Il Premio Ratzinger a Muti riporta la grande musica in Vaticano
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Leone XIV ha consegnato personalmente il diploma al maestro dopo l'esecuzione della Messa per l'incoronazione di Carlo X. Con la presenza del nuovo Papa in aula Paolo VI si chiude l'era dei concerti disertati e si realizza la speranza del musicista, che ha rievocato l'«intesa culturale e spirituale» con Benedetto XVI.
Riccardo Muti aveva chiesto, non senza vis polemica, il ritorno della grande musica in aula Paolo VI in Vaticano. Una grande assente negli anni del pontificato di Francesco che iniziò nel 2013 disertando all'ultimo il concerto per il 96° compleanno del cardinale Domenico Bartolucci, l'ultimo direttore della Cappella Sistina ad vitam. Anche in questo Bergoglio si è smarcato sin da subito dal pontificato del suo predecessore, quel Benedetto XVI così stimato da Muti al punto da essere incluso tra le persone più intelligenti mai incontrate in vita dal maestro.
Con Leone XIV regnante la speranza di Muti si è realizzata. Il maestro ieri ha diretto la Messa per l'incoronazione di Carlo X di Luigi Cherubini eseguita dall'Orchestra giovanile Luigi Cherubini e dal Coro della Cattedrale di Siena "Guido Chigi Saracini" davanti ad uno spettatore d'eccezione: papa Prevost. Al termine dell'esibizione, il direttore d'orchestra ha ricevuto dalle mani del Pontefice il diploma del Premio Ratzinger a lui assegnato quest'anno dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger per gli altissimi meriti musicali ma anche per «la sua personale amicizia e intesa culturale e spirituale» con Benedetto XVI.
Proprio quest'ultima è stata al centro del discorso di Muti che ha ricordato il loro ultimo incontro al monastero Mater Ecclesiae organizzato da monsignor Georg Gänswein (presente in aula ieri), quando l'ormai papa emerito lo congedò con queste ultime parole: «lasciamolo riposare in pace quel povero Mozart». Una battuta nata da una loro comune lamentela su certe esecuzioni dei capolavori del compositore austriaco. Il maestro napoletano ha detto che il suo con Ratzinger è stato «il rapporto di un cattolico fervente con un grande Papa e un grande teologo». Ma ha avuto anche parole di elogio per Leone XIV, il Papa che ha riportato ad alti livelli la musica sacra in aula Paolo VI. Muti ha confessato di aver amato il nuovo Papa sin dal primo momento, apprezzando anche la scelta del suo nome pontificale.
Questa cerimonia speciale di consegna del Premio Ratzinger è arrivata dopo le ultime due edizioni - quelle successive alla morte di Benedetto XVI – all'insegna del basso profilo per via dell'assenza di Francesco che aveva lasciato al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin il compito di dare il diploma ai vincitori. Nel primo anno di Leone XIV, invece, è tornato il Papa regnante a conferire di persona il premio intitolato al suo predecessore tedesco e lo ha fatto in un'occasione di visibilità senza precedenti per la presenza di una celebrità come Muti.
Nel suo discorso Prevost ha ricordato come Ratzinger «nella musica cercava la voce di Dio nell’universo». Per il Papa il premio consegnato ieri è la «prosecuzione di quel rapporto, di un dialogo aperto al mistero e orientato al bene comune, all’armonia» esistito tra Ratzinger e Muti che – ha detto Prevost – «ha saputo custodire ciò che Benedetto XVI ha sempre considerato il cuore dell’arte: la possibilità di far risuonare, attraverso la bellezza, una scintilla della presenza di Dio».
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Difficile immaginare il celebre direttore d'orchestra premiato in Vaticano dopo le sue schiette critiche sul declino della musica sacra e sul disinteresse dell'ultimo pontificato. Ma forse l'antifona è cambiata e Leone XIV potrebbe consegnare a lui l'onorificenza intitolata al Papa musicista.
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