Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Zita a cura di Ermes Dovico
CONVEGNO

Gesù, nostro contemporaneo

Il convegno promosso dal Progetto culturale della Cei è un'occasione
per ricomprendere in che modo Dio
ci raggiunge oggi.

Attualità 09_02_2012
Gesù contemporaneo
A due anni dal convegno Con Dio o senza Dio tutto cambia, il Comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana propone a Roma, dal 9 all' 11 febbraio, un nuovo incontro internazionale sul tema Gesù nostro contemporaneo.


Gesù, il passato non basta. Non basta sapere dove è nato, cosa ha fatto, come è morto. Non basta riconoscerlo risorto e salito al cielo, che pure è il compimento della fede cristiana. Oggi è quasi superato il pregiudizio, storico o ideologico, che mette in dubbio gli elementi fondamentali della storia di Cristo e contesta l’attendibilità dei racconti evangelici: la storia è storia e i documenti sono documenti; le testimonianze su Cristo sono assai più dirette e abbondanti che non quelle su qualsiasi altro personaggio dell’antichità. Ma anche l’attendibilità storica non basta. Non basta a noi e non è sufficiente a manifestare l’intera fisionomia di Gesù. Mentre vivo, incontro, amo, lavoro, soffro, spero, attendo, non mi soccorre e non mi sostiene un avvenimento del passato, una buona memoria di una storia finita.

Giovanni e Andrea che sul greto del fiume hanno posto i passi dietro a lui e poi sulla riva del lago sono stati chiamati dalla sua voce insieme con i fratelli Giacomo e Pietro, si son visti davanti un uomo vivo, presente, così come la gente che nella sinagoga si è stupita dellasua parola autorevole. Noi non siamo da meno, e non possiamo accontentarci del fiato flebile del ricordo; non ci cattura quello che altri hanno vissuto. Noi cerchiamo «una mano che ce lo porge ora, un volto che viene avanti ora, del sangue che scorre ora, una risurrezione che avviene ora». Come?

Invece che i capelli che volano al vento sulla riva o la voce che dalla barca di Pietro raggiunge la folla sulla spiaggia; invece che la sua bocca che si apre e si chiude, e i gesti agili di un uomo giovane, noi lo cerchiamo oggi nelle presenze umane, lo ascoltiamo nella voce della donna coreana che canta Et incarnatus est dalla Messa di Mozart, e lo abbraccia nei gesti che accompagnano ogni nota. Questo Gesù arriva a noi nella carità dei fratelli vicini in una misericordiosa amicizia, nel nuovo annuncio che fa ancora vibrare e commuovere il cuore. Egli è ancora intensamente vicino, come accanto a Maria la Madre e all’altra Maria la peccatrice, accanto a Pietro e a tavola con Zacchèo, vicino ai lebbrosi e severo con gli scribi. «Il suo corpo, il suo medesimo corpo; il suo sangue, il suo medesimo sangue. Egli è qui. È qui come il primo giorno… Una parrocchia ha brillato di uno splendore eterno. Ma tutte le parrocchie brillano eternamente, perché in tutte le parrocchie c’è il corpo di Gesù Cristo». Le parole di Charles Péguy descrivono l’esperienza di noi, uomini d’oggi che incontriamo il Signore, nostro contemporaneo.