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Ora di dottrina / 189 – La trascrizione

I principi della mariologia – Il testo del video

Le fonti della mariologia: la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione. Il magistero e l’importanza del sensus plenior nell’approccio alla Bibbia. Il principio base per accostarsi ai misteri di Maria: la sua realtà di Madre di Dio e Madre degli uomini. Principio di singolarità e principio di convenienza.

Catechismo 21_12_2025

Oggi sono particolarmente felice di potervi annunciare l’inizio di questa nuova lunga sezione e spiegazione del Simbolo della Fede (che in realtà è una presentazione più ampia di tutta la dottrina cattolica), dedicata in particolare al mistero di Maria Santissima. Abbiamo concluso la parte relativa alla Santissima Trinità, ai misteri legati al Figlio di Dio incarnato e allo Spirito Santo. E prima di iniziare la grande sezione dedicata al mistero della Chiesa, incastoniamo tra il mistero di Cristo e quello della Chiesa il mistero di Maria Santissima. È inutile dire quanto è importante tornare a riscoprire in tutta la sua estensione, in tutto il suo ampio respiro quanto la fede cattolica ci trasmette a questo riguardo.

Inizio presentando quelli che sono i fondamenti, i cardini, i principi che sono alla base di una sana mariologia, cioè di un modo sano e adeguato di accostare il mistero della Beata Vergine Maria. In questa catechesi e nelle altre riguardanti questa sezione attingerò a diversi testi e trattati del mai sufficientemente lodato padre Gabriele Maria Roschini, un Servo di Maria che è stato il fondatore della rivista Marianum (1939) e poi dell’omonima Facoltà Teologica (1950), e che è stato il grande collaboratore di Pio XII in quella che possiamo tranquillamente ritenere la grande epoca d’oro della mariologia e della devozione a Maria e che culminerà nel dogma dell’Assunta (1950), anche se poi proseguirà nel resto del pontificato di Pio XII.

Una figura straordinaria quella di padre Roschini, un riferimento indiscusso nel mondo della mariologia, autore di numerosissime pubblicazioni da cui appunto attingerò molto, anche se non esclusivamente; mi rifarò anche ad altri autori che hanno apportato un grande contributo alla mariologia, come padre Carlo Balić, padre Severino Ragazzini, padre Réginald Garrigou-Lagrange e tante altre figure. Vi anticipo un’altra particolarità. Ad esclusione di questa domenica, d’ora in avanti troverete i supplementi domenicali che andranno ad integrare le catechesi proprio sul tema della mariologia e del mistero mariano. Oggi è un’eccezione perché dovevo chiudere la sezione che abbiamo dedicato alla questione dell’orientamento liturgico, del mito delle “chiese domestiche”, eccetera.

Entriamo quindi nel vivo della nostra catechesi. Va chiarito subito che le fonti della mariologia sono le stesse fonti della teologia, cioè la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione, nella comprensione che si è sviluppata nella storia della Chiesa e che ci viene data, restituita principalmente dal magistero, in particolare dal magistero dei papi. Chiariamo subito un aspetto. Tutti sappiamo cosa sono le Sacre Scritture, ma l’importante è che noi ci accostiamo alle Scritture nel loro cosiddetto sensus plenior, cioè in quel senso più ampio, più completo che eccede il senso puramente storico e letterario; lo eccede ma non lo nega, non lo toglie, non lo calpesta, ma lo supera. Ecco perché noi possiamo affermare tranquillamente, alla luce di tutta la tradizione della Chiesa, ad esempio, che il racconto del passaggio del Mar Rosso ha un fondamento storico, bisogna comprenderne il senso letterale, ma questo è compreso nella sua pienezza solo alla luce della redenzione di Cristo e in particolare del battesimo, che è quell’applicazione che noi possiamo accostare tutti gli anni nel Triduo pasquale. Ora, questo tipo di approccio non è un’applicazione secondaria che alcuni autori, dottori, papi fanno sulla base di un’intuizione propria, quasi forzando il testo, quasi fosse un’allegoria esterna al testo (come dire “il testo è un’immagine che tutto sommato può aiutarci a capire il passaggio del Mar Rosso”), non è così: non è questo l’approccio del sensus plenior.

