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GRILLO

Il Movimento Cinque Stelle si prepara al governo

Il Movimento Cinque Stelle, con la convention di Ivrea, oltre a commemorare il defunto fondatore Gianroberto Casaleggio, mostra una prima metamorfosi. Non è più aperto alla sua sola base, il popolo del Web, ma anche al mondo produttivo, operaio, imprenditoriale. In poche parole: si prepara a governare.

Politica 09_04_2017
La convention di Ivrea

Nell’attesa di capire quando si voterà e con quale sistema elettorale, i grillini aprono alla società civile e al mondo delle professioni e preparano la scalata a Palazzo Chigi. A prescindere dal fatto che riesca o meno questo disegno, la convention di ieri della neonata fondazione Casaleggio, svoltasi a Ivrea, ha segnato una discontinuità profonda nell’azione del Movimento.

Se fino a ieri l’elemento distintivo della propaganda pentastellata era il coinvolgimento degli iscritti attraverso la Rete, per condividere scelte, candidature, posizioni da assumere su questioni di interesse pubblico, dopo Ivrea quella formazione politica appare aver subìto una mutazione genetica e punta a catalizzare le attenzioni delle forze produttive, socio-economiche e culturali, molto oltre gli angusti steccati della militanza.

La scelta di Ivrea non è casuale: a un anno dalla scomparsa del guru Gianroberto Casaleggio, che iniziò proprio all’Olivetti di Ivrea come progettista di sistemi operativi, il Movimento Cinque Stelle sceglie un luogo di sintesi tra operaismo e imprenditoria, quasi a voler segnare un saldo ancoraggio della politica pentastellata al mondo produttivo, in vista della possibile conquista del governo del Paese.

Professori universitari, giornalisti anche di rilievo (Mentana), manager di multinazionali (Vaccarono di Google), ex politici come Di Pietro si sono ritrovati a Ivrea, per osservare e monitorare l’evoluzione del grillismo e per verificarne la consistenza. Alcuni, forse, anche per simpatizzare con loro, ma in modo abbottonato e compassato. Un contenitore “neutrale” quale è stata senz’altro la convention di ieri (formalmente una commemorazione del fondatore, per parlare non di politica ma di futuro) ha consentito anche a personalità esterne al recinto di quel movimento di discutere delle priorità dell’agenda politica dell’immediato futuro,  che sarà nelle mani di chi vincerà le prossime elezioni.

Rimangono, però, le incognite sulla leadership. Nei corridoi della politica romana si sussurra ormai da tempo: nel Movimento 5 Stelle, nonostante le smentite di rito, è Davide Casaleggio che detiene lo scettro del comando. Dallo scorso settembre – da quando la crisi della giunta romana ha mandato in frantumi il direttorio – è suo, infatti, il nome che circola con più insistenza. Non quello della “rockstar” Alessandro Di Battista, abile a infiammare le folle ma meno bravo nel tenere compatto il Movimento. Non quello di Luigi Di Maio, che in questi mesi si è dovuto spesso barcamenare tra accuse e scivoloni anche linguistici, e che molti ritengono troppo etichettato territorialmente per raccogliere voti anche al nord.

Peraltro a consacrare il figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle è arrivata, nei giorni scorsi, anche la tv. La sua visibilità pubblica è stata lanciata dalla “regina” dei talk show televisivi, Lilli Gruber, che lo ha ospitato a Otto e mezzo, in prima serata su La7. Un debutto preparato fin nei minimi dettagli, tanto che si sussurra che Casaleggio junior, assistito dal suo staff, si sia sottoposto a una estenuante “prova tv”. Quattro ore di fila di fuoco diretto e incrociato e domande simulate per non arrivare teso o impreparato davanti alle telecamere. 

Curiosamente, Davide Casaleggio si è affidato anche a una influente agenzia di comunicazione, la milanese VisVerbi, che rappresenta e gestisce le uscite televisive di celebri opinionisti e giornalisti fra cui Gianluigi Nuzzi (marito di una delle due titolari dell’agenzia, che ha intervistato lo stesso Casaleggio negli studi della Gruber), Carlo Freccero (vicino al M5s) e Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano (ospite fisso di Otto e mezzo) Un particolare, questo, denunciato dal deputato Pd, Ernesto Carbone, per agitare lo spettro di un presunto conflitto di interessi.

Nessuno lo dice ancora ufficialmente, ma il Movimento di Beppe Grillo si sta già portando avanti nella ricerca di uomini e risorse necessarie per un prossimo governo, anche costruendo solide relazioni internazionali. L’imminente viaggio di Di Maio negli Usa, per incontrare Trump, ne è la dimostrazione più lampante. 

Una delle critiche che vengono rivolte più spesso al Movimento Cinque Stelle, infatti, riguarda la mancanza di una classe dirigente rodata e all’altezza. Come ha dimostrato il caso di Virginia Raggi a Roma. Con il tempo, però, nel partito si è strutturata una gerarchia e sono emerse figure di spicco che potrebbero ambire a una poltrona nell’esecutivo in caso di vittoria alle elezioni. Non solo. Secondo i bene informati, i grillini avrebbero già da tempo allo studio i nomi da inserire in un’eventuale squadra di governo. Per la precisione, ci starebbero lavorando dallo scorso dicembre, dalla bocciatura del referendum costituzionale.

Tanto che qualcuno – come hanno dimostrato di recente alcuni retroscena pubblicati dai quotidiani La Stampa e La Repubblica - già si sbilancia con il toto-nomi a Cinque Stelle: Di Battista agli Interni, l’avvocato Alfonso Bonafede alla Giustizia e l’acerrimo nemico della riforma costituzionale renziana Luigi Zingales all’Economia, giusto per fare qualche nome. 

Fantapolitica? Non esattamente. Chi ha buona memoria ricorderà che anche la Lega Nord, nei primi anni Novanta, ha iniziato esattamente così. Entrando al governo dalla porta principale, quando a tutti sembrava impossibile.