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LOLLOBRIGIDA

Etnia non è una parolaccia. E difenderla è legittimo

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Ancora polemica sulle parole del ministro Lollobrigida, perché ha parlato di necessità di difendere l'etnia italiana. Ma "etnia" non è una parolaccia, è la definizione di un popolo che mischia elementi naturali e culturali. Usata per gli altri popoli (come "negozio etnico") non è un insulto. Ma per gli italiani...

Editoriali 13_05_2023
Francesco Lollobrigida

Sulla parola “etnia”, adoperata dal ministro Lollobrigida agli Stati Generali della Natalità, sono volate parole grosse: razzismo, nazismo, suprematismo bianco … ma non ce n’era bisogno, perché su questo argomento le cose sono molto semplici, sapendo adoperare il buon senso.

Nelle nostre città, e ormai anche nei nostri paesi e paesini, ci sono diversi ristoranti e negozi di oggettistica e di gioielli “etnici”, chiamati così da tutti senza che nessuno vi veda una incitazione al razzismo. Quando si adoperano espressioni come “cibo etnico” oppure “artigianato etnico” cosa si vuole significare? Si vuol dire che si tratta di prodotti espressione di una popolazione che vive in una certa regione del pianeta e, assieme ad alcuni tratti somatici comuni o simili, condivide anche una cultura, una storia, un senso bel bello o dell’utile, una religione, come espressioni di un gruppo etnico.

Nel concetto di etnia c’è una dimensione naturale e fisica in quanto si fa riferimento ad un popolo che abita in un certo ambiente geografico e condivide alcuni elementi corporei, ma soprattutto si fa riferimento all’altra dimensione, quella storica e culturale. Quando si va all’estero e si vedono gruppi di turisti italiani si capisce subito, prima ancora di sentirli parlare, che sono italiani, per i tratti fisici, per come sono vestiti e da come si relazionano tra loro, e quando poi parlano allora è finita: sono italiani! Il significato del concetto di etnia è simile a quello di nazione. Le nazioni hanno sia una base naturale che una storica: possiedono una certa identità, di cui sono consapevoli, che consiste in elementi materiali e immateriali sedimentati e intrecciati tra loro lungo il tempo.

Vista così, l’etnia non sembra niente di malvagio, anzi appare una cosa naturale, nel senso che appartiene alla natura dell’uomo vivere anche questa dimensione della vita sociale, che nulla toglie alla dimensione della comune appartenenza al genere umano. È sbagliato negare o combattere le etnie vietando perfino di adoperare il termine e considerandole dei pericoli per l’unità dell’intera umanità. In parallelo, non è infondato pensare che chi lotta contro le etnie accusandole di razzismo e di nazismo lo faccia per marmellatizzare le persone in una comunità mondiale indistinta e, quindi, manovrabile.

Il concetto di sostituzione etnica è realistico o è ideologico? Anche qui andiamo con il buon senso. Molti studiosi da tempo prevedono che attorno al 2050 le popolazioni autoctone dell’Olanda saranno in minoranza rispetto alle altre etnie. Non mi sembra segno di razzismo dire che in questo caso si tratterebbe di una sostituzione etnica. Ma no, dirà qualcuno, è scorretto e offensivo chiamarla così perché si tratta pur sempre di cittadini olandesi e quindi si tratterà comunque di Olanda. Questo è vero, ma bisogna fare una distinzione molto importante. La cittadinanza, in un primo senso e come una patente che lo Stato dà ai cittadini che presentino alcune caratteristiche da esso stesso definite. Questa è però solo la cittadinanza formale, procedurale, istituzionale, giuridica o che dir si voglia. Al di sotto c’è un’altra cittadinanza che possiamo chiamare naturale e che si nutre di quanto abbiamo visto sopra sulla etnia. Non si può quindi escludere che tra un certo tempo più o meno lungo l’etnia, che, come si diceva, è un elemento naturale nel senso di connaturato con la persona, si riduca a minoranza rispetto ad una qualche altra identità di popolo. A quel punto ci sarebbe ancora l’Italia, ci sarebbero ancora i cittadini italiani nel senso formale del termine, ma non ci sarebbero più gli italiani con una certa identità.

Eccoci allora arrivati alla domanda più spinosa: è lecito o perfino doveroso che l’autorità politica valuti questo possibile pericolo e cerchi di difendere la propria nazione e di garantire alla propria etnia un futuro, per quanto riguarda la sua identità naturale, storica e culturale? Io credo di sì. Un campo molto collegato con questi temi è quello delle immigrazioni. Giovanni Paolo II aveva detto che le immigrazioni dovrebbero essere governate anche con il criterio di salvaguardare l’identità del popolo che accoglie. E questa identità è appunto l’etnia. Lo stesso criterio credo si possa attuare nel campo della natalità, con lo scopo di incentivare le nuove nascite in famiglie italiane finché esse sono ancora la maggioranza, cercando di prevenire il “sorpasso” nelle prossime generazioni.

Come si vede, i paroloni pronunciati soprattutto dalla cultura di sinistra sono strumentali. Piuttosto, il problema vero è un altro. Sbaglierebbe alla grande il governo a pensare che possano essere sufficienti incentivi materiali, mentre il Paese è infestato da una cultura della morte e del consumismo sessuale dilagante. Se la maggioranza conferma l’aborto, distribuisce a carico dello Stato la contraccezione “di emergenza”, non pone freno alla ludificazione sterilizzante della sessualità, non incentiva un'educazione alla famiglia e al matrimonio veri …. come potrà pensare di avere le carte in regola per frenare l’inverno demografico? Bene detassare gli sposati e tassare i single. Però non basterà.