Il sensus plenior parte dall’assunto che le Sacre Scritture sono parola di Dio. L’autore principale delle Scritture è Dio stesso, come ci dice l’insegnamento della Chiesa: Dio si serve come cause secondarie, in tutte le loro piene facoltà, degli agiografi, cioè degli scrittori sacri. Ora, il fatto che le Scritture abbiano come autore principale Dio vuol dire che hanno lo stesso autore della storia umana e della creazione. Ritorniamo all’esempio dell’Esodo e del battesimo. I fatti dell’Esodo sono realmente accaduti in un certo modo, per cui è fondamentale scoprire il senso storico-letterale di quel testo; tuttavia, essendone Dio stesso l’autore principale, sono stati voluti, pensati come immagine di un altro passaggio, che è quello della Pasqua di Cristo e del battesimo dei cristiani. Dio non ha semplicemente ispirato un testo, ma è stato l’autore anche dei fatti storici che vengono narrati in questo testo; il che non vuol dire che non ci siano state delle cause libere secondarie, cioè gli uomini che concretamente hanno agito, come il faraone che ha indurito il suo cuore, Mosè che ha fatto la sua parte, eccetera: tutto questo permane, ma permane all’interno di quella grande “regia” di Dio stesso. E dunque realmente queste cose sono avvenute perché fossero figura di qualcos’altro che le doveva compiere nella loro pienezza. Quando dunque noi parliamo del sensus plenior cerchiamo, senza alcuna presunzione, di “metterci dalla parte di Dio” e capire quella visione che Dio ha avuto conducendo la storia in un certo modo: l’ha condotta in quel modo perché fosse figura di altro. E questo “altro” verso cui la storia converge è Gesù Cristo, è la nuova ed eterna Alleanza.

Quando parleremo delle Sacre Scritture e dei vari testi che costituiscono il fondamento dei vari dogmi, non dobbiamo pensare di trovare nelle Sacre Scritture la menzione del dogma dell’Immacolata Concezione. Non funziona così. Nelle Scritture, per esempio, non abbiamo neanche la definizione della Santissima Trinità. Vuol dire che noi ci accostiamo alle Scritture sapendo che esse realmente contengono gli sviluppi successivi dei dogmi che la Chiesa ha esplicitato, ma li contengono se noi sappiamo accostare le Scritture nella logica di questo sensus plenior, altrimenti non ci troviamo niente. Ed è la logica, la dinamica che troviamo nei Padri della Chiesa, nei Santi Dottori e in tutti quegli autori che hanno parlato di Maria e le hanno attribuito delle immagini, dei titoli, non perché fossero semplicemente innamorati della Madre di Dio, bensì alla luce di una conoscenza profonda e corretta delle Scritture, dalla quale potevano trarre quelle immagini e quei titoli che comprendevano essere l’anticipazione del mistero della Vergine Santissima. Lo vedremo, ma intanto è importante tenere a mente questo tipo di approccio, perché se approcciamo le Scritture cercando lì le definizioni dogmatiche si rimane con in mano poco o nulla. Invece le Scritture vanno accostate in questo modo, secondo il sensus plenior, e allora ci si apriranno degli orizzonti enormi sul mistero di Maria. Spero che pian piano riusciremo a vedere questo aspetto.

Quanto alla Sacra Tradizione il riferimento – che a volte sarà esplicito e altre implicito, perché, trattandosi di brevi catechesi, parleremo solo di alcuni Padri della Chiesa – sarà l’insegnamento dei Padri, dei Santi Dottori, della Sacra Liturgia nei suoi diversi riti, quindi la Liturgia latina, in particolare quella romana antica che ci è più familiare rispetto chiaramente alle liturgie orientali, a cui pure attingeremo. E tutto questo lo vedremo alla luce del magistero, come il magistero accosta, legge, comprende le due fonti della Rivelazione. Il magistero non è una fonte della Rivelazione, ma ne è il suo interprete autentico, illuminato, perché quello Spirito che ha ispirato gli scrittori sacri, che ha ispirato i Santi Padri, continua ad agire nella Sua Chiesa.

Necessariamente, vista la lunga premessa, dovremo suddividere questa catechesi in due. Iniziamo a vedere i principi fondamentali. Il principio base è un po’ la regola intorno a cui si sviluppa tutta la mariologia e su cui si fondano poi gli altri quattro principi che oggi inizieremo a introdurre, ed è questo: Maria va sempre considerata nella sua relazione con Dio e nella sua relazione con gli uomini. Nella sua relazione con Dio, la verità centrale è il fatto che ella è Madre di Dio; in relazione agli uomini, l’aspetto fondamentale è che ella è Madre degli uomini. Dunque, abbiamo una maternità divina e una maternità spirituale che la Madonna esercita sugli uomini, in particolare su coloro che sono in Cristo, tramite il battesimo e la fede. Questo è il principio base.

