcosa di spirituale con un bene materiale, significa in qualche modo pensare ad una equiparazione tra i due, finendo così per non apprezzare più, come si conviene, i beni spirituali.

 

  1. Le cose sacre appartengono a Dio e non appartengono agli uomini; i ministri stessi di Dio non ne sono i padroni ma gli amministratori.

Perciò l'amministratore non può prezzare qualcosa che non gli è proprio. I sacramenti, la predicazione della parola di Dio, etc.. non appartengono agli uomini: né al Papa, né al vescovo, né al sacerdote, né ai fedeli... ma appartengono solo a Dio.

  1. Perché le cose sacre derivano dalla gratuità di Dio.

Perciò se Dio elargisce in modo gratuito, non sono certo gli uomini che possono attribuirvi un prezzo in termini materiali.

Per queste ragioni, non è mai lecito dare del denaro, o in generale dei beni materiali o delle prestazioni per avere in cambio dei sacramenti o dei benefici spirituali.

Diverso invece è dare una doverosa offerta per il sostentamento di quei ministri che vivono del culto. L' offerta e il prezzo sono due cose diverse.

Leggiamo la sintesi che il numero 2121 del Catechismo della Chiesa Cattolica offre:

"La simonia consiste nell'acquisto o nella vendita delle realtà spirituali. A Simone il mago, che voleva acquistare il potere spirituale che vedeva all'opera negli Apostoli, Pietro risponde: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio» (At 8,20). Così si conformava alla parola di Gesù: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). È impossibile appropriarsi i beni spirituali e comportarsi nei loro confronti come un possessore o un padrone, dal momento che la loro sorgente è in Dio. Non si può che riceverli gratuitamente da lui".

 

Nel paragrafo successivo, proprio per evitare la simonia, il n. 2122 precisa che “il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l'amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà”. Le offerte vengono indicate in virtù del principio che “il popolo cristiano deve concorrere al sostentamento dei ministri della Chiesa”.

Tuttavia, occorre prestare molta attenzione: nessun sacramento può essere soggetto ad una tariffa previa e vincolato alla stessa; diversamente l’offerta non è più tale e si cade perciò nel peccato di simonia. Si pensi al caso della chiesa in Germania e in Austria, dove la mancanza del pagamento di una di tassa vera e propria comporta di fatto la scomunica della persona, che non è più ammessa a ricevere i sacramenti: né lui né i suoi eventuali figli.. Qui siamo veramente al limite – e oltre il limite - della simonia.