Poi abbiamo quattro altri principi importantissimi. I principi non sono dei contenuti di verità, ma sono delle linee guida, delle forme, che ci permettono di cogliere la verità, le verità relative a Maria Santissima. Il primo di questi quattro principi è il cosiddetto principio di singolarità. Che cosa vuol dire questo principio? Vuol dire che Maria, in virtù di questa sua speciale relazione con Dio che è data dalla divina maternità, cioè dall’essere Madre di Dio (vi rimando alla relativa catechesi), in virtù di questo mistero, appartiene a un ordine singolare, costituisce un ordine a parte rispetto a quello di tutti gli uomini, rispetto anche a tutti gli angeli. Il perché è evidente: nessun altro, tra gli uomini e gli angeli, è Madre di Dio, a nessuno è stata data questa vocazione, questa identità di generare l’umanità del Verbo. Dunque, il principio della divina maternità ci dice: Maria non è madre di un uomo ma è colei che ha dato la natura umana al Verbo; non c’è una persona umana in Gesù Cristo, c’è invece la persona del Verbo che assume la natura umana per mezzo della Vergine. E dunque, si dice tecnicamente che la maternità di Maria termina non all’umanità ma alla persona stessa del Verbo.

Dunque, capite che questa verità pone Maria in un ordine a parte, una verità dimenticata nel mondo cattolico e anche in buona parte del mondo teologico, ma è una verità che si basa su questo principio fondamentale della divina maternità. In virtù di questo principio possiamo dire che, essendo Maria appartenente a un ordine singolare, che è l’ordine ipostatico, avrà dei privilegi singolari, cioè ci saranno delle particolarità che competono solo a lei. Per capirci, pensiamo al concepimento di Maria, che è un concepimento singolare: nessun’altra creatura, neanche chi è stato santificato nel grembo (come Giovanni Battista), è stata concepita senza peccato. Pensate alla verginità singolare di Maria: nella storia sono esistite tante vergini, anche vergini perpetue, ma nessuna ha potuto conservare l’integrità verginale dopo il parto. Dunque, anche la verginità di Maria è singolare. Pensate all’esito singolare di Maria, cioè la sua assunzione al Cielo. Eccetera. Quindi il principio di singolarità ci dice che Maria ha dei privilegi che le competono singolarmente, in quanto ella appartiene a un ordine singolare che non è quello di tutti gli altri uomini, sebbene ella sia realmente un essere umano, una donna; ma è una donna elevata a un ordine che non è quello degli altri uomini, perché ha a che fare direttamente con l’unione ipostatica di Cristo, dunque appartiene all’ordine ipostatico. Questo non vuol dire che c’è l’unione ipostatica in lei: in Maria c’è una sola natura, quella umana: non ci sono una natura divina e una umana unite in una sola persona, come in Cristo. In lei c’è una natura umana, ma intimamente legata alla persona del Verbo grazie al fatto che il Verbo ha preso la sua natura umana, la carne, dalla Vergine Maria.

Il secondo principio è il principio di convenienza, il quale ci dice che si devono attribuire a Maria Santissima tutte quelle perfezioni che convengono alla sua dignità. E qual è la sua dignità? Lo abbiamo detto: la dignità di Madre di Dio e di Madre degli uomini. Dunque, tutte le perfezioni che convengono, che sono adeguate a questa dignità singolare della Madonna, si possono dire di Maria. Attenzione a un chiarimento. Questo principio non vuol dire che qualsiasi cosa Dio possa fare l’ha fatta in Maria Santissima: sarebbe una follia evidentemente applicare un principio del genere. Vuol dire invece che ciò che è realmente conveniente a questa dignità di Maria, allora Dio lo ha fatto. È evidente che la via sicura è quella di vedere cosa ha fatto Dio, perché ciò che Dio fa è sicuramente conveniente. Siamo abituati a questo modo di procedere: chi ha seguito tutte le Ore di dottrina sa che tante volte, a proposito dei misteri della vita di Cristo, abbiamo parlato della convenienza dei misteri, il che significa vedere quello che effettivamente Dio ha fatto, come testimoniano i Vangeli, e scorgerne la convenienza. Perché ciò che Dio fa è sicuramente conveniente, cioè degno della persona a cui si riferisce.

Per il contrario invece le cose si complicano un po’: rispetto a ciò che invece non riusciamo a capire se Dio lo abbia realmente fatto, come ci comportiamo? Ci sono alcuni principi che padre Roschini ci dà. Il primo è che sicuramente non può essere ritenuto conveniente ciò che contraddice la Rivelazione, perché Dio non può contraddire Sé stesso, non può aver fatto in Maria qualcosa che contraddice la Rivelazione. Il secondo è che non è conveniente ciò che è incompatibile con la condizione di Maria. Facciamo un esempio per capirci. Sapete che una delle proprietà degli angeli è l’agilità, cioè la possibilità di essere presenti in un luogo o in un altro in uno “schiocco di dita”, senza il moto locale. Questa è una caratteristica dell’angelo. Maria non è un angelo, quindi attribuire l’agilità angelica a Maria non è conveniente, perché non confà alla sua condizione di donna, di essere umano. Oppure, pensiamo alla contrizione dei peccati. La contrizione dei peccati è un dono meraviglioso, ma non si confà a Maria. Perché? Perché Maria non ha commesso alcun peccato, è stata concepita senza peccato e non ha mai commesso un peccato nella sua vita e dunque non è conveniente attribuirle la contrizione dei peccati. Semmai le si attribuirà un odio sommo al peccato. Dunque non una contrizione per i peccati compiuti, perché non ne ha compiuti, ma una contrizione nel senso di un’avversione per i peccati commessi dagli altri uomini. Quindi non è conveniente ciò che non si confà alla condizione di Maria.

Invece, quando possiamo percorrere la strada della convenienza legittima nella conoscenza dei misteri mariani? Quando attribuiamo qualcosa a Maria che è fondato su qualcosa che già conosciamo di lei, cioè che è legato intimamente a un aspetto che già conosciamo, perché ce lo dicono direttamente le Scritture o perché ce lo insegnano i dogmi, che dalle Scritture e dalla Tradizione traggono, mettono in luce ciò che lì è già presente magari in modo implicito. Dunque ciò che è fondato su ciò che già conosciamo di Maria apre la strada perché effettivamente si possa sostenere qualcosa che è attribuibile a Maria per convenienza. Ancora, è legittimamente conveniente ciò che è fondato nel modo ordinario di agire di Dio: cioè, un privilegio concesso da Dio a Maria che in qualche modo porti la “firma” del modo di agire di Dio nei confronti delle creature. Facciamo un esempio. È conforme al metodo che Dio ha quello di creare, di suscitare dei mediatori nel Mediatore, che è il Figlio di Dio. Pensiamo al sacerdozio: il sacerdozio è una mediazione, subordinata a Cristo e innestata in Cristo. E dunque è conveniente pensare che Maria sia Mediatrice perché il suscitare delle mediazioni è, potremmo dire, nello stile di Dio. Ed è qualcosa, in questo caso, che è fondato su ciò che già conosciamo di Maria, per esempio la divina maternità, dove la Madonna media l’Incarnazione del Verbo. Sicuramente poi questa mediazione non è contraria alla Rivelazione e sicuramente non è contraria alla condizione di Maria. Ecco dunque che abbiamo già degli elementi che ci dicono che si può usare il principio di convenienza.

I prossimi due principi li vedremo la prossima volta, ma intanto precisiamo che i principi di singolarità e di convenienza e gli altri due che vedremo, di eminenza e di analogia con Cristo, sono come dei fasci che convergono. Cioè, quando tutti e quattro convergono in modo efficace ecco che abbiamo non la prova di evidenza matematica, ma degli elementi forti, importanti, che ci dicono che quella determinata attribuzione a Maria è certa. Quindi tutti e quattro i principi devono entrare in gioco, non solo uno dei quattro. Vedete che c’è tanta carne al fuoco. La prossima volta ci fermiamo sugli altri due principi e poi vedrete come questi principi torneranno nelle Ore di dottrina successive. Sono un po’ come gli strumenti che utilizzeremo, quindi è positivo cominciare a familiarizzare con essi.



Ora di dottrina / 189 – Il video

I principi della mariologia

21_12_2025 Luisella Scrosati

Le fonti della mariologia: la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione. Il magistero e l’importanza del sensus plenior nell’approccio alla Bibbia. Il principio base per accostarsi ai misteri di Maria: la sua realtà di Madre di Dio e Madre degli uomini. Principio di singolarità e principio di convenienza.

Ora di dottrina / 189 – Il supplemento

Addolorata e Corredentrice, il mistero di Maria spiegato da Schuster

21_12_2025 Luisella Scrosati

Il beato Alfredo Ildefonso Schuster ha scritto diversi testi su Maria quale Corredentrice, spiegando che questa verità è radicata nella Bibbia, nella liturgia e nella pietà popolare, espressa in devozioni come il Rosario e la Madonna dei Dolori.

Ora di dottrina / 152 – La trascrizione

La Madre di Dio – Il testo del video

23_02_2025 Luisella Scrosati

In ragione delle sue due nature, divina e umana, per Cristo è corretto parlare di due nascite, una come generazione eterna dal Padre e l’altra, nella carne, dal seno di Maria. Che è realmente Madre di Dio, in virtù dell’unione ipostatica. Nascita di Cristo nel luogo e nel tempo: Betlemme e il 25 dicembre, le ragioni di convenienza.